Il mattino seguente al primo utilizzo di quello strano potere, Alan uscì di casa particolarmente in ritardo rispetto alle altre mattine in cui era sempre in anticipo. Erano le 6:47 e sarebbe dovuto salire sul pullman alle 6:50, per coprire la distanza da casa sua fino alla fermata ci sarebbero voluti poco più di cinque minuti se avesse percorso la strada che percorreva abitualmente quella a destra. Tuttavia avrebbe potuto percorrere la strada parallela rispetto a quella abituale, quella a sinistra, e, con non molte probabilità, beccare il pullman subito dopo che avesse lasciato la fermata. Aveva già deciso di percorrere la strada a sinistra, ma si ricordò del proprio marchio e decise di provare a ricevere un qualche tipo di conferma sulla sua scelta. Si rimboccò la manica sinistra e con la punta dell'indice percosse i contorni della stella a quattro punte: si appoggiò al muro con una mano mentre si sentiva cadere nel vuoto e i suoi sensi si facevano più distanti; si era completamente dimenticato degli effetti collaterali, ma oramai era fatta. Con una visuale in prima persona, arrivò in piazza con il fiato corto di chi aveva corso e vide il pullman che lasciava la fermata lasciandolo a piedi. Ritornò in se inspirando velocemente una grande quantità d'aria, si rialzò di colpo barcollando per qualche istante per via di un breve giramento di testa e subito dopo iniziò a correre percorrendo la strada di sinistra, era rallentato dal senso di intorpidimento che gli permeava tutto il corpo e che lo faceva essere goffo, rischiando un paio di volte di farlo cadere. A metà strada era già sfinito, ma Alan era sempre stato un ragazzo abbastanza atletico che correva spesso anche per distanze molto superiori a quella che stava percorrendo in quel momento. Quasi si maledisse per aver utilizzato quel potere in quel momento senza tener conto degli effetti collaterali, nonostante ciò fece appello alla sua forza di volontà e riprese a correre a perdifiato. Arrivò al termine della strada un attimo prima che il pullman passasse, riuscendo così a salire dopo un breve rimprovero dell'autista. Quando ebbe preso posto, prese il cellulare, collegò le auricolari e riprodusse una delle sue canzoni preferite, una versione nightcore di "Blue" degli Eiffel 65, poi si mise a riflettere con lo sguardo perso oltre il finestrino:
Quasi non ce la facevo a correre dopo aver utilizzato questa "cosa", ha troppi lati negativi per essere utilizzata dove e quanto mi pare. Tanto per cominciare non posso utilizzarla in mezzo alla gente, crederebbero che sto per svenire, non posso utilizzarla prima di fare una qualsiasi attività fisica, l'intorpidimento mi renderebbe inefficiente. Però ho il vantaggio di poter vedere cosa succederà con breve anticipo, se gli effetti collaterali svanissero potrei usarlo senza problemi. Vedrò come si evolverà la situazione.
