Capitolo 24 | Vanessa

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"Dai vieni, non é un problema. Gliel'ho già detto."-insiste.
Gianluigi mi ha proposto di accompagnarlo al suo ultimo turno stasera.
Asia dice che é stanca, anche se ha la faccia di una che vuole fare after.

Mia zia sembra euforica e mia madre sembra associarsi.

"No, non voglio creare disturbo dai."-ribatto e con la bocca mima la parola "Beatrice" e scuoto la testa.
"Ma io voglio che vieni. Nonno diglielo."-dice mettendo in mezzo l'anziano signore.
"Dovresti venire, di sera é tutta un'altra atmosfera. Poi ti accompagna lui a casa, dato che le altre donne sono stanche."-ride rivolgendosi verso di loro.
"Dai, quando ti capita! Volevi venire tanto qui a Napoli! Vuol dire che nel diario ci sarà qualche foto in più rispetto al solito."-mi incita mia madre e mia sorella annuisce. Appena mia mamma inizia a parlare del diario, vedo lui che si gira verso di me e mi chiede spiegazioni con lo sguardo.
"Ti racconteró."-sorrido.
"Hai il telefono vero?Questo é l'indirizzo, così sarà più facile."-mi porge un biglietto mia zia.
"Proteggi Vanessa dalla brutta gente."-ci sorride mia zia."Zia ci sarà anche il signor Salvatore."-rido."In realtà no, al turno serale io non ci sono mai, infatti tra poco devo tornare a casa."-si intromette il nonno di lui.

Ah. Perfetto. Solo io e lui. Non devo spaventarmi, siamo amici giusto? Anche se in un certo senso non ama più la mia amica, non devo pensare a cose strane. Ma voglio sapere chi é quella misteriosa ragazza di cui parla.

"Scommetto che non ricordi niente della strada, vero?"-mi sorride e scuoto la testa imbarazzata.
Siamo arrivati e all'entrata c'è Thomas, l'altro ragazzo che ci aspetta. Appena mi vede sembra stupito e Gianluigi gli spiega tutto subito.
"Scusa c'è il bagno?"-gli chiedo. In realtà non devo andarci, ma voglio scappare da questa situazione imbarazzante per almeno qualche minuto.
"Certo é per di qua."-mi indica Gian mettendomi una mano sulla spalla.
Io che volevo tranquillizzarmi e lui che mi manda ancora di più in panico.
"Grazie."-gli dico senza guardarlo.

Questa visita mi sta ricordando un sacco di cose. Dal nostro primo incontro, a io che parlavo sempre, a lui che mi ha presa per un braccio a quando l'ho visto con Beatrice. Stasera ci sono poche persone, non so bene quante ce ne siano di solito alla sera.
C'è una ragazza della mia età e questo l'ho capito dal linguaggio del suo esile corpo . Appena l'ho vista, mi sono girata subito verso di lui e solo in quel momento ho capito che mi stava fissando da tanto. Sembra che voglia mettermi a disagio, l'opposto di Giacomo.
Chissà che cosa starà facendo Beatrice in questo momento. Il punto é che l'ho conosciuto prima del nostro sbagliato incontro. Penso che se lo avrei visto per la prima volta con Beatrice, non sarebbe mai successo questo. Ma invece, eccomi qui.

Per tutta la visita, gli ho scattato delle foto di nascosto e a volte se ne é accorto e ha fatto finta di niente, mentre altre no.
Ma questa é venuta veramente bene, eravamo in uno di quei sentieri stretti e si é girato ridendo.
Ha proprio un bel sorriso, penso.
Durante quest'ora, tra noi c'è stata una strana complicità, che conoscevamo solo noi. Nè i visitatori nè Thomas, solo noi.
A volte i visitatori si giravano a guardarmi, ma io facevo finta di niente. A volte mi chiamava pure collega, anche se non lo siamo e non lo saremo mai penso.
Ora la visita é finita e tanti si stanno fermando a fare i complimenti a lui. Devo dire che é molto bravo a divertire i clienti. Deve aver preso tutto da suo nonno.

"Gigi, chiudi tu qui? Io tra poco ho un appuntamento." -chiede Thomas. In realtà questo é quello che penso di aver capito perché lo ha detto in dialetto napoletano.

''Si tu vai, ci penso io.''-lo avvisa e il ragazzo alto e moro se ne va.

''Bene, io devo fare una cosa. Torno subito, tu resta qui.''-mi raccomanda e annuisco. Con quest'ultima frase mi sento un po' come una bambina: protetta.

Mentre attendo, mi salta all'occhio una foto appesa al muro della stanza. E' una foto di Gian e di suo nonno. Lo sfondo di quella foto, non riesco proprio a riconoscerlo. Suo nonno è seduto su una suzuki gialla e nera e lui affianco. Il motivo del mio improvviso arrossamento è che il ragazzo nella foto è a torso nudo, forse era estate. Devo dire che si tiene bene, per non dire altro.

''Vanessa, ci sei?''-mi chiama qualcuno dietro di me. Ero così concentrata su quella foto che non mi ero accorta della persona stessa che mi sta chiamando in questo momento.

''Quella foto è di circa un anno fa.''-mi racconta. Siamo troppo vicini e non voglio girarmi verso di lui, perciò gli do di spalle.

''Andiamo?''-mi sussurra nell'orecchio e mi giro verso di lui.

Fuori sta piovendo a dirotto e qualche fulmine accompagna l'acqua che scende velocemente.

''Tranquilla, ho degli ombrelli.''-mi rassicura appena vede la mia faccia preoccupata.

Sono quasi le nove e ci dirigiamo verso la stazione.

''Devi sapere che io a lavoro non vengo mai con la macchina, o almeno fino ad un certo punto. Metto la macchina nel parcheggio della stazione del mio paese e poi prendo il treno diretto a Napoli. Qui in centro è impossibile parcheggiare.''-mi racconta.

''Stammi vicino, di sera i mezzi pubblici fanno paura.''-mi ordina dolcemente e annuisco.

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