11.Rose o sangue?

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Ayara pensava che la cosa fosse ridicola.
La cosa più ridicola che le fosse mai capitato di fare.

E di sicuro anche Renesme la pensava così, a giudicare dalla sua espressione stizzita.
Eppure si erano consultate attentamente in un silenzioso dibattito di sguardi.

Methis sembrava sapere cosa ci facessero lí.
Qualunque altro vecchio al cospetto di due giovani ragazze con delle armi in casa avrebbe chiamato aiuto.
Ma se sei uno dei maggiori componenti del regime a conoscenza del fatto che ci siano molte organizzazioni di assassini che ti vogliono far fuori e due degli assassini più ricercati del paese si presentano al tuo cospetto é tutta un'altra storia.
Come minimo avrebbe dovuto tentare subito di ucciderle preso dal panico.

Eppure Methis non si era scomposto. Aveva continuato per mezz'ora a invitarle a prendere un thé con lui e riposarsi dal lungo viaggio.
Che fossero dei gesti di pentimento per quello che aveva fatto?
O stava semplicemente architettando qualcosa?

Aveva minacciato, corrotto, aperto traffici illeciti in tutta Mordath, e adesso offriva un thé a due sconosciute?
Non potevano esserne certe.
Non dovevano.

La pietà non era qualcosa che si addiceva a un assassino.
Ma il rispetto per il pentimento si.

Oppure stava nascondendo qualcosa.
Era molto più probabile, ma non potevano saperlo.

Così, nel loro breve discorso tra sguardi, le due assassine stavano decidendo cosa fare.
In ogni caso, l'avrebbero ucciso.
Ma dovevano seguirlo. Non potevano agire in fretta.
Gli avrebbero concesso il loro rispetto, oppure avrebbero guadagnato tempo per capire i suoi piani, a seconda della situazione.

Ayara non mutó espressione, ma declinóleggermente la testa.
"Andiamo."

Renesme, a sua volta, scosse fortemente la testa, i chakra ancora puntati verso l'ometto che saettarono per un istante verso di lui.
"Facciamola finita."

Ayara la fissó intensamente e alzó le spalle.
"Cosa cambia un thé?"
Sussurró.

Renesme la guardó per un istante fuori controllo, rabbiosa.

"Il nostro compito non è far soffrire prima di uccidere, é uccidere e basta."
Cercó di convincerla.

"Ahahah!! Non è far soffrire? Ma a noi piace così tanto!"
Sentì ridacchiare Mal.
Si sentí gelare il sangue e un forte brivido le corse giù per la schiena.

Ayara ritornó a insistere ,e, dopo molti minuti ed espressioni curiose che Methis aveva dipinte sul volto esaurite, sostituite da impazienza, Renesme si arrese, gli occhi ancora ciechi dalla rabbia.

E così in quel momento si ritrovavano, entrambe stizzite, sebbene si trattasse dell'onore di un assassino rispettare le ultime volontà della vittima (solo se questa si fosse dimostrata accondiscente), sedute attorno a un elegante tavolino di legno intarsiato, davanti a loro delle tazzine di porcellana fumanti e uno strano ometto anche troppo sorridente.

Renesme non si azzardava nemmeno a odorare il contenuto della sua tazzina.
Ayara invece l'aveva già fatto, ma era un odore molto strano, indefinibile.
Non pericoloso, certo, non vi era veleno, ne era sicurissima, eppure qualcosa le suggeriva di aspettare che fosse il vecchio a cominciare.
Eppure non cominciava.

Stava lì, tranquillo, a chiacchierare del più e del meno.
Aveva perfino elogiato i chakra di Renesme.

"Bellissime armi i chakra, o chakram, lei venera Vishnu? La maggior parte della gente che possiede queste armi si, ma certo dipende da ogni persona."

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