Adesso basta!!!

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PERSEFONE

Sei giorni dopo, da qualche parte nella foresta centrale della Grecia.

"Eddai non ti ho nemmeno sfiorata! Adesso smettila di fare la bambina." Mi disse per l'ennesima volta Ade.

"Nemmeno sfiorata?! NEMMENO SFIORATA!! Il mio culo non sarebbe d'accordo." Dissi io guardando incredula il Dio dei Morti. Erano giorni che viaggiavamo insieme e la sua vicinanza iniziava a darmi sui nervi seriamente, mi dava fastidio persino le volte in cui pensavo di volerlo.

Anzi soprattutto in quelle volte.

Lo vidi sbuffare alla mia affermazione.

"Sappi solo che il tuo culo mi ha confidato di sentirsi solo e così ho provveduto. Dovresti ringraziarmi." Mi disse prima di alzarsi.

Io rimasi allibita.

Cosa dovrei fare io?!

Che il mio culo gli parlasse non era esattamente quello cui mi ero aspettata di sentirgli dire e che lo dovessi pur ringraziare per le sue attenzioni morbose verso di lui non era neanche da mettere in conto.

Stavamo ancora discutendo quando una freccia sibilò a fianco del mio orecchio. Erano giorni che continuavamo ad attaccarci ma ancora non avevamo capito di chi si trattasse, non si mostrava mai, restando nell'ombra a schernirci.

Il Dio dei Morti imprecò e si mise subito all'erta.

Io mi abbassai e dopo una breve esitazione partii all'inseguimento del mio aggressore.

Adesso basta mi avevano stancato.

Tutti.

Avevo un po' di rabbia repressa da sfogare, appena avrei raggiunto chiunque si celasse dietro ai miei ripetuti attacchi sarebbe stata la sua fine.

Dopo un po' però mi accorsi quanto stessi girando a vuoto inseguendo il nulla come le altre volte.

Imprecai, una brutta abitudine presa dal Dio che viaggiava con me.

"Quell'espressione é stata pittoresca persino per me." Mi riprese Ade, io di rimando lo guardai malissimo.

"Sono davvero stanca di tutto questo!" Dissi ad alta voce, per farmi sentire a chiunque stesse ascoltando.

"Vieni fuori!" Urlai alle ombre come fossi stata una bambina petulante.

Una risata conosciuta si rifece sentire, era l'unica cosa ben chiara, accompagnava ogni attacco. D'improvviso le ombre si fecero più nere tanto da non riuscire a vedere neppure Ade il quale si era posto alle mie spalle.

"Dove sei!?" Urlai di nuovo.

"Oh la piccola Dea vuole uscire a giocare con me?" Cantilenò la voce femminile, ormai la odiavo con tutta me stessa.

"Fatti vedere!" Ordinai a lei.

"Si sembra proprio che voglia giocare." Disse ridendo.

Un'ombra ancora più scura si avvicinò velocemente, mi sorpassò afferrandomi il braccio e torcendomelo così rapidamente da non riuscire a riconoscerne i contorni, la forte pressione al braccio si trasformò in fitte finché l'unica cosa che potetti fare fu: Urlare di dolore.

Mi afferrai la spalla dolorante ormai rotta o lussata, non ne ero sicura, la strinsi cercando di lenire il male, la cosa non parve funzionare un granché.

Dannazione!

Lacrime calde mi scesero dalle guance. Odiai quella dimostrazione di debolezza da parte mia, odiai la mia stupidaggine e odiai ancor di più l'Essere che ci seguiva.

Il Dio dei Morti con gli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora