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La pesante porta cigolò mentre girava sui cardini, l'aria che ne uscì era gelida e all'interno non vi era un filo di luce. Alan fece un passo avanti mentre prendeva il cellulare dalla tasca

<<Cos'è?>>

Chiese Eleonore con curiosità, esclamando poi di stupore quando Alan accese la torcia del dispositivo, ma il ragazzo le fece cenno di stare zitta. Lei sbuffò ma fece come detto, avanzavano su di un pavimento di scricchiolanti assi di legno, alcune di esse erano sporgenti e c'era il rischio di inciamparci, ma più di tutto Alan trovò strana una cosa

Niente altare, niente crocifisso o statue, niente di niente, una stanza vuota e anche piuttosto piccola. Questo dovrebbe essere un santuario...

Procedendo in avanti e con lo sguardo fisso di fronte a sé, perlustrava la zona illuminata dalla luce, finché con la fronte non sbatté contro qualcosa di metallo e freddo. Fece un passo indietro e direzionò la luce verso l'oggetto: era una leva, lunga circa quaranta centimetri, con una strana fascia di vetro scurissimo a fare da impugnatura. Alan aggrottò la fronte e guardò meglio lo strano vetro 

<<O mio dio...>>

<<Non ci arrivo! Non lo vedo bene!>>

Si lamentò Eleonore ed Alan disse entusiasta

<<Questa è ossidiana!>>

<<Cos'è l'ossidiana?>>

Chiese lei alzandosi sulle punte per cercare di vedere meglio la leva e Alan spiegò

<<E' un vetro di origine vulcanica che si ha quando la lava si raffredda molto rapidamente. Ma non capisco perché metterlo qui...>>

Provò a smuovere la leva, ma non ci fu verso di abbassarla, sembrava come bloccata da qualche sorta di meccanismo, Alan sbuffò deluso mentre Eleonore chiedeva

<<Puoi alzarmi? Voglio provarci anche io!>>

Alan rispose di sbotto

<<Se non ci riesco io, come puoi riuscirci tu? E se ti alzo io non...>>

<<Perché mi rispondi sempre male?! - Esclamò la ragazzina impuntando i piedi per terra - Io non ti ho mai risposto così!>>

<<Ma dici delle cose stupide e senza senso!>>

<<Non è vero!>>

Insistette lei, Alan alzò gli occhi al cielo e, sbuffando, sollevò leggermente la ragazzina per i fianchi, lei afferrò la leva con entrambe le mani e, appena provò ad abbassa, l'ossidiana fu illuminata da un'intensa luce rosso fuoco che sembrava provenire dal cuore del vetro vulcanico. La ragazzina allontanò di scatto le mani e, dopo un primo suono di ruote dentate che ingranavano a fatica, la leva si abbassò velocemente e autonomamente. Alan mise a terra Eleonore e guardò la leva con la bocca socchiusa. Voltò lentamente lo sguardo su di lei, che sorrise con un ghigno malefico e soddisfatto, poi gli fece una linguaccia. Il pavimento fu percosso da un leggero tremolio e alcune delle assi di legno che costeggiavano il muro iniziarono ad abbassarsi, ognuna sempre più in basso di quella precedente, fino a formare una scala a chiocciola molto ampia. I due si avvicinarono con fare previdente e Alan rivolse la luce della torcia verso la scala di cui non si vedeva il fondo.

<<Io non voglio scendere.>>

Disse Eleonore 

<<Non ricominciare. Su, forza, vado avanti io. - La esortò Alan iniziando a scendere le scale - E non provare a scappare!>>

Le scale, in un primo momento costituite da assi di legno e successivamente da roccia, sembravano davvero interminabili e più andavano in profondità più i gradini diventavano umidi e scivolosi, Eleonore aveva provato a contarli ma aveva smesso arrivata a 128. 

Viaggio nel mondo intermedioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora