18. Tracce invisibili

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La prima cosa che Celia pensó di quel nome fu che era molto insolito.

Si ricordó di quando sua sorella era incinta e, volendo augurare una bella vita al figlio, si affidó a un sacerdote per la scelta del nome.
Ne vennero fuori tre o quattro, e fra questi c'era proprio Sanne.

Il Sacerdote era restio a consigliarlo, il significato del nome non suggeriva un buon auspicio, ma al marito piacque così tanto che Céline si convinse .

Sanne era un nome da uomo, il nome che si dava ai bambini malati, e nella lingua della divinazione significava "rapido soffio".
Il figlio di sua sorella morí qualche anno dopo.

"Non sono qui a rimuginare sui nomi altrui" si ritrovó a pensare.

Per prima cosa, doveva privare la ragazza di tutto quello che aveva portato con sé.

Personalmente.

Mentre passavano davanti l'infermeria, però, Celia vide qualcosa che non voleva vedere:
C'era una matassa di capelli candidi e un braccio con un lungo squarcio viola sul letto più vicino alla porta.

"Aya?"

Tutto a un tratto notó Renesme che le veniva incontro.

"Celia, Celia vieni per favore.."
"Cosa sta succedendo?"
Notó che la ragazza era pallida, e i suoi occhi girovagavano per la stanza.
"Cos'hai Renesme?"
Chiese la donna, spaventata.
"Io..Io..."
"Gree, porta la ragazza negli alloggi, occupati dei provvedimenti."
Dubitó un istante, ma non di più, e raggiunse Renesme.
"Cosa sta succedendo qui?"
Renesme non le rispose, sembrava quasi indugiare, lo sguardo volto verso  un infermiera che prese parola.

"C'è un forte peggioramento alla ferita."

"Forte quanto?"

"Molto... più di quanto una ferita del genere possa peggiorare."

"Quindi riguarda il suo demone."

"Sarebbe l'unica opzione possibile, ma non saprei dirlo con certezza. Di mezzidemoni ce ne sono parecchi, e spesso la guarigione di una ferita profonda cambia a seconda del rapporto o dello stato d'animo del demone."

"Si spieghi meglio, cosa possiamo fare? Se c'è qualche medicina da prendere andrò subito, me lo dica."
Il tono di Celia cominciava a diventare concitato e Renesme cominció a riflettere.

Aveva chiesto la stessa cosa qualche istante prima che vedesse Celia, e la riposta era stata negativa, medicine del genere non esistevano e se Celia cominciava a innervosirsi senza nemmeno saperlo erano perse.
Ogni volta che non sapeva cosa fare si rivolgeva sempre a lei, come tutti del resto, ma anche a Celia capitava di agitarsi e in quei casi lo era più delle altre persone.
Renesme sapeva che si tratteneva sempre per gli altri.

Doveva smetterla di farsi prendere dal panico e affidarsi sempre sugli altri. Doveva trovare una soluzione.

"E se usassimo la magia?"

"Questa sará la tua stanza. Entra e cambiati, poi passami i tuoi vestiti. Te ne porterò altri."

"Pensate forse che nasconda qualcosa?"

"Questo non ha importanza. Se vuoi stare qui devi sottostare alle nostre condizioni e se non ne hai intenzione puoi anche andartene."

"E se invece provassi ad aggirare le vostre condizioni?" Sanne aveva quel tipo di sguardo così penetrante da farti sentire indifeso.

"Penso che tu possa immaginarti da sola cosa potrebbe succederti."
I due restarono a guardarsi per qualche altro secondo, dopodiché la ragazza entrò nella stanza.

Subito l'uomo si accostò alla porta.

"Merda."
Ma in fondo...
"Peggio di così non poteva andare."
Poteva andare peggio.
La ragazza prese il grande bacino d'acqua, e lo incastró fra la vasca e la sedia.
Avrebbe avuto una decina di secondi prima che si svuotasse del tutto.

"Cosa stai facendo?"
La voce dell'uomo si levó oltre la porta.

"Mi sto preparando un bagno in modo da poterlo fare appena mi svesto."
Avrebbe potuto usare una scusa qualunque, ma lo scricchiolio della punta d'acciaio della penna contro la carta era un tipo di rumore sottile, eppure troppo penetrante.

"Svestiti subito."
La voce era più alta di prima.

5 secondi forse erano troppi pochi?

Trovó quello che cercava
nella borsa e cominció a scrivere freneticamente.
Locanda del peccato, tracce fino al bosco rosso.
L'acqua smise di scorrere e un calció colpí il secchio, che cadde a terra. La porta si aprì di scatto.

"Ti avevo avvertito ragazzina.."
L'uomo si interruppe vedendo la ragazza appoggiata ad un tavolo, interrotta a metà mentre si sfilava la maglia.

"Ho capito, Ho capito. Mi stavo affrettando a svestirmi.."

"Ci hai messo troppo, dammeli subito, io non mi volteró." L'uomo si giró di scatto.

"E secondo te ci credo? Mah, tanto ho fretta di lavarmi."

"Sei un po' troppo presuntuosa."
Disse, mentre afferrava i vestiti e intravedeva le gambe nude della ragazza.
Indugiando, avanzó verso la porta.
"Non sono certo qui per le donne. Figuriamoci per le ragazzine."
Pensó.

Si voltó, e la guardó dritta negli occhi, pur avendo l'intera visuale della stanza e di lei.
"Se hai bisogno di qualcosa chiamami."

"Non ti chiamerò per farmi compagnia."

"Se mi chiami te la faró inevitabilmente sai?"
Detto questo, si voltó e chiuse la porta dietro di sé.

Prese una sacca e avanzó nel bosco.
"Sei stata brava da quel che ho visto. Ma non ho visto tutto.
E so per esperienza che chiunque lascia dietro di sé una scia di tracce.
Ed é mio compito renderle invisibili."





.•*
Ciao a tutti!
Sono nel pieno delle vacanze estive e sono sopraffatta dalla voglia di non fare nulla, quindi penso che pubblicherò qualche altro capitolo e farò un'altra pausa, anche perché le vicende stanno iniziando a complicarsi e questo significa che dovrò prestare molta più attenzione ai prossimi capitoli.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 05, 2018 ⏰

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