15.Tutto inizia da noi

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Una festa, aveva detto Celia.

Le sue parole e quelle di Renesme al mattino dopo la scappatella rimbombarono nella testa di Aya, ora che era sera e che si trovava davanti al portone della sala comune.

"Hanno insistito tanto"

"Come dove?!"

"Dove vuoi che sia? Alla sede del Regime, guarda."

"Non si vede una festa all'organizzazione dai tempi di Lalam!"

"Tsk, la chiameremo festa per convenienza. Non é nulla di che, ho dato il permesso a patto di non fare troppo casino e organizzare una cosa semplice"

"Del tipo?"

"Del tipo un the, biscotti e via a dormire."

Quella non era a fatto una cosa del tipo un the, biscotti e via a dormire.
Quella sembrava un esplosione.
La prima cosa che Ayara notó furono i colori.

Tanti colori, ovunque, che trasformavano il grigio delle armi, il bianco delle carte e il marrone degli stivali, delle borracce vuote dopo giorni di missioni e dei boccali di birra dell'organizzazione in meri ricordi, seppur sempre presenti fino a quel giorno.
Sembrava di essere in un carnevale.

Poi le urla, le grida, i richiami, le risate, le lamentele, i piedi che sbattevano al ritmo della musica sui tavoli, il rumore delle bottiglie spaccate per terra, sulla testa di qualcuno.

La musica.
Ah la musica. Musica, musica, tanta musica.
Come mai ne aveva sentita;
ora che ci pensava...Quando era stata l'ultima volta in cui aveva ascoltato una canzone senza dover pensare alla missione, alla sua spada, al sangue?
Forse risaliva ai tempi del bacio della buonanotte, tempi che preferiva non ricordare, perché per quanto non volesse, le ricordavano solo dolore ormai.
C'era talmente tanta allegria in quella sala, che si sentí quasi fuori posto.

Certo, la sala comune era spesso allegra, ma di quell'allegria che durava qualche momento per persona, e poi scompariva lasciando traccia alle risse serali tra mercenari che tornavano stanchi, nervosi dalle missioni, oppure quelli che si spaccavano bottiglie in testa giusto per passare il tempo,come quei cretini di Eillem e Augus che lo stavamo facendo il quel preciso momento.
Appena il centinaio di persone nella sala sentì l'urlo di rabbia di Celia tutto si fermò per un istante.

"COSA DIAVOLO STATE COMBINANDO, COMBRICCOLA DI DEFICIENTI?!!? ANDATE A FARVI AMMAZZARE E NON TORNATE PIÙ!! IO.. IO...IO!"

Celia ansimava, e si teneva appoggiata alla ringhiera di una scala li accanto.
Si sentí il sussurro di Kris che le dava leggere pacche sulla spalla.

"Ti preoccupi troppo Celia, sai che ogni tanto un po' di baldoria non fa male, e non hai più l'età per queste cose."

Celia si era appena calmata che sbraitó di nuovo, scossa da tremiti.

"COSA HAI DETTO? COSA.. I 49 ME LI PORTO BENISSIMO, RIPETILO, AVANTI, RIPETILO E VEDIAMO COSA-"

Mentre si scostava, Ayara e Renesme entrarono nella visuale dell'intera sala.

"AYAAAAA!! VENITE QUI, DA BRAVE, UNA BOTTE DI BIRRA A TESTA!!" Urló Pip, il barista.

E la sala esplose di nuovo, scordandosi di Celia, che continuava a urlare qualcosa.
Ben presto furono circondate da quasi metà delle gente nella sala, con due botti di birra dall'aria molto impegnativa.

Il riflesso della vittoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora