XX - Il piano di Efesto

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Al Tempio i lavori procedevano bene e l'integrazione dei profughi di Mu non creò problemi al villaggio, facendo stare più tranquilli i Cavalieri che avevano già molto cui pensare. Keren come promesso, condusse il vecchio Bor da chi aveva assunto il comando, ovvero Polluce e Giasone, che si trovavano nella tenda dove il Sagittario riposava.
Le urla dei battibecchi si sentivano quasi fino a Rodorio, e ogni tanto si vedeva anche qualche esplosione di luce.

«Con permesso, porto una visita!» – si annunciò Keren entrando nella tenda.
All'interno c'era Giasone ancora disteso su un letto di fortuna, con una tavola di legno che fungeva da schienale rialzato, mentre dall'altra parte Polluce, inseparabile dalla sua sacra Armatura, era seduto con espressione piuttosto contrariata, mentre riempiva la sua coppa di vino, bevanda che non mancava mai.
«Chi è costui?» – chiese Giasone, vedendo l'altissimo uomo entrare con un otre legato a tracolla con una corda.
«È il nobile Bor di Mu!»
«Ah il sommo Sacerdote di Mu, allievo del Divino Efesto!» – intervenne Polluce poco prima di poggiare le labbra sulla sua coppa di vino.
«Ah avevo giusto un paio di domande da farle!» – disse Giasone
«Prima di rispondere alle vostre domande vorrei ringraziarvi per l'aiuto che ci state dando. Asclepio e Kitalpha si sono subito dati da fare per soccorrere i feriti. Inoltre vi informo che mio figlio con due dei miei nipoti, sono andati in soccorso del Divino Efesto e della Divina Athena al palazzo di Ares. Se i miei calcoli sono esatti, dovrebbero aver già raggiunto il luogo dello scontro!»
«Capisco, ma la Divina Athena ci ha ritirati dalla battaglia, con l'ordine di restare qui, probabilmente per timore di un'arma in possesso di Ares! Non credo sia saggio mandare civili in quella zona, una mia squadra è già pronta partire nonostante gli ordini della nostra Dea! Non possiamo lasciare che ella corri questo pericolo per proteggerci, quando è invece nostro dovere proteggerla, affinché possa portare la giustizia nel mondo» – rispose Giasone
«Beh se mi permetti Giasone, non conosci mio figlio, né i miei nipoti. Posso assicurarti che sono perfettamente in grado di adempiere al loro compito!»
Una perturbazione nel Cosmo dette conferma di quanto annunciato da Bor, la battaglia era iniziata. I tre Cavalieri la percepirono distintamente rimanendo piacevolmente sorpresi della potenza di Thor, Odin e Baldur.

I tre erano appena apparsi sull'isola riuscendo a salvare Ippolito da una sorte atroce, ovvero una delle Torture ways di Ares. Il martello di uno di loro aveva, infatti, disperso l'attacco di Ares emanando centinaia, se non migliaia, di fulmini.

«Finalmente!» – esclamò Efesto – «Ce ne avete messo di tempo!»
«Perdonateci Maestro, ma abbiamo avuto dei contrattempi» – disse il più anziano dei tre, al centro.
«Ares, pagherai per tutte le malefatte che hai compiuto sul mio popolo... per tutta la sofferenza che gli hai arrecato!»
«Thunderous Hammer Stroke!» – urlò il giovane lanciando con tutta la sua forza il proprio martello che si ricoprì di una nube di fulmini.
Tuttavia prima che colpisse l'obiettivo, Ares brandendo una delle due spade che aveva sulla schiena, schiantò il martello a terra, assorbendo poi tutti i fulmini che da esso si generavano. Il martello tornò subito dal suo proprietario, rimasto piuttosto sorpreso dalla semplicità con cui il Dio avesse fermato il suo attacco.
"E così è tale, il potere di Ares... che con tanta semplicità respinge attacchi di quella portata!"
«Tu sei Thor, giusto?» – gli chiese il Dio con uno sguardo truce, che avrebbe fatto paura persino al più coraggioso degli uomini.
«Bene, ragazzo... sarai il primo a morire tra atroci sofferenze!» – disse subito dopo, appena ricomparso alle sue spalle, mentre con la spada stava per trafiggerlo.
"Che velocità!" – rimase stupito
«Cristal Wall!» – urlò Baldur che con la sua barriera protesse il fratello.
Tuttavia il muro di Cristallo si infranse sotto il fendente del Dio della guerra, causando un'onda d'urto che allontanò i tre biondi verso Athena ed Ippolito.
«Ora padre!» – urlò Baldur, mentre Odin con il dito rivolto verso l'alto stava richiamando a sé centinaia di fuochi fatui, risplendendo di un Cosmo di pura luce.

"Víli... Vé... fratelli miei... e mi rivolgo a tutti voi caduti, discendenti di Buri... donatemi la forza affinché io possa vendicare la vostra, non meritata, morte... Unitevi a me in questa giusta battaglia... Bruciamo il nostro Cosmo per sconfiggere il Dio che con tanta leggerezza ha decretato la vostra sorte!"

«Sekishiki Tenryoha!»
La moltitudine di anime converse sulla punta del suo dito, fino al punto in cui da esso si generò un'enorme sfera di energia, che Odin scagliò contro il nemico.
«Pensi che un attacco del genere possa nuocermi? Stolto!»
Ares con la mano libera (la destra, nell'altra aveva la spada) fermò il Tenryoha per poi estinguerlo con il fendente della sua spada leggendaria, che alla leggenda passò con il nome di "Mietitrice di anime".

«È Incredibile la facilità con cui respinge i nostri attacchi!» – commentò Baldur
«Come lo affrontiamo adesso?»
"Fategli usare quanto più Cosmo potete!» – disse Efesto usando la telepatia – «Gli ho impresso il mio sigillo con il Planet Blast. Il sigillo abbassa le capacità di risonanza delle Kamui, così quando Ares cercherà di utilizzarne tutto il potere, la Kamui andrà in sovraccarico e si staccherà dal suo corpo. Non lo riconoscerà solo per un breve istante che sfrutterò per teletrasportarla nel mio Tempio sull'Olimpo dove Ares non può accedere senza usare le Folgori, e da quanto ho capito ne ha solo un'altra. Pensavo che per difendersi dall'esplosione stessa del Planet Blast, bruciasse tanto Cosmo da far scattare la tecnica, tuttavia le Catene dell'Esilio mi hanno sottratto troppo potere perché ciò avvenisse. Ora sta voi, miei discepoli!"
"Capito, Maestro" – rispose Odin
"Ragazzi, guadagnate tempo, ho un'idea!" – comunicò Odin telepaticamente ai suoi figli.

Intanto nelle tende di Giasone la discussione tra i Cavalieri e Bor continuava.
«Keren mi ha raccontato come è andata al Palazzo di Ares e posso spiegare, almeno in parte la scelta di Athena!» – affermò Bor.
«Si spieghi» – fece incuriosito Giasone
«Secondo quanto mi ha detto Keren, Athena avrebbe nominato l'anello di Lios, è corretto?»
«Sì, poco prima di teletrasportarci al Tempio, proprio quando un Cosmo estremamente potente è apparso a sprazzi sull'isola! È stato in quel momento che Aphrodite, Phobos e Deimos si sono teletrasportati via, mentre Athena è voluta rimanere!» – rispose Polluce
«Capisco benissimo il perché, ora vi spiego: secondo i racconti del mio Maestro, l'anello, insieme ad altri sei gioielli di incredibile fattura e potere, sarebbero stati oggetto, in passato, di numerose guerre tra gli Dei primordiali. Sono sette, i Sacri Tesori di Lios, ma gli Dei dell'Olimpo, ne rinvennero solo quattro alla fine della Titanomachia. Zeus probabilmente ne tenne uno per sé, gli altri li smistò tra gli Dei, mantenendo segreti i dettagli dell'assegnazione. L'unico di cui si sa qualcosa, proprio perché venne trafugato, è l'anello della Distruzione. Venne dato ad Hera come dono di nozze, ma la Dea non l'indossò mai, per via dell'instabilità del potere che contiene. Se usato a sproposito potrebbe annichilire l'intero pianeta. Perciò la Dea lo sigillò nel suo Sacro Tempio sull'Olimpo, finché, circa due secoli or sono, qualcuno ruppe il sigillo e lo rubò. Zeus richiamò dinanzi a sé tutti gli Olimpici, poiché solo loro avevano il permesso di accedere al Sacro Monte. Il primo sospettato fu ovviamente Hades, verso cui il padre degli Dei ha sempre nutrito una certa diffidenza, ma poiché egli si trovava negli Inferi, i sospetti caddero su Poseidon, Demetra ed Hestia gli unici altri a ad avere l'abilità e i poteri necessari ad annullare il sigillo. Tuttavia Poseidon si trovava ad Atlantide e Demetra era con Athena perciò la colpa ricadde su Hestia. Così Zeus cacciò la sorella dall'Olimpo, imprimendole con le Folgori, come successe tempo prima ad Ares, un sigillo che le impedisce di indossare la propria Kamui oltre che di accedere all'Olimpo. Adesso sappiamo che dietro il furto si celava Ares, sebbene non riesca ad immaginare come ci sia effettivamente riuscito!»
«In che senso?» – chiese Polluce – «Sarà stato aiutato da Aphrodite, immagino!»
«Probabilmente hai ragione, ma per prima cosa c'è da chiedersi come venne a sapere che effettivamente Hera custodisse l'anello e dove lo custodisse! Inoltre accedere ai Sacri Templi dell'Olimpo con il sigillo di Zeus è cosa ardua persino per il Dio della guerra, e cosa altrettanto ardua, se non di più, anche con l'aiuto di Aphrodite, è distruggere il sigillo di Hera, la Dea più esperta in sigilli, dopo Zeus!»

La battaglia continuava senza esclusione di colpi, ma Ares continuava ad essere in vantaggio sugli avversari. Thor si scagliò contro il nemico cercando di costringerlo ad uno scontro corpo a corpo. Anche Baldur, qualche istante dopo, si lanciò nella lotta. Thor tentò di colpirlo un potente gancio sinistro che Ares prontamente schivò, piegandosi alla sua sinistra (=destra di Thor). Baldur contemporaneamente, teletrasportatosi alla sinistra del Dio, con con un calcio tentò di colpirgli il ginocchio, ma senza successo. Ares infatti con la gamba sinistra colpì Thor evitando, allo stesso tempo, di essere colpito da Baldur. Il tutto si svolse in una frazione di secondo. Thor venne scaraventato ad una decina di metri, quasi ai piedi del padre che nel frattempo stava accumulando tutte le sue forze. Baldur cercò nuovamente di colpire il nemico che ancora non aveva poggiato a terra la gamba con cui colpì Thor, ma Ares con uno slancio fece una giravolta colpendolo a piedi uniti in pieno volto.
"Padre quanto tempo ti serve ancora" – gli chiese Thor comunicando telepaticamente
"Ti pare quant'è passato? Solo pochi secondi!"
"Lo so ma contro di lui non so quanto potremo resistere! Se iniziasse a fare sul serio ci troveremmo in difficoltà!"
«Che avete da confabulare voi due?» – chiese il Dio avvicinandosi a Baldur ancora a terra
«Se tardate ancora questo ragazzo farà una brutta fine!» – disse puntandogli la spada alla gola
Thor si rialzò quando all'improvviso il suo martello dall'alto dei cieli puntò il nemico colpendolo a massima velocità (sfruttando anche la gravità) alla testa protetta dall'elmo della Kamui. L'onda d'urto fu devastante, tanto da scavare un cratere profondo, ma dopo l'impatto né di Baldur, né di Ares, vi erano segni. La nube di polvere era immensa e pochi istanti dopo, Baldur riapparve accanto ad Odin e Thor, mentre il martello tornò nelle mani del suo possessore.
"Quando l'hai lanciato?" – gli chiese Baldur
"Poco dopo che mi ha colpito e un istante prima che colpisse te. In quell'istante Ares si è impegnato per fare quell'acrobazia con cui ti ha colpito e non aveva una buona visione di ciò che stavo facendo ed ho scommesso tutto che neanche ci facesse caso!"
"Grande! Almeno siamo riusciti a colpirlo in modo che non se lo aspettasse"

«Pensate davvero che colpi del genere abbiano qualche effetto su di me?» – urlò fiero il Dio nascosto dalla nebbia di polvere e detriti alzata dall'impatto, che si andava diradando.
«Avevo visto il tuo martello, Thor... ma non è mai stato un problema!» – continuò poi

"Ragazzi mi serve ancora un altro po' di tempo, resistete!" – fece Odin intento a concentrarsi
«Ora basta! Non ho altro tempo da perdere con voi!»
«Galactic Hecatomb» – pur stando immobile il Dio della guerra richiamò dallo spazio profondo i residui di una galassia estinta. Migliaia di asteroidi apparvero nel cielo limpido, oscurando l'intera zona in cui erano i suoi nemici.
La vista di ciò che si sarebbe abbattuto su di loro sbalordì tutti, persino Efesto e Athena.
L'impatto fu talmente devastante tanto da cancellare quasi metà dell'isola. Il mare in rivolta invase ciò che prima era occupato dal suolo. Tuttavia grazie alla barriera di Athena tutti rimasero indenni, ma per l'ennesimo immane sforzo che la Dea affrontò, perse i sensi. Prima che cadesse al suolo Ippolito prontamente la sorresse.
«Divina Athena!» – disse il giovane biondo ancor più stupefatto dalle gesta della Dea, di quanto lo fosse per l'enorme portata dell'attacco di Ares.
«Dovete sopravvivere, no... dovete vivere!» – La Dea si lasciò andare tra le braccia del giovane svenendo definitivamente, dopo aver pronunciato delle parole che Ippolito conserverà sempre nel suo cuore.
Si libravano in aria sospesi dalla barriera di Athena che non appena si disperse fu sostituita da quella di Efesto che attingendo alle sue ultime forze trasportò tutti al suolo rimasto integro. Dopodiché si avvicinò alla Dea e la distese accanto ai suoi Cavalieri ormai anch'essi privi di sensi (Gyon, Equos, Neven e Chirone).
«Ares!» – urlò il figlio di Teseo, pervaso dall'ira – «Questa sarà la tua fine!»