Arrivato a scuola decise di dirigersi subito in classe, preferiva sedersi e attendere che quelle ore passassero in fretta. Ma nel bel mezzo del cortile qualcuno da dietro gli mise un braccio intorno al collo, Alan si voltò di scatto vedendo il viso di Luca ad un palmo dal suo naso mentre l'amico esclamava pimpante
<<Buongiorno!>>
Come era suo solito, nel pronunciare quel saluto aveva messo più enfasi sulla prima parte andando a scendere poi di tono nella seconda. Senza dare ad Alan il tempo di rispondere chiese
<<Dove vai?>>
Alan rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo
<<In classe, perché tu dove vai?>>
<<Ma che in classe e in classe? Vieni a farti un giro dai!>>
Fu la risposta di Luca che sembrava tutt'altro che un invito, tirò a se Alan portandolo sul retro della scuola, vicino alla palestra. la strada, come il resto del cortile, era asfaltata, ai lati c'erano dei mattoncini che dividevano il percorso dal terreno in cui erano piantati alcuni alberi non molto grandi. I bordi della stradina e il terreno tutt'intorno agli alberi erano ricoperti da foglie secche e scricchiolanti, i cui colori andavano dal giallo al marrone, passando per il rosso e l'arancione. A metà strada tra lo spiazzale davanti all'edificio dove erano collocate le classi del primo biennio e le palestre vi era una fontana, non era molto appariscente, difatti era composta da una semplice colonnina di metallo di forma rettangolare con un piccolo foro rotondo in alto. Da quando Alan era in quella scuola ricordava la fontana sempre allo stesso modo: trasandata, ma non arrugginita, con del cemento chiaro alla base, probabilmente per assicurarla meglio al terreno, ma soprattutto, la faccia rivolta verso la strada era sempre stata ricoperta da del muschio sulla prima metà anche se la fontana non aveva mai sgorgato acqua da quando lui aveva messo piede in quella scuola e forse da ancora prima. Arrivati in prossimità della palestra, Luca teneva ancora Alan sottobraccio e gli chiese senza preoccupazione
<<Dopo devi farmi copiare i compiti di letteratura, ieri non ne avevo proprio voglia e sono...>>
Si interruppe vedendo che l'amico non gli prestava la minima attenzione e che era come incantato a guardare qualcosa. Con il proprio sguardo seguì quello di Alan, finendo per ritrovarsi a guardare un gruppo formato da tre ragazzi e due ragazze che stavano parlando in prossimità dell'entrata della palestra, le ragazze se ne stavano sedute sul secondo dei tre gradini, mentre i ragazzi erano davanti a loro, in piedi a fumare una sigaretta mentre parlavano. Luca sorrise malizioso e tirando velocemente la guancia all'amico disse
<<Te la stai mangiando con gli occhi, eh?>>
Luca sapeva bene cosa Alan stesse guardando: Elena, la ragazza dai capelli castani, lunghi e mossi, non molto alta e dagli occhi verdi. Alan si era invaghito di lei fin dal primo anno, alcune volte avevano parlato, ma non si potevano definire amici. Luca disse con un sorriso quasi malizioso
<<Vieni, andiamo a parlarle.>>
Alan sembrò destarsi e rispose
<<Nono, meglio se ce ne andiamo, abbiamo matematica alla prima ora.>>
Ancora una volta Luca tirò a se l'amico, portandolo dal gruppetto di amici antestanti l'entrata della palestra. Mentre salutava gli altri, Luca abbandonò repentinamente il modo di fare sorridente e scherzoso che utilizzava con Alan a favore di un atteggiamento più serio e "da duro". Uno dei ragazzi più grandi, un ripetente che frequentava il quinto anno, diede un leggero schiaffo dietro la nuca di Alan dicendo
<<E tu che ci fai qui?>>
Il ragazzo era infastidito dal gesto, ma cercò di non darlo a vedere ed Elena, piacevolmente sorpresa di vedere Alan, esclamò
<<Infatti! Alan non ti credevo il tipo da marinare le lezioni!>>
<<In matematica non sono mai stato bravo, non ci capirei niente lo stesso.>>
Fu la risposta rilassata di Alan. Restarono lì a parlare del più e del meno, finché Elena non si alzò dicendo
<<Entriamo dai, tra poco inizia la seconda ora.>>
Come se avesse parlato il capobranco, gli altri membri del gruppo assentirono immediatamente mentre Luca rispondeva
<<Entriamo anche noi...>>
Quando Elena si alzò, la sua mela stilizzata, in plastica, tintinnò contro lo zaino scuro da cui pendeva. Una mela gialla, quasi dorata da cui Elena non si separava mai.
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Viaggio nel mondo intermedio
FantastikQuando un comune adolescente viene a contatto con un misterioso quanto affascinante potere pensa di poterlo sfruttare quanto e come vuole, ma cosa succederebbe se di colpo questo fantastico potere lo conducesse in una dimensione alternativa dove il...