Torna a giocare con Dioniso

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ADE

"Dannazione!" Dissi per l'ennesima volta scaraventando l'ultima anfora rimasta incolume nella mia stanza nell'Erebo.

Quella stupida piccola Dea testarda erano giorni che cercavo di rintracciarla ma nulla.

Mi restava un'ultima cosa da fare ma non avrei mai voluto arrivare a tanto.

Richiamai le anime dei dannati, erano agitate almeno quanto me seguendo l'umore del loro Signore e Padrone.

Le loro urla erano assordanti, mi davano ancor di più sui nervi.

"STATE ZITTE!!" Urlai premendomi il viso tra le mani.

Una volta zittite riuscii a riorganizzare le idee.

"Trovatela e portatela da me!" Impartii loro.

Una volta dileguate dalla mia presenza riuscii ad avere un po' di quiete, indossai la mia armatura e mi preparai per tornare sulla Terra, non l'avrei mai portata in quel luogo.

La rabbia che di solito provavo usando le ombre era stata una costante amica per giorni.

I miei servitori erano terrorizzati da quando ero tornato in quei luoghi e i miei occhi non avevano smesso di ardere.

Meglio per loro che mi temessero, questo mi diceva quanto in realtà non fossero poi i senza senno che li avevo creduti.

Meglio essere temuti e rispettati che amati.

Raggiunsi l'inizio della foresta in cui avremmo trovato l'Albero, ero stanco di giocare con lei mi aveva stufato. Avremmo chiuso in fretta quella faccenda e poi avrei rinchiuso lei nelle mie prigioni per un po' solo per il mio diletto, quest'ultimo pensiero mi fece fremere di aspettative.

Sorrisi.

Sapevo senza bisogno di guardarmi che il mio sorriso appariva più simile ad un ghigno malevolo.

Adesso dovevo solo attendere.

"Ade?!" Sentii chiamarmi da una voce che però non apparteneva a chi stavo cercando.

Mi voltai pronto a ridurre chiunque in un essere strisciante e implorante.

Sbuffai nel vedere di chi si trattasse.

"Apollo, cosa vuoi? Se vuoi informazioni sul covo di ninfe più vicino mi dispiace ma non sono pratico di queste zone." Gli dissi scocciato.

Lui mi fissò cercando di capire qualcosa che evidentemente continuava a sfuggirgli, la sua reticenza probabilmente era data dai miei occhi ancora ardenti, pochissimi mi avevano visto così.

Bhe peggio per lui.

Il Dio figlio di mio fratello, uno dei dodici dell'Olimpo era come tutti attraente. Anzi era la foto sputata del padre, con i suoi capelli biondi e gli occhi dorati il suo nome era ben meritato.

Dio del Sole.

Un borioso piccolo pieno di sé.

Poteva baciarmi il culo.

"Non é per questo che sono qui. Era mi ha spiegato la situazione, so che Zeus non ti ha ancora contagiato con le sue idee folli." Il Dio sembrava alquanto serio, ma io non ero in vena di giocare con lui.

"Quindi?! Arriva al sodo che non ho tempo per i bambini." Gli dissi malevolo.

"Sto cercando di dirti che combatterò contro mio padre se dovesse servire."

"Non me ne frega un cazzo di quell'avanzo di cielo che chiami papà, se ci sarà uno contro cui il pezzo grosso combatterà quello sarò io. Ho un po' di cose in sospeso con Mister Raggio di Sole e adesso levati dal cazzo che non ho tempo nemmeno per te." Chiusi la conversazione.

Il Dio dei Morti con gli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora