16. Problem Child

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Mentre Yoongi camminava a passo spedito verso la casa di Jimin, aveva cominciato a piovere. Yoongi si strinse nel suo giubbotto nero, le mani nelle tasche, una sciarpa viola che lo copriva fin sopra la bocca. Non gli importava dell'improvviso calo di temperatura o del fatto che non avesse portato né un cappello né l'ombrello con sé, avrebbe affrontato qualsiasi cosa pur di andare incontro a Jimin. Forse anche lui in quel momento stava avendo paura della tempesta e voleva essere rassicurato. Forse stava piangendo nella sua stanza, al buio, o forse stava semplicemente dormendo. L'avrebbe svegliato, in quel caso? O sarebbe rimasto lì ad aspettarlo fino al mattino dopo? Non importava, in quel momento. Doveva solo raggiungerlo. Essergli più vicino possibile.

Era arrivato proprio di fronte casa di Jimin. Alzò lo sguardo verso la finestra della sua stanza. La luce era spenta, e non c'era nessun bagliore all'interno, neanche piccolo.

Si avvicinò alla porta e nel momento in cui alzò una mano per poggiarla sul quel legno dipinto di bianco, essa si aprì. Yoongi vide subito un viso pallido a contrasto con dei capelli neri, che uscivano da un cappellino azzurro con fantasie nere e un pon-pon bianco sulla punta. Quel viso alzò lo sguardo.

"Hyung..." mormorò Jimin. La voce flebile, le labbra, le sue bellissime labbra, schiuse per la sorpresa. Yoongi vide i suoi occhi riempirsi di lacrime mentre la pioggia cominciava a bagnargli il viso.

E sentì le lacrime riempire anche i suoi, di occhi. Anche lui voleva raggiungerlo? Anche lui aveva deciso di affrontare la notte e la pioggia per stargli vicino? Non riusciva a dire una parola.

Jimin si chiuse la porta alle spalle. "Cosa ci fai qui?" chiese a Yoongi, trattenendo le lacrime. La sua voce tremava.

"E tu dove stavi andando?" gli chiese Yoongi. Non piangere costava anche a lui un grande sforzo. Doveva essere forte, non doveva più piangere davanti a Jimin. Solo la pioggia avrebbe bagnato le sue guance, quella notte.

Jimin fece un sorriso sarcastico e abbassò lo sguardo. "Puoi immaginare la risposta, non credi?" a quel punto una lacrima gli rigò la guancia. Si affrettò ad asciugarla con i suoi guanti neri e rialzò lo sguardo. "Non è ovvio che l'unico motivo che mi spinge ad affrontare la pioggia nel bel mezzo della notte sia tu, hyung?"

Yoongi, a quella frase, non riuscì più a trattenere le lacrime. Nessuno, per tutti quegli anni che aveva vissuto a vuoto, era mai riuscito a toccargli il cuore in quel modo. Nessuno lo aveva mai fatto sentire così. Mai nessuno era stato come Jimin, né lo sarebbe mai stato. "Jimin, perdonami, io..."

"Perché mi stai chiedendo scusa, hyung? Sono io quello che deve farlo." fece Jimin. Anche lui ricominciò a piangere. "Hai ragione, ho sbagliato. Avrei dovuto rifletterci. Avrei dovuto sapere che andare lì era sbagliato. Non solo ho fatto del male a me stesso, ma anche a te. Ed è la cosa peggiore che potessi mai fare. Quello che mi ero ripromesso di non fare mai."

"Ho avuto paura, Jimin. E ho alzato la voce con te, anche se avevi ancora più paura di me." Yoongi si strofinò gli occhi con le dita fredde e scoperte. Quella sciarpa non gli bastava più per proteggersi dal freddo, e aveva cominciato a tremare. Jimin se ne accorse.

Un fulmine in lontananza illuminò i loro pallidi visi dipinti dalla tempera trasparente delle lacrime. Jimin si spinse in avanti e prese la mano di Yoongi, fredda e arrossata per il freddo, e lo trascinò vicino la porta di casa sua. La aprì più velocemente che poté e lo fece entrare. In silenzio, lo condusse nella sua stanza.

Yoongi si tolse il giubbotto mentre Jimin gli prendeva una sciarpa, una vestaglia e un paio di guanti asciutti. Il più piccolo gli si avvicinò e glieli porse. Si era tolto il cappello e i suoi capelli erano arruffati. Yoongi ebbe voglia di passare la mano fra di essi. Indossò i guanti. Si sedette sul letto di Jimin, con lo sguardo basso. Quest'ultimo si mise davanti a lui, si piegò sulle ginocchia e gli prese le mani.

I Am Another Yourself || YoonMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora