01.(Extra)Past

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~Novembre,804 A.C.
Bassifondi di Dartha.

-MANCO SCANNATA.

-Faró finta di non aver sentito.
Non farmi pentire di averti preso con noi nell'era più buia di tutta Mordath Mocciosetta, tu verrai.

-TI HO DETTO MANCO SCANNATA.

-RIPETI QUELLO CHE HAI DETTO MOCCIOSA, VEDIAMO SE HAI IL CORAGGIO.

La piccola elfa guardò con esitazione la donna scorbutica davanti a lei, ma subito dopo si raddrizzó.

-Tu mi hai detto che ho 12 anni, l'età per cominciare ad esplorare gli ambienti più pericolosi ma adatti a fare soldi. Io ti ho detto ''manco scannata" e te non hai sentito continuando a insistere.

-e...?

-e allora io ti ho ridetto "manco scannata" perché sei dura di orecchie.
Le voló sopra la testa un righello, e subito dopo un tagliacarte che schivó prontamente, affrettandosi verso la porta.

-TORNA QUI, NON OSARE ANDARTENE VIA, NON OSAR-

La bambina ignoró le urla della donna e giró la testa verso l'uscita, solo che sbattè su qualcosa...
O qualcuno.

-Kris...?

-Celia. Cosa è tutto questo baccano?
Nella stanza scese il silenzio.

-Io te l'avevo detto, non ci so fare con i bambini, non vuole venire??! AFFARI SUOI, NON SONO UNA BABY SITTER, SONO QUI PER AMMAZZARE, NON PER PRENDERMI CURA DI POPPANTI!!

-Ah si? Non vuole venire?
L'uomo abbassó gli occhi su Renesme, l'argento delle lame contro il colore delle foglie d'acero.

Irritata forse era la parola giusta.
Renesme era irritata, e anche profondamente.
Di solito riusciva a ottenere quello che voleva con la sua "buona" volontà, riusciva a far disperare e a sottomettere.
Eppure quel tipo sembrava non dargli corda.
Anzi, era lei che dava corda a lui.
Non riusciva nemmeno a tentare di esasperarlo.
C'era qualcosa in lui,
Non sapeva dire cosa, che la inquietava, la metteva in guardia.
Ne aveva paura, forse meglio dire rispetto.
E le dava fastidio.
Come si fa a provare rispetto per qualcuno che non ha fatto nulla che ti abbia colpito, provare rispetto senza un motivo?

Ma qualche ora dopo quell'interminabile esplorazione dell'area attorno alla nuova base Renesme trovò il motivo per cui provare rispetto verso quell'uomo d'acciaio.
Stavano camminando per una via dall'aria particolarmente malfamata, piena di gente che urlava per fare notare il suo chiosco di mercanzia, mentre dietro qualcuno gli sfilava il portafogli dalle tasche,di risse nei vicoli (in una c'era anche un uomo a terra, apparentemente senza vita) e di bambini dagli occhi avidi ai lati della strada.
Renesme li guardó, provando un tremito al cuore che non seppe definire.
Molti avevano su per giù la sua età, altri erano anche più piccoli.

-Non guardare Esme, poi si avvicinano e non ce li leviamo piú di torno;
non dobbiamo farci notare.

Stava per distogliere lo sguardo quando incontró un paio di occhi particolari.
Rossi.
No, azzurri.
Entrambi?
Forse era stato solo un riflesso...

Renesme sbatté gli occhi piú volte, eppure per levare quell'effetto rossastro ci volle un po'.
Quando anche lei la notó i suoi occhi si stupirono, si calmarono un poco.
Come se anche lei si fosse concentrata su di lei, dimenticandosi del resto.

Era una bambina della sua età più o meno, aveva capelli e vestiti sporchi, marroni, era scheletrica e accucciata, in disparte dagli altri.
Non aveva nulla di particolare.
Vista da lontano era come tutti quegli altri ammassi di bambini sul marciapiede.
Eppure Renesme non riusciva a smettere di fissare quell'incendio innevato dentro ai suoi occhi.

Il riflesso della vittoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora