20. Auditions

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Jimin si alzò su un gomito e con l'altro braccio si strofinò un occhio. Il braccio di Yoongi, che era addormentato, gli cingeva ancora il fianco. Il telefono squillava insistentemente su uno dei comodini. Allungò una mano per afferrarlo: era sua madre. Si portò una mano fra i capelli: aveva completamente dimenticato di chiamarla una volta arrivato a Seul. Ed era stata la cosa che gli aveva raccomandato almeno dieci volte in un minuto prima di partire. Guardò l'ora. Erano le quattro, significava che erano passate sei ore dal loro arrivo nella nuova città.

"Hei, mamma." disse Jimin, con il tono di voce assonnato. "So che avrei dovuto chiamarti e che adesso sarei arrabbiata a morte con me ma devi sapere che...."

"Stavo per venirvi a cercare a Seul!" esclamò la donna. "Pensavo che vi fosse successo qualcosa di brutto. Non vi siete proprio fatti sentire. Non avete risposto a nessuno. Si può sapere che stavate facendo?!"

Jimin arrossì. "Quando siamo arrivati a casa abbiamo dato una sistemata e ci siamo addormentati. Eravamo stanchi, sai..." Sentì Yoongi ridere alle sue spalle.

Dopo quella frase, Haejung cominciò a fargli domande di tutti i tipi: com'era la casa, come ci erano arrivati, com'era Seul, cosa avevano in programma di fare nei futuri giorni, come si sentiva riguardo alle audizioni, quando dovesse iniziare Yoongi a lavoro....

"Mamma, abbiamo ancora un po' di cose da riordinare." disse Jimin, stanco delle domande, ad un certo punto. "Ti chiamo stasera, d'accordo? Dai un bacio a tutti da parte mia."

Il ragazzo lanciò il telefono sul bordo del letto e, con uno sbuffo, si sdraiò di nuovo. Yoongi poggiò la testa sulla sua spalla e rise. "Sto ancora pensando al «si può sapere cosa stavate facendo?»"

"Ti prego, non me lo ricordare." fece Jimin cercando di non ridere. Sbadigliò e, con l'altra mano, accarezzò i capelli dell'altro ragazzo. "Credo che dovremmo davvero disfare i bagagli adesso."

"Altri cinque minuti." farfugliò Yoongi.

Jimin sospirò. "Che altri cinque minuti siano." E si accoccolò di nuovo fra le braccia di Yoongi.

Quei cinque minuti si trasformarono poi in due ore. Yoongi si risvegliò a causa della fame. Quando si svegliò, Jimin era ancora accoccolato fra le sue braccia e dormiva con la pace di un angelo. Sorrise: era quello che avrebbe visto ogni mattina. Quel ragazzo timido che si imbarazzava facilmente, che nascondeva tanta forza che dimostrava solo nella danza, sarebbe stato con lui ogni giorno.

Era felice.

In quel momento poté sentire sulle labbra il sapore della felicità. Ne vide il colore, che era la sfumatura di rosa dei suoi capelli. Ne sentì l'odore, che era quello della sua pelle. Per lui, la felicità era quello.

Facendo piano per non svegliarlo, si alzò dal letto. Sbadigliò e si stiracchiò. Si avvicinò alla valigia per prendere i vestiti puliti e l'asciugamano, quindi andò in bagno a fare una doccia.

L'acqua calda ebbe su di lui lo stesso effetto della sua canzone preferita. Rilassò i suoi nervi, portò via i suoi pensieri, esisteva solo la sensazione dell'acqua sulla pelle. Era una delle sue sensazioni preferite, quella dell'acqua calda.

Uscito dalla doccia e rivestitosi, cominciò a sistemare i suoi vestiti nell'armadio e nei cassetti. Lasciò un po' di spazio per le cose di Jimin, anche se sapeva già che avrebbe trovato spesso il ragazzo con le sue felpe, che gli stavano grandi e gli piacevano. Dopo che Jimin ebbe preso quell'abitudine, Yoongi aveva cominciato a chiedersi se comprasse le felpe larghe per sé stesso o per lui.

Dopo circa mezz'ora cominciò a preparare la cena. Mentre cucinava sentì qualcuno abbracciarlo da dietro. Era Jimin, che aveva poggiato il mento sulla sua spalla. Come previsto, indossava una delle sue felpe larghe. Yoongi non lo aveva neanche sentito alzarsi.

I Am Another Yourself || YoonMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora