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"Sarà meglio disinfettarle quelle ferite"dico con un espressione preoccupata appena entriamo in casa sua.
Lui non sembra darmi retta e si stende sul divano massaggiandosi la testa.
"Ti fa male?"continuo.
"Non disinfetto proprio un bel niente. E no! Non mi fa male!"grida nervoso.
"Puoi anche evitare di urlarmi addosso! Sto solo cercando di aiutarti"
Non so per quale motivo, ma sono alquanto imbarazzata. Vorrei non aver accettato quel l'invito a «bere qualcosa» ...a quest'ora sarei a casa mia da un po' e Ethan non avrebbe mezza faccia sanguinante.
"Non mi serve il tuo aiuto!"le sue parole mi feriscono più di un pugno di Mike dritto al petto.
"Allora sarà meglio che vada"rispondo secca.
Sistemo la borsa con tutte le mie cose e mi dirigo verso la porta.
"Summer?"sento quando la sto aprendo"Scusami. Non volevo ferirti"
Delle scuse?! Ethan Carter mi sorprende ogni giorno di più.
"Ma l'hai fatto"
"Cosa?"
"Mi hai ferita"
"Beh...non era mia intenzione"dice grattandosi la testa e avvicinandosi a me"sono ancora incazzato con Mike"continua.
Non rispondo. Mi limito a guardarlo. Quei suoi occhi azzurri...quanto darei per poterli guardare ogni istante della mia vita.
Si avvicina e sussurra qualcosa sulle mie labbra. Mi prende per i fianchi e mi bacia, stringendomi forte a lui.
Ricambio il bacio. Sa di sangue ma nonostante questo è stupendo.
Quando ci stacchiamo mi pulisce con il dito le labbra, sporche del suo sangue.

"Chi è Mike?"dico passandogli il cotone imbevuto sul labbro.
"Ahi!"emette un gemito.
"È acqua ossigenata, non brucia"dico convinta. Me lo diceva sempre mia mamma quando mi sbucciavo le ginocchia.
"Quindi?"chiedo insistente.
"Due anni fa...ho iniziato il collage a Sanford, dove abitava mia madre prima del...beh...di ciò che è successo. Abitavo in una confraternita, e anche lui. Ogni weekend andavamo insieme a delle feste...praticamente se andavi a uno di quei festini della confraternita era impossibile tornare sobrio. È li che ho iniziato a bere...è una di quelle notti ho fatto una cazzata"dice toccandosi il piercing.
L'aria è tesa, quasi da farmi esitare a continuare quel tasto dolente della sua vita.
"Che tipo di cazzata? Ne fai tante ogni giorno"sdrammatizzo.
"Promettimi che non mi giudicherai dopo quello che ti dirò. È stato uno sbaglio"
"Non ti giudicherò"dico non convinta e aspettandomi il peggio.
"Era un venerdì. Non potrò mai dimenticarlo. Faceva freddo, ricordo che pioveva. Diluviava.
Come sempre, io e Mike andammo alla confraternita dall'altra parte della città perché nella nostra non si faceva nessun tipo di festa. Presi la macchina di mia madre, lei ci teneva tanto a quella macchina e dopo la sua morte quella macchina era l'unico ricordo che avevo di lei, l'unica cosa che mi rimaneva.
Della festa non ricordo praticamente niente...solo che ho bevuto tanto, troppo.
In quella confraternita abitava Spencer, la ragazza di Mike, e c'era pure lei a quella festa.
Beh...in poche parole ho portato Spencer nella mia macchina e abbiamo fatto sesso. Ero arrabbiato con Mike e ubriaco ma sapevo quello che facevo...e per quello me ne pento.
Spencer era ubriaca, aveva perso di vista Mike ed era venuta a cercarmi per chiedermi di lui e io non ci ho capito più niente. Mike non meritava una come Spencer, troppo brava per un bastardo come lui"fa una piccola pausa e poi riprende a parlare "ora...potresti pensare che sia questa la cazzata ma ti deluderò, questa è solo una parte"dice spostando la mia ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Che è successo poi?"dico incredula ma curiosa allo stesso tempo. Ethan ha fatto una cosa orribile, quindi voglio sapere cosa c'è di più brutto.
"Io e Spencer eravamo in macchina quando Mike aprì la portiera, entrambi nudi. Era furioso, e in quel momento mi sono sentito una merda. Infilai i boxer e il pantalone, fuori pioveva ancora ma uscii a petto nudo per far vedere a Mike che non avevo assolutamente paura di lui. Spencer rimase in macchina mentre Mike mi riempiva di pugni, all'inizio non volevo reagire, ero io quello in torto e quei pugni me li meritavo, ma poi..."deglutisce e noto sul suo volto un espressione strana, turbata, non da Ethan Carter."poi ha iniziato ad insultarmi. E ti giuro che in quel momento avrei potuto sopportare tutti gli insulti di questo mondo, anche i più meschini. Ma quando..."di fermò.
Solo ora mi rendo conto che una lacrima gli sta rigando il viso. Non credevo che avrei mai visto Ethan piangere.
Gli stringo forte la mano e lui continua:"ma quando ha tirato in ballo mia madre e mio fratello...li non ci ho visto più. Niente più contegno, niente più sopportazione. Iniziai a prenderlo a calci e pugni davanti a tutti, scaraventandolo a terra a ogni botta. Lui si rialzava ogni volta chiedendomi pietà, pregandomi di fermarmi. Io non lo feci. Continuai fino a quando non arrivò l'ambulanza, seguita dalla polizia. Scesero due medici che lo sollevarono da terra e lo trasportarono in una barella dentro l'auto.
Solo in quel momento mi accorsi degli occhioni blu di Spencer, che guardavano il suo ragazzo privo di sensi su una barella diretto in ospedale. Era uscita dalla macchina, totalmente vestita, e piangeva. Me lo ricordo come se fosse ieri. Ed era colpa mia. Arrivarono i poliziotti, mi ammanettarono e mi arrestarono per tentato omicidio.
Trascorsi venti dannati giorni in quel carcere, senza più speranza di uscire. Fino a quella mattina. Mio padre aveva riscattato la mia libertà, dissero i poliziotti. Io non volevo crederci. Mio padre, Robert Carter, che non vedevo da quando divorziò con mia madre e che odiavo più di chiunque altra persona, aveva pagato per farmi uscire. Voleva riconquistare un figlio con dei soldi, questo era il suo intento.
Mi diede le chiavi di questa casa, venni ad abitare qui, e non vidi più Mike. Fino a stasera.
Sapevo che era ad Orlando, ma non volevo incontrarlo. Lui è...beh...il mio passato. E ha riaperto in me una cicatrice, niente di queste ferite è uguale a quella cicatrice."
Rimango sbalordita assimilando tutto ciò che mi ha detto. Non so cosa dire. Dire che mi dispiace? No...non gli serve la mia compassione in questo momento. Dire che ha fatto bene a picchiarlo per difendere sua madre? Mi ha detto di non giudicare ciò che ha fatto.
Mi fissa, aspettando una mia reazione.
Appena apro bocca balbetto qualche parola insensata e capisco che sono sul punto di piangere. Non voglio rovinare tutto questo con delle parole senza senso. Mi guarda sbigottito, come se non capisse cosa voglio dire.
Scatto verso di lui e lo bacio prima che possa dire qualsiasi cosa. Non se lo aspettava, e nemmeno io. Ma in questo momento è l'unica cosa che so che farebbe meno male di qualunque parola sbagliata.
"Ti voglio, Summer"mi sussurra all'orecchio.
"Sono già tua"rispondo d'istinto ricambiando il bacio.
Mi prende di peso e mi porta sul suo letto non smettendo di baciarmi.
"Hai un preservativo?"gli chiedo staccandomi dalle sue labbra.
"Sì"risponde e prende una bustina blu dal primo cassetto del comodino.
Si stende sopra di me e gli stampo dei piccoli baci sul collo mentre si infila il preservativo.
Continua accarezzandomi nel punto in cui i nostri corpi si uniscono. Capisco di essere fradicia quando le sue dita scivolano.
"Oddio..."mugolo quando entra per la prima volta dentro di me.
I nostri corpi si muovono all'unisono.
Mi prende per i fianchi e mi fa girare sotto di lui costringendomi a lanciare un urlo di piacere e dolore allo stesso tempo.
Affonda le dita sulla pelle morbida dei miei fianchi e continua a baciarmi.
Grido quando mi penetra per la terza volta, questa più forte delle altre.
Sono del tutto bagnata e lo sento venire appena mugolo il suo nome.
Appoggio la testa sulla sua spalla e lui mi avvolge con il braccio.
Poco dopo sento il suo respiro, quel rumore mi conforta e mi fa sentire al sicuro. Tra le sue braccia, avvolta da un lenzuolo bianco, sono al sicuro.
Resto sveglia per un po' a fissarlo, guardo la ferita sulle sue labbra, i lineamenti perfetti del suo viso...mi rassicura vederlo lì, che dorme accanto a me.
Prendo il telefono e do un occhiata alle ultime chat e sbianco quando mi ricordo di un piccolo particolare. Domani sono al matrimonio della zia Jennifer, la sorella di mia mamma!
Mi tranquillizzo quando mi rendo conto che sono solo le due...ho ancora sei ore per dormire.
Rispondo a Sidney e dopo qualche secondo mi scrive un altro messaggio.
«Mamma vuole essere in chiesa prima delle 8:30 domani mattina»
Questo cambia decisamente le cose, penso.
«1.che ci fai ancora sveglia?
2.perché? Sono a casa di Ethan, non ho la macchina e dovrei aspettare domani mattina per farmi accompagnare»digito velocemente.
Il suo messaggio arriva nel giro di qualche secondo.
«ho discusso con Paul stasera e mi sono arrabbiata per una cagata, non riesco a dormire»
Subito dopo ne arriva un altro:«se riesco a non farmi beccare dalla mamma vengo io, fatto trovare pronta»
Anche se a volte (quasi sempre) tra noi ci sono dei battibecchi (litigate serie) non posso negare di amare mia sorella più di me stessa.
È l'unica persona su cui so di potermi fidare, anche se il mio stupido orgoglio non mi permette di dimostrarglielo.
Alzarmi dal letto senza svegliare Ethan è stata un'impresa ma ce l'ho fatta. Ha il sonno pesante, fortunatamente.
Mi vesto e raccolgo le mie cose prima di scendere giù.
Appena vedo la Ford di Sidney entrare nel vialetto esco resistendo alla tentazione di sbattere la porta rumorosamente.
Quando entro in macchina mia sorella mi sorride ma noto che i suoi grandi occhi nocciola sono rossi e lucidi.
Dopo qualche istante di silenzio assoluto scoppia a piangere e mi racconta tutta la discussione.
Da ciò che mi ha detto non mi sembra poi così grave così la rassicuro che chiariranno mentre sbadiglio dal sonno.

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