12.Il demone dentro di me

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"Hai davvero molto coraggio a volermi richiamare dopo tutto quello che mi riservi."

"Quindi dovrei subire la tua ira."

"O darmi qualcosa in cambio. Non le solite cose che chiedono gli altri demoni. Ricordi, emozioni, libertá, ferite... in questo momento non mi bastano."

"Sei molto arrabbiata quindi."

"Ti avevo avvisata Aya. Nessun demone avvisa il suo padrone prima della sua ira. E per quanto tu sia potente non puoi farmi nulla. Lo sai, sarebbe come infierire verso te stessa. io sono te. tu sei me."

"Non eri mia sorella? Diventi un altra persona una volta al mese."

"Anche Mal é una parte di te. Una parte di me."
Disse il Demone ghignando.

"Sono disposta a darti quello che vuoi per placarti, ma non ti permetto di paragonarti a mia sorella."

"E se fosse così, perché mi chiami con il suo nome?"

"Evita di prendere il suo aspetto e la smetteró di chiamarti cosí. Se però sei te che lo vuoi é un altro discorso."

Lo sguardo del Demone fu posseduto da una rabbia
"Magari sei te che lo vuoi."

"Taci."

L'assassina aveva dipinta un'espressione di resa e di gelida rabbia in volto.

"E sia. Continua a crogiolarti nelle tue rosee fantasie, in cui io non sono altro che un'infiltrata nella tua mente candida ed innocente."

"Cosa ti devo?"
La ignoró Ayara.

"Sai, ho un sogno nel cassetto."

Ayara la guardò diffidente.

"Ebbene sì."
Il demone si giró e la guardó male.
"Anche i demoni hanno dei sogni."

"...non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui il tuo corpo cessi di vivere, in cui la tua mente si spegnerà senza potersi più svegliare, chiudendosi attorno a noi come una prigione. Non vedo l'ora che arrivi il momento in cui resteremo sole, tu ed io. Il giorno...l'eternità in cui non potrai piú ignorarmi."

"Non è detto che funzioni così dopo la mia morte."

"Non è detto che non funzioni così. Dopo la morte c'è sempre qualcosa, ed è un qualcosa di solitario, non è il paradiso con gli angioletti e le casette dei tuoi amici vicino. Credimi se ti dico questo, gli angeli sono dei gran bugiardi."

"Non ho altro tempo da perdere con te. Dimmi cosa vuoi.

Il demone completó il giro su se stesso e si ritrovó faccia a faccia con la sua padrona, la sua metá.
Il suo sguardo non era lo stesso di prima, non vi era rabbia, ne frustrazione, nemmeno divertimento.
Vi era solo un silenzioso desiderio, che rendeva i suoi occhi più penetranti di una lama nella carne.

Ed Ayara si sentí terribilmente messa a nudo, spogliata dai suoi pensieri e dalla sua stessa pelle.
Perché era come se la stesse giudicando.
La stava giudicando.

"Anni."

Si sentí d'un tratto stanca, stanca e desiderosa di chiudere gli occhi e non svegliarsi mai più, di non ritornare in quel mondo che la illuminava di quella felicità che la trafiggeva come mille spade.

"10 o giù di lì."

E pensó che infondo non doveva essere così male non provare più nulla.

"Sai quali anni intendo."

Perché se nella sua felicità trovava anche tristezza, e se non ne provava sentiva dolore, forse sarebbe stato meglio non provare nulla.
Voleva solo non sentirsi così stanca, così infelice.
Perché era infelice.
Infelice che non le bastassero i ricordi con Renesme, che avrebbero dovuto cancellare tutto quello che era successo.

Infelice di come era diventata, di ancorarsi al passato.
Ma del resto, come avrebbe potuto dimenticare?

Come aveva potuto pensare, anche solo per un istante, che il suo demone l'avrebbe alleviata, chiedendole un ricordo doloroso e portandoselo via?
Avrebbe sempre capito tutto di lei, si sarebbe sempre infiltrato nella sua mente, sarebbe sempre stato la sua coscienza.

Perché infondo Ayara lo sapeva.
La odiava così tanto non perché era così simile a quello che aveva perduto.
Non perché stava lá a fissarla anche quando non la chiamava.
La odiava perché riusciva ad accettarla per quello che era, mentre lei non riusciva nemmeno a guardarsi allo specchio.
Ma non l'avrebbe mai ammesso.
Infondo, quel torto se lo stava facendo da sola.

"I tuoi anni di vita."
Disse il Demone, tendendo la mano, più inespressiva che mai.
Stava parlando con se stessa, non dovevano esserci scambi di emozioni.

Per un volta, Ayara sentí che in quel momento, in quel giorno, avrebbe potuto essere un po' più sincera con quell'essere, quella parte di se che l'aveva accompagnata per tutta la vita, e che lo stava ancora facendo,
nel bene o nel male.
E così, senza rimpianti, strinse la mano del suo demone, del demone dentro di lei.
Del demone che risiedeva in una parte della sua anima.




.•* Angolo Autrice.•*

Ciaooo!
Mi piace molto questo capitolo, spiega meglio il rapporto fra Ayara e il suo demone (o la sua parte oscura che però per farla più semplice chiameremo "demone" e via, perché in effetti É il suo demone ma é anche una parte di lei perché ci è nata).
Non so quando pubblicherò, fosse martedì, forse giovedì, non c'è nulla di preciso ahaha
Comunque. (Volevo ritardare il discorso il più possibile lel ma l'inferno si avvicina)
Tengo a precisare che inizierò il primo liceo il 15, spero di non essere impegnata fino a tarda notte.
***per eventuali ritardi di pubblicazione, tipo un mese/settimana si uno no, chiedo scusa, dovrete essere pazienti, tanto la storia la finirò ASSOLUTAMENTE, magari mettete il racconto nella libreria, così sapete subito se ho pubblicato***

Il riflesso della vittoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora