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Erano le 14:05, la campanella era suonata da cinque minuti, ma nonostante ciò Alan solo in quel momento aveva iniziato ad uscire dalla classe ormai completamente vuota. Come sempre avrebbe preferito aspettare che la massa dei ragazzi, estasiati per la fine delle lezioni, smettessero di correre per il corridoio come una mandria di tori imbufaliti prima di uscire dalla classe e avviarsi verso i cancelli della scuola. Avrebbe preso il pullman alle 14.15, sarebbe tornato a casa verso le 15:20 e dopo aver fatto i compiti avrebbe giocato ai videogiochi o guardato qualche puntata di qualche anime. Questa era la sua routine quotidiana, quasi una condanna a vivere in un ciclo infinito che sarebbe interrotto solo con l'arrivo delle vacanze di natale ormai quasi prossime. Pur essendo uno studente brillante che a scuola se la cavava senza troppi problemi, Alan, come ogni altro ragazzo della sua età, non apprezzava molto andare a scuola, specialmente dovendo stare in un ambiente in cui i ragazzi non sono affatto stimolati a studiare dai loro coetanei e dove alcuni professori sembrano quasi sorvolare di loro spontanea volontà su alcune azioni commesse dai ragazzi, per questo spesso finiva per sembrare antipatico nelle ore passate in classe. Passando per il cortile della scuola vide che era già quasi completamente deserto, tranne che per alcuni studenti che come lui si avvicinavano all'uscita qualche minuto dopo il suono della campana. Tirò fuori dalla tasca il cellulare e iniziò a leggere i vari messaggi che aveva ricevuto mentre usciva dal cancello, quando improvvisamente andò a sbattere contro qualcosa o qualcuno. il telefono gli cadde di mano e lui arretrò di qualche passo con fare intontito. Alzò lo sguardo chiedendo scusa e vide un ragazzo dai capelli bianchi e dalla pelle pallida, dedusse che fosse affetto da albinismo, e dagli occhi azzurri. Indossava un cappotto marrone, un jeans blu e un paio di scarpe bianche e rosse; doveva avere tra i tredici e i sedici anni, aveva le mani nelle tasche del cappotto e guardava Alan impassibile, passarono alcuni secondi che per Alan sembravano eterni e non metaforicamente, ma letteralmente. Alan aveva la sensazione che il tempo non passasse, si provò a guardare intorno ma quello che vide non fece altro che aumentare quella sensazione: le macchine si muovevano a rallentatore, così come le persone; Alan sembrava essere l'unico a muoversi normalmente. Cercando di pensare in modo razionale, guardò il proprio orologio da polso ma vide che la lancetta dei secondi non si muoveva. Quello che lo assalì in quel momento non era panico, o almeno lui non avrebbe definito così, ma un senso di inquietudine dovuto al fatto di essere in una situazione che definire strano sarebbe riduttivo. Alan guardò nuovamente l'orologio e vide che la lancetta dei secondi fece un passo, sembrava impossibile, ma quello per lui era la prova che il tempo stava procedendo più lentamente. In tutto questo il ragazzo di fronte a lui non aveva smesso di guardarlo in quel modo e anche lui sembrava essere esente da questo strano fenomeno, ma non sembrava preoccuparsi o sembrava non farci caso, ma questa seconda ipotesi, per Alan sembrava paradossalmente la meno plausibile. Si mise in piedi lentamente, mentre il ragazzo davanti a lui diceva

<< Mi dispiace, sono sempre così maldestro. Vorrei poter prevedere le brutte figure in modo da evitarlo ... non credi anche tu? >>

Appena pronunciò tali parole le sue labbra si incresparono in un strano sorrisetto. Alan era sorpreso: solitamente quando due sconosciuti si scontrano si limitano ad uno "scusa" perché esporre quel pensiero e perché proprio in quel momento in cui il tempo sembrava per davvero distorto?

<< Si, credo che sarebbe molto utile. Ora scusami, ma devo proprio andare. >>

Passò di fianco al ragazzo, quasi spalleggiandolo, una parte di lui avrebbe voluto parlare per estrapolare qualche informazione o per osservare meglio quell'individuo dall'atteggiamento strano, ma il suo buonsenso glielo impediva, suggerendogli di andare via il prima possibile. Il tempo intorno a lui era ancora rallentato e questo gli metteva ansia, disagio, cominciò ad avvertire una sensazione di smarrimento, gli sembrò di di perdere qualche secondo, e il tempo intorno a lui riprese a scorrere normalmente. Ma questa normalità durò solo qualche breve istante, istante in cui Alan ebbe appena il tempo di tirare un sospiro di sollievo che si sentì afferrare il braccio poco più in basso del polso; una mano fredda e gelida, ma allo stesso tempo molto calda gli stava toccando la nuda pelle. L'ambiente circostante aveva ripreso a muoversi lentamente, si voltò e vide il ragazzo di prima che lo fissava sorridendo. Era inquietante, un sorriso strano, per certi versi anche maniacale, era stampato sul viso del ragazzo, mentre il suo sguardo sembrava penetrare in quello di Alan e da lì leggere nel profondo del suo animo. Un pensiero balenò nella testa di Alan: come aveva fatto quel ragazzo ad arrivare al suo fianco, scoprire l'avambraccio, precedentemente coperto dalla manica della maglia e da quella della felpa, e afferrargli il polso senza che Alan se ne accorgesse? Ma la risposta gli si palesò subito dopo aver formulato quel pensiero: il tempo intorno a lui non aveva mai ripreso a scorrere normalmente, ma anzi era stato lui a subire lo stesso rallentamento e percependo il tempo in modo omogeneo agli altri aveva avuto l'impressione che il tempo fosse tornato a scorrere normalmente. Per qualche breve istante sentì che la pelle sotto la mano del ragazzo albino iniziò a bruciare intensamente, mentre lui, mostrando in una mano il cellulare di Alan, gli diceva assumendo un espressione più calma e meno inquietante ma mantenendo il suo sorriso

<< Hai dimenticato di raccoglierlo >>

Alan guardò il proprio cellulare come se fosse un oggetto estraneo quasi con il timore che poteva essere stato manipolato da quel strano ragazzo. Lo prese ringraziando e la risposta fu

<< Un'ultima domanda: se potessi scegliere tra vivere in un sogno per un periodo di tempo relativamente breve o vivere una vita reale per molto tempo, quale sceglieresti?>>

Alan ci pensò un attimo e rispose istintivamente, sentendosi spinto ad esternare per esteso la risposta che aveva pensato

<<Sceglierei di vivere in un sogno. Il sogno è per antonomasia un regno dove puoi fare e puoi essere ciò che vuoi, mentre la vita è monotona ma allo stesso tempo frenetica, bisogna adattarsi al ritmo della società che va sempre più veloce e che diventa opprimente. Arriveremo al punto di non poter nemmeno più dormire. E poi è meglio un giorno da leone che cent'anni da pecora.>>

<<Non avrei potuto dare risposta migliore - rispose il ragazzo mantenendo quel suo sorrisetto - ma io farei attenzione, ogni sogno può trasformarsi in un incubo.>>.

Detto ciò il ragazzo si allontanò svoltando a destra dell'incrocio. Il tempo aveva ripreso a scorrere normalmente, anche se Alan non era più certo di poter fare quell'affermazione. Si guardò il braccio, vedendo con orrore che aveva uno strano segno che sembrava essere stato inciso a fuoco: un orologio dotato di una sola lancetta che puntava alle 12 e circondato da quelle che sembravano tante altre piccole lancette, mentre al suo interno erano presenti strani simboli con una stella a quattro punte al centro del quadrante. Alan provò a strofinare il segno nonostante anche a lui sembrasse marchiato a fuoco, nella speranza di cancellarlo, ma esso non sbiadiva neanche. Preso dal panico il ragazzo prese a guardarsi intorno, avrebbe voluto chiedere aiuto, ma a chi? Decise così di coprire quel segno e che avrebbe chiesto aiuto una volta arrivato a casa.


Angolo autore

Salve cari lettori, ringrazio tutti voi per la lettura e mi piacerebbe ricevere le vostre opinioni su eventuali errori e sulle vostre impressioni. Inoltre ringrazio @Throwkly , @SAO_Love00 e @Daniele7915 per l'aiuto datomi nella stesura e nella pubblicazione dei primi due capitoli.

Viaggio nel mondo intermedioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora