Nella sala del trono, l'esplosione dell'Athena Exclamation aveva devastato ogni cosa. Le colonne splendidamente decorate e le virtuose sculture erano ormai solo polvere.
I tre dorati, stremati dallo sforzo, si ergevano a fatica, con le armature logore, convinti di esser riusciti a prevalere sui nemici. Tuttavia, quando il polverone si disperse, lasciò intravedere le ombre dei figli di Ares.
Nonostante l'immenso potere dell'Athena Exclamation, le due Divinità non avevano alcuna ferita, neanche un graffio, anche se altrettanto non si può dire delle loro Hauberks ridotte in cenere sui loro vestiti logori. Le loro spade erano rimaste integre, scagliate a svariati metri di distanza.
«Ma di che cosa sono fatti?» – Keren, sfinito, stentava a credere a ciò che i suoi occhi gli mostravano.
«È piuttosto semplice!» – commentò Amida – «Sono Dei, non c'è altro da dire!»
«Pagherete per questo affronto!» – Phobos, in preda all'ira, era pronto a scagliarsi contro i nemici.
Una miriade di sfere di energia oscura che emanavano una possente luce viola, si materializzarono intorno alle due personificazioni del terrore.
«Si mette male! Non ho abbastanza energie per un Kān!»
Anche in caso avesse avuto abbastanza forze per lanciarlo era troppo tardi, le sfere dei nemici li aveva già raggiunti.
L'esplosione avrebbe sicuramente messo fine alle vite dei Cavalieri, tuttavia...
«Charybdis Gorge» – Ippolito riuscì a risucchiare le sfere nell'oblio del ventre di Cariddi.
«Tu!» – urlò Deimos in preda all'ira
Ippolito rimase in silenzio, con un fuoco nello sguardo, che Polluce aveva visto solo un'altra volta nel volto del giovane, ovvero quando si conobbero durante la Guerra Sacra contro Poseidon. Coraggiosamente Ippolito si ribellò al padre, Teseo, aiutando il dorato a proseguire la sua missione. Ancora una volta Ippolito, come quel giorno, era pronto ad affrontare un nemico di gran lunga più potente. I due Dei gli si ergevano di fronte e all'improvviso balzò velocemente contro Phobos. Il Dio, portandosi avanti con un salto, voleva colpirlo con una sfera di energia, ma Ippolito, con un scatto improvviso sotto il nemico, riuscì ad evitarlo, poi con una velocità impressionante, lanciò sia dal piede sinistro sia della mano destra, potenti attacchi di Cosmo puro, tali che privi di Hauberks i due Dei dovettero difendersi creando una barriera con le mani. Phobos, essendo in ritardo per il balzo, non si accorse che per pararsi dal colpo, diede le spalle ai tre dorati. Il colpo di Ippolito, non sortì alcun effetto sui nemici, che più adirati che mai stavano per scagliare la loro punizione sul giovane. Uno di fronte a lui, l'altro dietro, avevano già generato due sfere di energia in ogni mano. Si lanciarono entrambi contro il giovane, ma poche frazioni di secondo prima che lo colpissero, Keren lo teletrasportò via, facendo così scontrare tra loro le sfere dei due Dei. A quel punto intervenne Polluce che con le sue ultime energie lanciò, contro i Divini, il colpo che frantuma le Galassie.
«Galaxian Explosion!»
«Dov'è Ippolito?» – si chiese Keren, poiché non ricomparve accanto ai dorati così come egli avrebbe voluto.
«Non l'hai salvato?» – gli chiese Polluce
«L'esplosione delle sfere di energia di Phobos e Deimos deve aver interferito con il teletrasporto! Spero solo che non si apparso dentro un muro!»
Phobos e Deimos erano rimasti illesi dallo scontro dei loro colpi e la Galaxian Explosion non aveva sortito gli effetti desiderati. L'ira per i ripetuti affronti subiti da quei putridi esseri umani li rendeva ciechi. Non si accorsero nemmeno che Ippolito era scomparso, e senza pensarci un istante si scagliarono contro i tre dorati.
All'improvviso un bagliore misto di verde e oro illuminò l'isola e tutti, persino i furiosi figli di Ares vennero distratti da quella luce.
Spostando lo sguardo verso il cielo notarono il dorato Sagittario fendere l'aria ricoperto di fulmini.
«Impossibile!» – esclamò Polluce – «La Last Light!»
Pochi istanti dopo, quel bagliore si affievolì, e i corpi di Ares e Giasone precipitarono rovinosamente dal cielo.
«No! Padre!» – urlò Deimos che scattò in volo verso Ares, mentre Phobos, immobile, fissava i Cavalieri con uno sguardo colmo d'ira. A pochi metri dal suolo una luce, tanto improvvisa quanto accecante, sbarrò la strada a Deimos respingendolo.
«Non passerai di qui finché avrò respiro!» – esclamò Asclepio, splendente per la sua dorata Armatura e il bastone già leggendario a quei tempi.
«Spostati sporco umano!» – Deimos, inferocito era sul punto di colpire il Cavaliere dell'Ofiuco.
Una barriera invisibile respinse il colpo del Dio, che per il contraccolpo cadde al suolo.
Asclepio atterrò davanti ai suoi tre compagni ormai esausti.
«State bene?» – gli chiese
«Si! Ma...» – gli rispose Amida ma prima che potesse continuare, Asclepio si diresse verso Athena, distesa priva di sensi alle spalle dei tre Cavalieri.
In un lampo istantaneo Asclepio curò la ferita della Dea, poi avvicinò il suo Bastone poco sopra la testa della giovane ed emanando una flebile luce, lo mosse lungo tutto il suo corpo, come se la stesse scansionando. Nel frattempo Deimos, adirato per l'affronto, si rialzò e insieme al fratello lanciarono un'infinità di sfere di Cosmo puro.
Senza interrompere ciò che stava facendo, tese l'altro braccio verso i nemici, e senza che nessuno degli altri presenti capisse come, tutte le sfere, lanciategli dai due fratelli, convergerono sulla mano aperta dell'Ofiuco e scomparvero nel nulla. Anche Phobos e Deimos rimasero di stucco e non appena smisero di lanciare sfere di Cosmo, dalla mano di Asclepio si generò un'onda d'urto che scaraventò i due nemici a a terra. Qualche secondo dopo, ebbe finito di "setacciare" il corpo della Dea con quel flebile bagliore.
«Tutto apposto, per fortuna!» – disse sottovoce, tirando un sospiro di sollievo, quindi si alzò e avanzò verso i nemici che si stavano rialzando.
I tre compagni erano stupefatti dalla sua potenza.
"Phobos e Deimos, anche se parecchio indeboliti e senza Hauberks, restano comunque delle Divinità e lui sembra in netto vantaggio senza neanche sforzarsi. Come può?" – si chiedeva tra sé Polluce
«Come ci riesci?» – Keren, al contrario di Polluce, glielo chiese direttamente.
"Io l'ho sempre visto come un pazzo barbuto! E invece...!" – pensò poi tra sé.
Asclepio continuò ad avanzare in silenzio, lasciandosi dietro i compagni che lo guardavano stupefatti.
«Ora vi scontrerete con me, patetiche imitazioni di una Divinità!»
«Come o...» – Deimos non ebbe il tempo di finire che, insieme al fratello, furono travolti da una furiosa onda di luce.
«Lighting Ramplage!»
La luce era così forte che persino i suoi compagni dovettero coprirsi gli occhi, a parte Amida cieco dalla nascita.
La tecnica suprema del Sagittario, Last Light aveva penetrato le, apparentemente insuperabili, difese del Dio della guerra. Tuttavia anche Giasone aveva risentito degli effetti del suo letale bagliore e se non fosse stato per il tempismo perfetto di Neven, Kratos l'avrebbe sconfitto facilmente considerate le sue condizioni. Nel frattempo Gyon aveva ripreso le ricerche del Dio del fuoco, in quella che sembrava una prigione immensa. Correva lungo il corridoio ripensando a quell'immenso Cosmo che aveva fatto tremare le pareti, che gli ricordava una delle varie crisi che il Tempio aveva affrontato in quegli anni.
"Per Athena! Cosa è stato?"
Fermatosi di colpo Gyon per un istante riuscì a percepire distintamente il Cosmo dei tre Dorati.
"Non è possibile! Giurerei che sia...! Ma cosa... cosa li ha spinti a tanto? Athena quel giorno, proibì a tutti di usarlo, pena l'infamia, pena l'elisio! Mi devo sbrigare!"
Riprese a correre, dopo aver capito quanto la situazione stesse precipitando. Allora non era Cavaliere, ma andava spesso al Tempio, nella speranza di incontrare Eiren. Proprio una di quelle volte coincise con la forse più buia e triste giornata che Tempio affrontò dopo la fine della Guerra Sacra con Poseidon.
Ricordava quel giorno molto chiaramente, quando per la prima volta il colpo teorizzato da Neven, fu messo in pratica da uno dei dorati che più fedeli erano stati ad Athena, almeno fino a quel momento. Dodici Cavalieri d'Argento, morirono quel giorno, travolti dall'esplosione più devastante che Gyon avesse visto, seguita da una uguale ma ancor più devastante, usata per sconfiggere il traditore, causando la morte di uno dei più forti e leggendari d'oro ornati.
"Chi userà questo colpo verrà considerato un traditore, porterà il marchio dell'infamia, dell'assassino, e dovrà sopportare l'esilio, finché la morte non gli concederà perdono"
"Le sue parole riecheggiano ancora adesso nella mia mente! Mi ricordo come se fosse ieri l'immagine del suo viso, logorato dalla tristezza, solcato dalle lacrime e il suo cuore trafitto dal tradimento! Da quel giorno decretò che l'Athena Exclamation non era colpo per mortali! Eppure, adesso, persino Polluce, che in segno di lutto lasciò il Tempio, ha osato infrangere tale divieto! La situazione sta precipitando e io ancora non ho neanche raggiunto Efesto!"
