Una vecchia amica

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ADE

Rimasi interdetto da quanto avevo scoperto.

Zeus non mi aveva mai ordinato di aiutare Persefone, né di venire sulla Terra. Il suo consiglio ovviamente era stato di ritornarmene da dove ero venuto e marcirci.

Aspetta e spera proprio.

Quindi chi era stato?!

Chi poteva intercedere per conto di Ermes per affidarmi una missione così?!

Chi si sarebbe fidato abbastanza da chiedere questo favore al Dio dei morti?! Ancora troppe domande.

Dovevo pensarci bene, chiunque fosse stato era qualcuno tanto vicino agli eventi da sapere cosa stesse succedendo ma non abbastanza potente da potersi esporre. Mi veniva in mente solo una Dea, con la mente tanto intrisa di sotterfugi da fare una cosa del genere.

Era.

La Dea della famiglia, non avrebbe mai avuto il coraggio di andare apertamente contro Zeus ma era abbastanza consapevole di ciò che era giusto o sbagliato da cercare di riparare a qualsivoglia errore commesso dal suo consorte.

Ormai mancavo da troppo tempo, e sapevo per certo quanto il mio fiorellino non fosse paziente.

Saremmo andati insieme ad incontrare Era.

Chiusi gli occhi e focalizzai il prato verde e la radura dove avevamo deciso di accamparci la sera prima.

In un battito di ciglia mi trovai esattamente lì, la cosa non buona fu lo sguardo assassino della Dea.

"Dove diavolo sei stato?!" Mi urlò.

"Avevo da fare, sai sono un Dio importante e ho poco tempo libero per giocare con i fiorellini scontrosi. Dovevo torturare un Dio e cercare informazioni su chi sta cercando di ucciderti. Non é qualcosa che si risolve in pochi minuti." Le spiegai come fosse una bambina.

Lei mi fissò ancora più arrabbiata.

"Devi dirmi la strada così la prossima volta che sparisci non sarò costretta ad aspettarti."

"Ah-ah neanche per sogno abbiamo un patto Fiorellino." Le ricordai, anche se quell'accenno al nostro accordo sembrò farla incazzare ulteriormente.

"Muoviamoci." Mi disse secca salendo in groppa al suo cavallo. Io richiamai il mio, e nel mentre lei partì senza neanche aspettarmi, come la ragazzina che dimostrava di essere.

In quel momento presi la decisione di non raccontarle ciò che stava succedendo, avrei risolto da solo la faccenda.

Dovevamo solo fare una semplice sosta al tempio di Era a Tebe.

Insomma una cosa breve e concisa così da avere le risposte tanto attese.

Ora che le cose mi apparivano chiare mi focalizzai su qualcosa di più interessante, come il rotondo fondoschiena davanti a me, rimbalzava ogni volta a ritmo del galoppare del suo cavallo.

Un'idea grandiosa mi colpì come una delle saette di mio fratello: sarei rimasto dietro a guardarle... Cioè coprirle le spalle.

Dopotutto ero un Dio generoso, desideroso di rendersi utile aiutando quella povera Dea in pericolo.

"Se non la smetti di occhieggiarmi il sedere giuro che renderò le tue palle alla grandezza dell'uva passa." Mi urlò lei.

Beccato.

Spronai Bucefalo e superai la Dea facendo strada verso la città.


Due giorni dopo, Tebe.

La città appariva al quanto caotica nel suo insieme.

E io di caos ero un intenditore di prim'ordine.

La gente sempre indaffarata, i grandi uomini di cultura che amministravano la città la giravano come se tutto gli fosse dovuto. Insomma tanto rumore per nulla. Sciocchi mortali, così presi da se stessi, dai loro un po' di potere e si sentiranno degli Dei.

Percorsi le vie della città non facendo caso ai passanti che ci scrutavano, alcuni di nascosto mentre altri palesemente allibiti capendo di trovarsi al cospetto non di loro simili ma di ben altro.

I due giorni di cavalcata continua erano stati assolutamente poco produttivi, la Dea mi parlava a stento e la cosa mi dava sui nervi, non che volessi parlarle, anzi avevo in mente ben altre occupazioni per le sue labbra, ma non riuscivo a capire come interagirci per far in modo che la cosa avesse un seguito.

Come avevo detto a Zeus non avevo mai dovuto costringere una donna ad entrare nel mio letto e di certo non avrei iniziato ora. Preferivo che la donna fosse consenziente e ben attiva nel suo ruolo.

Fissai la Dea totalmente all'oscuro di chi stessimo andando ad incontrare, non si capacitava del perché io l'avessi portata in quella città.

Tu non parli a me e io non parlo a te, possiamo giocare in due Fiorellino.

Mi diressi verso il tempio sotto lo sguardo interrogativo della mia compagna di viaggio. Al nostro arrivo le donne, venute a rendere omaggio ad Era, ci fissarono intensamente e giustamente intimorite, dopo pochi secondi se ne andarono alla svelta.

Ragazze sveglie.

I sacerdoti erano intenti a passare l'incenso per tutto il tempio, ci diedero solo un'occhiata continuando a fare il loro lavoro per nulla impressionati, dopotutto avevano di sicuro visto passare molti Dei da quelle parti.

Gradirei un po' di rispetto per il Dio dei Morti cazzoni in tonaca.

La rabbia a lungo trattenuta venne fuori facendo tremare le mura del tempio e richiamando l'attenzione che meritava il mio ruolo.

"Lode a te nostro Dio." Intonarono all'unisono in modo sorprendentemente rispettoso. Li fissai come fossero stati scarafaggi e li ignorai.

Decisamente meglio.

"Lasciate questo luogo per qualche tempo." Gli ordinai.

I sacerdoti si guardarono ora timorosi e restii, ma fecero quanto gli era stato ordinato.

Quando fummo soli la Dea mi chiese: "Cosa ci facciamo qui?!"

"Adesso lo vedrai, é arrivato il momento di fare una bella chiacchierata con una vecchia amica." Detto questo mi diressi di fronte alla statua di Era e ci appoggiai le mani.

"Porta il tuo pesante culo qui baldracca!" Urlai in direzione del viso della statua. Fiorellino dietro di me sbuffò e mi parve di sentirla sussurrare tra sé e sé: "Vecchia amica?! Non voglio immaginare come tratti i tuoi nemici."

"Io non ho nemici."

"Chissà perché ma ne dubito." Disse di rimando lei.

La nostra conversazione fu interrotta da una voce femminile e piuttosto scocciata.

"Ti aspettavo Ade."

Era.

Il Dio dei Morti con gli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora