29. Reunion

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"Andiamocene."

Era stata solo una la parola detta da Yoongi dopo aver visto Hoseok che svoltava l'angolo dopo averli visti. Aveva preso Jimin per il polso e aveva cercato di trascinarlo via, mentre il più piccolo cercava di dimenarsi per andare dal suo amico, perché voleva continuare ad aiutarlo. Ma Yoongi era stanco di quella situazione: era stanco di vedere Jimin che continuava a preoccuparsi e Hoseok che se ne fregava di lui, che continuava a trattarlo male e incolparlo di cose che non aveva fatto.

"Hyung, dai, proverò a farlo ragionare per l'ultima volta. Solo una possibilità, l'ultima." insistette Jimin. E non mentiva: sarebbe stata l'ultima in cui lo avrebbe rincorso.

"Lascia che gli parli io, allora. Tu sei troppo buono, non saresti capace di dirgli le cose che si merita." disse Yoongi cominciando a fare strada dove Hoseok era andato poco prima.

"Hyung, non...." farfugliò Jimin, che gli teneva la mano mentre camminavano spediti.

Yoongi fermò i suoi passi e si girò verso Jimin. "Ascolta Jimin, ha fatto soffrire abbastanza sia te che me. Sai che di me non mi importa nulla, quello che mi dà fastidio è il modo in cui tratta te. Mi sono stancato e voglio dirgliene quattro, d'accordo? Adesso basta. Non possiamo andare dietro a chi non farebbe lo stesso per te."

Jimin si sentì come se fosse un vetro e quelle parole fossero sassi che lo rompevano. Yoongi aveva ragione, non poteva negarlo. Non voleva credere che Hoseok ormai non tenesse più a lui, che non farebbe lo stesso che stava facendo lui. Non voleva crederci, una realtà del genere gli faceva paura.

Arrivarono davanti alla stanza di Hoseok. Yoongi bussò forte.

"Apri questa dannata porta, Hoseok!" urlò Yoongi. Passarono degli infermieri accanto a loro che lo rimproverarono, perché non poteva urlare così ai pazienti, e l'ora delle visite non era ancora iniziata. In tutta risposta, Yoongi aveva chiesto loro di non intromettersi - aveva deciso di essere più gentile che potesse per non essere cacciato - e aveva continuato a bussare alla porta di Hoseok.

La porta si aprì di scatto. "Cosa vuoi, Yoongi?" rispose Hoseok, con la voce avvelenata dalla stanchezza. Non la stanchezza fisica collegata alla fatica, ma l'essere stanchi di una situazione, arrabbiati, un po' la stessa rabbia di Yoongi, ma vista in modo diverso. Da un altro punto di vista.

"Voglio che tu dia una spiegazione ai tuoi comportamenti. E no, non ti permetterò che per giustificarti tu continui a urlare contro Jimin dicendogli che è colpa sua, dicendogli che questo è quello che ha voluto lui, perché non è vero. Lui non c'entra nulla, ed è meglio che tu lo lasci fuori. Ti ci sei cacciato tu qua, tu."

Hoseok non rispose. Fece un sorriso amaro, triste, abbassò lo sguardo e poi lo rialzò su Jimin. Guardò Yoongi per un attimo, poi di nuovo Jimin. I loro sguardi erano inchiodati l'uno all'altro. "Hai ragione. Non è colpa di Jimin. Nessuno di voi due ha la colpa. Sono stato io."

Yoongi chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Riaprì gli occhi. Jimin gli strinse la mano e guardò Hoseok, che non distoglieva lo sguardo da lui.

"Finalmente l'hai capito." la voce di Yoongi era calma e bassa. Seria quasi come non lo era mai stata. Perché Hoseok aveva sempre dovuto incolpare gli altri e non sé stesso? Adesso che sapeva che Hoseok si era resoconto dei suoi errori si sentiva meglio. Almeno avrebbe smesso di fare del male a Jimin e avrebbe lavorato solo su sé stesso.

"Sì, l'ho capito. È per questo che non voglio vedervi adesso. Voglio stare da solo e punirmi. Per tutto quello che ho fatto, devo punirmi. Non ho bisogno che lo facciano gli altri. Le punizioni inflitte da sé stessi sono le più dure, ed è quello che merito io adesso. Perché vi ho fatto male, e mi dispiace. Ma adesso dovete andarvene."

I Am Another Yourself || YoonMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora