PERSEFONE
"Madre?" Chiamai per la decima volta a gran voce nel suo tempio.
Erano ore che ci provavo, ma non riuscivo a mettermi in contatto con lei.
Sbuffai infastidita.
Mi voltai per richiamare un'altra volta le forze della natura. Sentii il vento scompigliarmi i capelli, la terra sotto i miei piedi mentre fiori di Gelsomino mi crescevano intorno, l'acqua scorrere nei recipienti fino a sentirne l'umidità sulla pelle e infine il calore del Sole ormai morente poneva fine a quel giorno. Facendo accendere le torce del tempio richiamai tutti gli elementi per imprimere maggior forza alla mia preghiera.
"MADRE MOSTRATI!" Urlai.
Un lieve profumo di gelsomino invase la stanza facendomi aprire gli occhi.
Qualcosa mi accarezzò la guancia, ma non riuscivo a vedere nessuno oltre a me nel tempio.
"Figlia mia, non ho tanto tempo, non ho più forze per potermi palesare a te. Devi sapere una cosa..." Sentii sussurrare una voce melodiosa e calda.
"Madre devo assolut..." Cercai di dire.
"ascoltami bene, é stato predetto che:
Primo è tra tutti,
inizia un nuovo percorso,
la vita muore per poi ritornare,
ma ciò non avverrà,
se il male prospererà."
Restai sbigottita dalle sue parole, ogni sillaba mi aveva provocato dei brividi freddi in tutto il corpo. Non poteva morire! Questo avrebbe comportato la fine di ogni cosa vivente, di ogni creatura, uomo o bambino e avrebbe segnato la fine persino per noi Dei immortali.
"Aiutami a trovare un modo perché ciò non avvenga!" Sussurrai disperata sperando potesse ancora sentirmi.
"Cara figlia mia un solo modo potrebbe aiutarmi, c'è un albero nel mezzo della foresta di Dadia, dove tutto ebbe inizio, l'Albero Della Vita, lui solo potrà aiutarmi."
Tutto quello che stava dicendo non aveva senso.
"In che modo ti aiuterà?"
"Solo lui ti indicherà la via. Ma bada a te qualcuno si frapporrà tra te e il tuo destino, figlia mia tieniti alla larga da un uomo con occhi di ghiaccio e capelli come l'argento. Solo tu puoi farlo, solo tu puoi salvarmi." I sussurri si fecero più flebili, ma le sue parole erano impresse a fuoco nella mia mente.
"Un uomo con occhi di ghiaccio?! Chi é?! E come farò a riconoscere l'albero? Madre ti prego aiutami a capire!" Sta volta urlai, ma le risposte non arrivarono.
C'erano certi giorni in cui la odiavo con le sue profezie criptiche, anzi forse molti di più che certi.
Oh per gli Dei era così frustrante.
Cercai di ricapitolare quello che mi aveva detto: Avevo poco tempo questo lo avevo capito, dato che il 'primo tra tutti' poteva riguardare il primo giorno dell'anno nuovo, che sarebbe avvenuto da li a poco più di un mese, dopo il solstizio d'Estate. Avere poco tempo non mi avrebbe aiutato granché visto che non avevo la più pallida idea da dove iniziare le mie ricerche di un cavolo di albero in una foresta di cui non avevo mai sentito neppure della sua esistenza.
Sospirai esausta, erano giorni che non dormivo e benché gli Dei fossero immortali anche noi avevamo bisogno di abbracciare Morfeo per trovare la pace della mente.
Il problema restava, non potevo permettermi di riposare, dovevo subito iniziare la ricerca... di un albero... in una foresta!
Dannazione!
Perché avevo l'impressione che qualcuno mi stesse prendendo in giro?!
Già che c'era perché non mandarmi a raccogliere tutte le conchiglie del mare?!
Uh, e non dimentichiamoci la parte in cui dovrei stare attenta ad un uomo con occhi di ghiaccio e capelli come l'argento?! Era solo un modo delicato per dirmi che il tizio in questione aveva i capelli canuti. Perché mai avrei dovuto far attenzione ad un vecchio?!
