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Alan sbucò da un varco identico a quello che lo aveva risucchiato, era ricomparso a mezz'aria e precipitò urlando dalla paura. Atterrò dapprima sui rami di un albero, poi cadde al suolo nel mezzo dei cespugli. Si mise a sedere mentre sentiva un lieve dolore pulsante alla testa, si sentiva stordito, si toccò la fronte e sentì qualcosa di denso sotto le dita, si guardò la mano e vide del sangue.

Devo aver sbattuto la testa contro qualche ramo...

Sentì delle vibrazioni, il terreno tremava leggermente e i rami degli alberi erano scossi.

Un terremoto?

Si chiese senza troppa preoccupazione, era all'aperto non sarebbe successo niente, ma iniziò a sentire qualcosa di pesante che batteva sul terreno. Uscì dal sottobosco e sbucò in un sentiero sterrato, il battere si faceva più forte e più insistente, si voltò alla propria sinistra e vide avvicinarsi un enorme tirannosauro. Mentre Alan urlava per lo spavento, il tirannosauro ruggì spalancando le enormi fauci e avvicinandosi velocemente a lui; scappare sarebbe stato inutile, avrebbe potuto nascondersi nel sottobosco, ma non riusciva a pensare con lucidità. Il dinosauro era ad un passo da lui e stava già abbassando la grossa testa, pronto a mangiarlo, quando un pesante rumore metallico risuonò nell'aria e il preistorico essere venne colpito da quella che sembrava un'enorme ascia di ferro battuto. La forza impressa nel colpo fu tale che il dinosauro venne sbalzato in aria per poi piombare un metro più a destra, nel mezzo del bosco. Alan, con il cuore che gli batteva a mille, abbassò le braccia che aveva alzato a protezione del viso e vide un robot ancora più alto del dinosauro, con una corazza in ferro battuto dalle linee affusolate e una testa piccola e quasi ovale, al cui centro vi era un grande occhio rosso. Alan rimase paralizzato: prima il dinosauro e ora il robot, ma dov'era finito? Arretrò lentamente, il robot non sembrava selvaggio come il dinosauro, ma non aveva proprio voglia di scoprire se era ostile. Voltatosi dopo qualche passo, prese a correre sentendo subito dopo i pesanti passi metallici del robot dietro di lui. Cercando di sfuggirgli entrò nuovamente nel bosco, passando per lo spazio presente tra due alberi dal tronco spesso. Corse per uno, massimo due minuti a perdifiato, voltandosi di tanto in tanto per vedere se il colosso meccanico gli stava dietro. Non vedeva oltre le fitte chiome degli alberi, ma quando si era voltato aveva sempre visto la fauna che correva via impaurita e alcuni alberi scossi con violenza. Quando sentì che non avrebbe potuto correre oltre, con la gola secca e il fiato corto, mentre iniziava ad inciampare per la stanchezza, si voltò. Non vide nulla dietro di lui, ne fauna che correva e ne alberi che venivano scossi. Sorrise, ma subito dopo sentì qualcosa che lo colpì alla spalla, uno spillo o un ago. Si fermò mentre la testa iniziava a girargli, si guardò la spalla e vide qualcosa di piccolo come un ago da siringa macchiato di un denso liquido scuro. Subito dopo cadde al suolo privo di sensi.

Riaprì gli occhi, la luce nella stanza era fioca e aveva un leggero mal di testa. Sbatté più volte le palpebre, poi si guardò intorno: le pareti erano fatte di mattoni di pietra, su di esse vi erano due torce di legno alla cui estremità, sotto la fiamma vi era una piccola recinzione di metallo. Si mise a sedere, il letto non era comodo come quello di casa sua e sembrava quasi riempito con qualcosa simile alla paglia. Dall'altro lato della stanza c'era una grossa porta in legno e con cardini e rinforzi in metallo. Sul lato destro del letto vi era un comodino su cui era poggiata una bacinella d'acqua. Si mise in piedi lentamente e sentì il legno del pavimento scricchiolare sotto il suo peso, aveva le gambe intorpidite così si appoggiò al muro e avanzò lentamente. Aveva lo sguardo incollato alla porta, tanto da non accorgersi di una sedia lungo il suo percorso e da inciamparci sopra. Il rumore della sedia che cadeva attirò l'attenzione di qualcuno all'esterno che, dopo aver aperto un chiavistello della porta, entrò con fare allarmato. Era un uomo non molto alto, sulla trentina, vestito di sacco e con il viso smunto. I capelli erano coperti da uno strano copricapo che gli copriva anche le orecchie.

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