Le notizie rivelate da Bor riguardo all'anello dovevano ancora essere digerite dai Cavalieri di Athena, ma le sorprese non erano ancora finite.
L'enorme esplosione fu avvertita persino al Tempio al punto che in loro crebbe molto timore per le sorti della battaglia.
«Che diamine è stato?» – fece Keren
«Credo che Ares abbia appena iniziato a fare sul serio!» – rispose Polluce
«Ares è davvero pieno di sorprese!» – commentò Bor – «Si sta rivelando un avversario molto più potente di quanto avessi preventivato! Se è riuscito a sciogliere il sigillo di Hera vuol dire che il suo potere è cresciuto molto dalla fine della Titanomachia! Ma non preoccupatevi Odin e i suoi figli gli daranno filo da torcere! Però mi chiedo ancora come ci siano riusciti!»
«In questo momento, come abbiano fatto a trafugare l'anello, non credo che importi più di tanto, almeno a noi» – affermò Giasone – «Ciò che mi incuriosisce è la natura di questi Tesori, che cosa sono in realtà? Qual è il potere in grado di intimorire persino gli Dei?»
«In realtà non so molto delle loro origini, sebbene una volta il mio maestro si lasciò sfuggire una sua teoria, ovvero che sarebbero state forgiate dalle divinità primordiali nate all'alba dei tempi, che una volta incarnatesi, divisero in sette oggetti il potere di distruggere e creare interi universi!»
«Capisco, ma cosa succede se si indossa l'anello? O meglio se uno di noi lo indossasse?» – chiese Keren
«Dipende dalle capacità di chi lo indossa. Beh per spiegarvelo userò un'analogia! Immaginate che quest'otre sia l'anello e che l'idromele che contiene rappresenti l'energia in esso racchiusa. Ora indossare l'anello equivale a creare un collegamento con l'esterno, cioè è come se bucassi l'otre. Ora grazie alla mia telecinesi riesco a mantenere l'idromele dentro l'otre, ma se la mia telecinesi non fosse sufficientemente potente, uscirebbe l'esatta quantità di idromele che mi sarebbe impossibile gestire con la telecinesi! Se non avessi la telecinesi uscirebbe tutto l'idromele! Ciò non significa che la telecinesi è il segreto per contenere il potere dell'anello. È soltanto un'analogia! Ritornando all'anello, l'energia in esso racchiusa è pressoché infinita, per questo anche gli Dei la temono! Perciò per rispondere alla tua domanda, indossando l'anello, se chi lo indossa non è in grado di contenere il suo potere, esso (l'anello) cercherebbe un equilibrio con la persona, rilasciando una quantità di energia pari alla differenza tra quella sua basale e quella del suo possessore! In ogni caso ammesso che si sopravviva all'esplosione risultante, utilizzare l'anello sarebbe escluso, perché significherebbe rompere l'equilibrio instauratosi. In altre parole significherebbe espandere il Cosmo in esso contenuto, aumentando la quota di energia non in equilibrio, che verrebbe quindi rilasciata causando una nuova esplosione! È un circolo vizioso!»
«Per questo la divina Athena ci ha teletrasportati al Tempio! Percependo quel Cosmo oscuro, ha capito che qualcuno stava per indossare l'anello e supponendo realisticamente che fosse Ippolito, ha ritenuto fosse la soluzione più sicura!» – intuì Keren
«Non credo sia solo per questo!»
«Che intende dire?»
«Quanto è forte questo Cavaliere?» – chiese Bor
«Pur non essendo un Dorato e anche senza la sua Sacra Armatura possiede un Cosmo pari a noi!» – spiegò Polluce
«È proprio come immaginavo. La Divina Athena avrebbe potuto proteggervi anche se foste rimasti, ma il suo scopo non era solo proteggervi, ma anche di contenere la portata dell'esplosione, ed essendo voi lì, nelle immediate vicinanze, diminuire il raggio dell'esplosione non vi avrebbe salvato e proteggere singolarmente ognuno di voi non avrebbe smorzato la deflagrazione, così ha optato per la scelta più logica! Probabilmente se Athena non avesse agito in questa maniera, l'onda d'urto sarebbe arrivata anche qui al Tempio, causando notevoli danni in tutto il Mediterraneo Orientale!»
«Nobile Bor è possibile che Ares cerchi le fonti di Ambrosia per padroneggiare i poteri dell'anello?» – chiese Polluce
«Spiegati!» – gli disse Giasone
«Beh l'Ambrosia non è propriamente il cibo degli Dei! È un liquido miracoloso, denso e solitamente ambrato, che infonde un immane potere in qualunque essere vivente se ne nutra. Le fonti per questo sono circondante da oasi di vegetazione e selvaggina dalle proprietà spettacolari, quasi divine! Sappiamo che Ares è in cerca dell'Ambrosia, ma la Divina Athena ha sempre ritenuto che il motivo non fosse il voler guarire dalla ferita infertagli dall'arco di Eracle seppure le sue frecce fossero state intinse nel sangue dell'Idra di Lerna. È vero che è impossibile guarire dalle ferite riportate da quelle frecce ma solo per i mortali e secondo Athena, Ares avrebbe dovuto essere quasi completamente guarito ormai. Adesso che sappiamo dell'anello mi è venuto istintivo chiedere se l'intenzione di controllare appieno il suo potere possa essere invece la reale motivazione della ricerca.»
«È molto probabile che tu abbia ragione Polluce, anche considerato ciò che i Berserkers stanno facendo a Mu!»
«Piuttosto le va di parlare di cosa è successo?» – chiese Giasone
«Certamente, beh vedete dopo la sconfitta del mio Maestro, io e tutti i guerrieri che avevamo a disposizione li abbiamo affrontati, subendo diverse perdite, tra cui...» – la voce di Bor era diventata improvvisamente più fioca, quasi gli mancasse il fiato.
«... anche due miei figli, Víli e Vé!» – disse, infine, stringendo il pugno addolorato
«Ci dispiace!» – fecero i tre Cavalieri
«Grazie...» – rispose cordialmente per poi continuare il racconto, dopo una piccola pausa –
«Comunque sia, siamo stati imprigionati nelle segrete costruite dal Divino Efesto da cui evadere è stato molto arduo. Appena ci siamo riusciti, abbiamo liberato quanta più gente possibile, soprattutto donne, bambini e anziani e li abbiamo condotti qui. Quello che inizialmente mi ha lasciato perplesso è la permanenza dei Berserkers a Mu. Perciò mi sono chiesto cosa cercassero, e l'unica risposta che sia riuscito a trovare è che cerchino proprio le fonti di Ambrosia. Ciò appunto confermerebbe quanto ipotizzato da Polluce»
«Perché cercarle proprio nelle vostre terre?» – chiese Giasone
«Perché da secoli gli Dei sono affascinati dalla selvaggina e dalla flora di Mu, tanto che probabilmente Ares crede che la causa di tale particolarità sia proprio la presenza di fonti di Ambrosia sotterranee o nascoste»
«Ammesso che esistano delle fonti a Mu, quante probabilità ci sono che i Berserkers le trovino?» – chiese Giasone
«Non saprei dire, ma qualora esistano, credo proprio che siano sotterranee, e conoscendo le mie terre avrei in mente una decina di posti in cui cercare, quindi penso che se non le hanno già trovate non gli ci vorrà molto a questo punto!»
Il silenzio era sceso per diversi istanti tra gli interlocutori, quando Polluce espresse un suo dubbio.
«Quello che non capisco, nobile Bor, è come Ares sia riuscito a costringere Efesto a forgiar le Hauberks per il suo esercito» – intervenne Polluce
«Vedete anche gli Dei, in fin dai conti hanno i loro punti deboli, e il mio Maestro non fa eccezione. La risposta alla tua domanda Polluce, sta nel nome della più bella Dea che sia mai apparsa nell'immensità del Cosmo, Aphrodite! Si è lasciato ingannare da colei che ama, nonostante l'abbia tradito più volte nei secoli. Ella inoltre ha il potere di manipolare le menti, e nelle condizioni in cui Efesto si trovava, imprigionato dalle Catene dell'Esilio, non poté resisterle! Perciò è stato costretto a forgiar loro le Hauberks, non di sua volontà!»
«A tal punto si spinge il potere di Aphrodite?» – chiese Keren
«Probabilmente è il nemico più pericoloso che affronteremo in questa battaglia, perché è pur vero che Ares è quasi invincibile, ma per noi Aphrodite è anche peggio perché contro di noi non ha bisogno di combattere!» – spiegò Polluce
«Hai perfettamente ragione, Dioscuro, ma ci sono altre cose cui dobbiamo rivolgere i nostri timori» – intervenne Bor
«Sarebbe a dire?» – chiese il Sagittario
«Molto tempo fa, proprio in occasione del bando di Ares dal Sacro Monte, Zeus ordinò ad Efesto una missione della massima segretezza, tuttavia ne sono a conoscenza poiché aiutai il mio Maestro nel rendere possibile, l'impossibile!»
«Di che si tratta?» – chiese Polluce
«Zeus ordinò la costruzione di un'arma che avesse in sé, il potere di uccidere un Dio!»

Sull'isola ormai in brandelli, Ippolito era furioso con il Dio e rinvigorito dall'ira si unì alla battaglia. Odin era ancora intento a concentrare il suo Cosmo poiché in seguito all'attacco di Ares aveva utilizzato il potere accumulato per proteggere i figli.
«Ippolito non tentar confronto con gli Dei! Non hai ancora capito la differenza che ci separa?»
Il giovane non sopportando le spocchiose parole del Dio si scagliò all'attacco seguito da un Thor altrettanto furioso.
I due sembravano combattere all'unisono nonostante neanche si conoscessero, ma Ares riusciva comunque ad evitare e respingere tutti gli attacchi.
"Spostatevi" – urlò Baldur telepaticamente
Odin era pronto finalmente.
«Rune Collider: Stars collision!»
Un simbolo apparve ripetuto sei volte intorno al Dio, come se egli fosse al centro di un cubo sulle cui superfici c'era proprio la runa "collisore". Dalle sei si materializzarono altrettante stelle brillanti che collisero proprio sul Dio che non ebbe né il tempo né lo spazio necessario ad evitare l'attacco.
L'esplosione fu catastrofica ma Baldur utilizzando tutte le sue forze tentò di contenerla usando il muro di cristallo. A malapena il giovane riusciva nel suo intento e fu allora che Ippolito e Thor gli cedettero il potere che gli rimaneva fino a quando l'esplosione non si estinse.
Ares fiero, tranquillo, quasi imperturbabile, si librava in aria ancora indenne, nonostante la tecnica di Odin fosse così potente da scavare un cratere profondo decine e decine di metri, nonostante il Muro di Cristallo di Baldur ne avesse contenuto gli effetti sull'ambiente circostante, tentando di concentrarla sul Dio.
«È impossibile! Neanche dopo quell'attacco ha avuto un minimo danno?»
"Neanche la tecnica del maestro è iniziata! Cosa faremo Adesso?" – Odin era piuttosto afflitto dall'impotenza difronte un tale avversario.
«Ve l'ho detto! Non tentate confronto con gli Dei! Non sono alla vostra portata!» – disse spavaldo tentando un fendente di puro Cosmo con la spada, ma allorquando tentò, la Kamui si divise dal suo corpo. La trappola di Efesto era scattata.
«Ma cosa? Che sta succedendo perché la Kamui mi rifiuta?»
A quel punto Ares capì che l'attacco di Efesto aveva un doppio fine.
«Tu!» – gridò pieno di indignazione e rabbia
"Adesso Maestro"
«Te l'ho detto che devi temere per la tua vita, fratello!» – Efesto senza perdere il momento propizio la teletrasportò nel suo Tempio sull'Olimpo, facendo andare su tutte furie il dio della Guerra
«Dove l'hai mandata?» – urlò fuori controllo
«Dove ti costerà caro riaverla!»
«Non ve ne andrete vivi da qui... ve lo assicuro!»
«Devastating Explosion!»
L'enorme sfera di energia del Dio quasi istantaneamente raggiunse i suoi nemici, ma Efesto gli si oppose.
«Adesso che sei senza la Kamui sono in grado di contrastare i tuoi attacchi nonostante le Catene dell'Esilio mi abbiano prosciugato le forze.»
«Ne sei sicuro? Se a stento riesci a resistere all'avanzata di uno dei miei attacchi, figuriamoci a tre contemporaneamente!»
Altre due sfere si aggiunsero alla prima lanciata da Ares, mentre Efesto con le sue forze residue tentava di contrastarla. I secondi passavano ma ormai tutti erano allo stremo e non avevano le energie per aiutare il Dio del Fuoco, ma all'improvviso, quando sembrava che Efesto stesse per cedere e tutto sembrava perso...
«Starlight Extinction!» – urlò Neven appena rinvenuto
Teletrasportò così l'esplosione che si generò dalla collisione dei due attacchi proprio sul Dio della Guerra.
«Adesso!» – urlò il Generale e tutti gli si avvicinarono e scomparvero istantaneamente, mentre l'esplosione gigantesca che colpì in pieno il Dio, devastava ciò che rimaneva dell'isola.

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