Le sarebbe costato troppo darmi tutte le informazioni in modo più chiaro?!
Sbuffai risentita per tutto il tempo che ci misi ad uscire dal tempio. Le nuvole si stavano tingendo di arancione lasciando spazio al passaggio del carro di Apollo, allontanando così il giorno per fare posto alla cacciatrice Artemide sua sorella.
Mi sentivo gli arti pesanti come capitava sempre dopo uso di tutti gli elementi insieme. Barcollando riuscì a raggiungere la mia cavalcatura.
"Portami a casa." Gli sussurrai dandogli un buffetto su un orecchio, con la testa pesante, lui partì.
Inverno era stato un regalo per i miei sedici anni da parte di mia madre, lo avevo trovato quella mattina, come al solito ero andata a farmi il bagno nel laghetto non lontano dal villaggio delle ninfe e dalla schiuma della cascata era apparso un puledrino, tutto bianco eccetto per un disegno sul collo a forma di fiore di gelsomino, simbolo di mia madre. Ero rimasta così sorpresa, subito dopo fece la comparsa Gea.
Così bella nel suo peplo bianco e oro, con i suoi capelli lunghissimi dello stesso colore della Terra erano intrecciati nei fiori bianchi di gelsomino. Gli occhi verdi così antichi mi avevano guardata con amore così genuino da stupirmene, mi era sempre stato insegnato che l'amore fosse una cosa preclusa a noi, solo i mortali potevano beneficiarne.
Fu il primo e l'ultimo giorno che vidi davvero il suo amore nei miei confronti, solo un attimo che passò così velocemente, temetti di essermi immaginata tutto.
Mi aveva sorriso e con la sua voce calda e dolce mi disse: "Accudisci quel piccolo stallone, ha bisogno di te e tu di lui, amalo e lui ti amerà." E poi era sparita prima che io potessi anche solo pensare ad una risposta.
Le entrate in scena plateali erano sempre state le sue preferite, ma da allora io e Inverno eravamo stati inseparabili, erano passati dieci anni da quel giorno.
Riuscii ad arrivare al villaggio prima della sera.
Scendendo da Inverno lo lasciai al limitare del villaggio libero di poter andare e venire come più gli facesse piacere, lui sapeva quando io avevo bisogno di lui.
Mi incamminai verso la mia casetta, intercettando i brusii della sera ancora più insistenti, ma ero troppo stanca per curarmene, questo almeno fino a quando non vidi Dafne correre verso di me come volendomi travolgere.
"Kore é arrivato un uomo... cioè volevo dire un Dio e ti cerca... Lui è stato accompagnato da Ermes..."
"Si lo aspettavo, vai a dirgli che ci vediamo domani, e che per sta sera potrà dormire dove meglio crede." Dissi scocciata.
"N-non credo che voi capiate..." La fulminai con gli occhi, che razza di insolente! Come osava parlare così a una Dea?!
Continuai a camminare fino alla casetta abbastanza modesta in cui vivevo.
Entrando sentii il caldo tepore del caminetto acceso. Mi diressi verso di esso ricordandomi mentalmente di ringraziare chiunque l'avesse acceso l'indomani.
"Persefone devo supporre." Disse una voce profonda alle mie spalle.
Sbuffai per nulla intimorita dall'intruso.
"E tu devi essere..." Nel voltarmi incontrai due occhi chiari come il ghiaccio e ombre scure che lo seguivano, avvolgendolo.
Rimasi allibita perché non avevo capito chi avrebbero mandato, ma adesso capivo perché lo avrei di certo riconosciuto.
"Ade, al tuo servizio." Finì la frase lui sfoggiando un sorrisetto divertito mentre faceva un lieve inchino.
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Il Dio dei Morti con gli occhi di ghiaccio
FantasíaAde e Persefone, un mito e una storia che é stata raccontata in mille modi... Ma forse questa volta sarà diversa. (la storia presenta alcune inesattezze dalla mitologia originaria ma tranquilli é voluta :)) Questo è il primo libro della saga sugli D...