"Potevi anche farmi passare da casa per cambiarmi." borbottò Jimin. Erano nel taxi e si dirigevano al ristorante. Erano a metà strada. Era buio ormai, e le luci della città illuminavano le strade e offuscavano le stelle. Jimin guardò fuori dal finestrino: gli sarebbe piaciuto vedere un cielo completamente stellato, come si vedevano nei luoghi di campagna.
Yoongi scosse la testa. "Stai benissimo così."
Jimin gli fece il verso.
"Se ti avessi lasciato andare a casa avresti anche preso i soldi del conto. Ho evitato il rischio." continuò Yoongi, che rimase con lo sguardo fisso su una donna che prendeva il suo bambino in lacrime dal passeggino.
Jimins buffò. "Pensi proprio a tutto."
"Ti so leggere nel pensiero."
"Se lo facessi davvero avresti saputo che non ti avrei giudicato per le sigarette."
"Stamattina non vale. Ho imparato a leggerti nel pensiero esattamente..." guardò l'orologio che aveva al polso. "Un'ora e mezza fa."
Era quello il tempo passato dalla discussione in salotto in cui Yoongi aveva insistito a portare Jimin a cena fuori per allontanarlo dalla madre. Avevano aspettato un po' prima di uscire, perché era troppo presto per cenare. Avevano aspettato un taxi un po' più lontano da casa di Yoongi. Jimin aveva chiesto al tassista di passare da casa sua, ma Yoongi disse che se non l'avesse fatto lo avrebbe pagato di più. Jimin non poteva ribattere: non aveva abbastanza soldi per dire che gli avrebbe dato di più. E aveva tenuto il broncio.
"E a cosa sto pensando adesso, sentiamo?" lo sfidò Jimin.
Yoongi si portò una mano sul mento e alzò lo sguardo. "A quanto sono bello." rispose. "Oh, ma questo lo fai sempre. Intendi più nel dettaglio?"
Jimin rise e gli diede un pugno giocoso sul braccio. "Non pensavo a questo, mi dispiace. Sei un falso veggente." lo rimproverò.
"Non puoi dire questo. Io so per certo che lo stavi pensando, l'hai proprio scritto in fronte." disse Yoongi passandogli un dito sulla fronte.
"Ora non sai neanche leggere." borbottò Jimin.
Il taxi si fermò davanti al ristorante. I due ragazzi scesero dal veicolo e Yoongi pagò. Entrarono al ristorante. Jimin volle subito uscire. Erano vestiti tutti bene, in modo elegante, e lui indossava un paio di pantaloni neri e una felpa rossa. Guardò Yoongi a disagio.
"Yoongi, guarda! I miei vestiti non sono adatti." farfugliò.
"Sembri sull'orlo di un pianto isterico." disse Yoongi avvicinandosi a un cameriere per chiedergli un tavolo per due. Gliene indicò uno infondo alla sala.
"Non sono sull'orlo di un pianto isterico." borbottò Jimin.
"Neanche io ho i vestiti adatti." disse Yoongi. Lui indossava una maglietta nera strappata alle estremità e i pantaloni del medesimo colore. "Sembra che stia per andare a un concerto di rock'n roll."
"E sembra che io stia per andare a lezione di danza. Di solito ci vado più o meno così, ma con i pantaloni di tuta."
Si sedettero al tavolo, l'uno di fronte all'altro.
"Dovresti portarmi a vederti ballare, qualche volta." disse Yoongi prendendo il menu posato sul tavolo.
Jimin arrossì. "D-dici davvero? Verresti?"
Yoongi annuì. "Sono curioso di vederti ballare."
Jimin sorrise. "D'accordo." si grattò la nuca. "Potresti venire a vedermi in sala prove domani. Che ne dici?"
STAI LEGGENDO
I Am Another Yourself || YoonMin
FanfictionIn una piccola scuola superiore di Daegu, Min Yoongi è un ragazzo timido e introverso che si limita a guardare la vita scorrergli davanti da lontano, come se lui non facesse parte di essa. Osserva gli altri come se vivesse attraverso loro. Non ha am...