In quel momento un'altra perturbazione nel Cosmo attirò l'attenzione di Gyon.
Il Cosmo del suo maestro si era espanso al punto che sembrava provenire da qualunque direzione.
"Giasone!" – preoccupato Gyon si fermò solo per un brevissimo istante, riprendendo subito a cercare in ogni dove il Dio del Fuoco imprigionato.
"Non ho mai sentito il Cosmo di Giasone espandersi così tanto! Ci ha fatto vedere tutte le sue tecniche e non ho mai percepito né un tale livello né una tale forma di Cosmo! È immenso..."
Gyon continuava a correre in cerca di Efesto con il pensiero tuttavia rivolto al maestro, che era sul punto di sacrificarsi, mentre un ricordo molto preciso balzò alla mente del giovane.
"Ma certo quella volta mi disse che ancora non conoscevo la sua tecnica ultima..."
Quella cui ripensò Gyon, fu una notte serena, Giasone lo sorprese mentre si allenava di nasconsto nell'Arena.
«Che ci fai?» – gli chiese – Non puoi allenarti a quest'ora!
«Il problema non è se posso o no, io devo... devo diventare Cavaliere il più presto possibile, anche allenandomi tutte le notti e tutti i giorni, devo riuscirci!»
Giasone rimase stupito dalla volontà e dallo sguardo del giovane, così trovò una soluzione che avrebbe messo d'accordo entrambi.
«Facciamo così: che ne dici se ti faccio vedere la tecnica che mi ha permesso di sconfiggere Eufemo del Kraken? Così forse un giorno, quando sarai Cavaliere, ti aiuterà a sconfiggere i nemici!
«Oook!» – rispose Gyon entusiasta, con un sorrisetto ebete.
«Però dopo vai a dormire, domani a te e ai tuoi compagni vi aspetta un duro allenamento!
«Va bene, ma qual è la tecnica?»
«Si chiama Atomic Thunderbolt! Sta a vedere!»
Così il dorato mostrò il suo fulmine più potente, che squarciò il cielo notturno di Atene, illuminando quasi tutta la Grecia in un sol istante.
«Incredibile!» – Gyon rimase sbalordito nel vedere tale spettacolo
«Ora andiamo!»
I due si misero in marcia verso la casa dove Gyon abitava con i fratelli da quando si erano trasferiti al Tempio.
«Conosci altre tecniche a parte questo thun..qualcosa e la freccia?»
«La freccia? Intendi la Cosmic star Arrow! Guarda che non è semplice una freccia!» – indispettitosi un po' stava per spiegare la Cosmic Star Arrow, poi vide Gyon ridere sempre col suo sorrisetto ebete – «Beh si alla fin fine è una freccia!»
«Perciò ne hai altri o solo questi due?»
«Ne ho un'altra! È la mia tecnica ultima, forse la più pericolosa, perché se la mantenessi attiva per troppo tempo mi ucciderebbe!»
«Davvero? Ma che tecnica è se ti uccide?»
«Beh in teoria l'avversario muore prima che io raggiunga il limite! Però se l'avessi usata contro Poseidon, non so chi dei due avrebbe resistito di più! Probabilmente lui!»
I due smisero di parlare finché non raggiunsero le abitazioni.
Ripensando a quei momenti, la paura che Giasone avesse usato quella tecnica lo tormentava, quando ad un certo punto, mentre correva nel corridoio ne vide la fine. Era giunto in una sala piuttosto grande, completamente buia, accese così una torcia appesa alla parete e la prese.
Vide numerose celle, ma stavolta le sbarre erano più larghe lasciando intravedere chi ci fosse all'interno. Erano quasi tutte vuote tranne alcune con uomini raggrinziti, sporchi, pieni di ferite, privi di sensi o forse morti. Inorridì a quelle scene e una volta finito di controllare la fila sulla sinistra della stanza stava per controllare la fila destra, ma in quel momento si sentì chiamare.
«Gyon!»
Si fermò di colpo e scrutando il buio alle sue spalle con la torcia, vide un riflesso dorato.
«Equos?»
Il Cavaliere della Bilancia era appena entrato nella zona illuminata dalla torcia di Gyon.
«Per fortuna stai bene, novellino!» – disse il dorato
«Novellino a chi?» – rispose Gyon con evidente disappunto.
«Non c'è tempo per questo, temevo solo che quei due ti avessero fatto fuori, sono davvero felice che tu stia bene!»
«Anch'io pensavo di non farcela! Quando li ho visti apparire, ho temuto che foste morti e credevo davvero di fare la stessa fine!»
«Si beh ce la siamo visti brutta! Comunque ora dobbiamo capire quale di queste celle è quella di Efesto!
Gyon fece un cenno col capo, e così i due si rimisero alla ricerca della cella capace di rinchiudere un Dio.
Nel frattempo Neven si era teletrasportato al Tempio, o meglio a quel che ne rimaneva, portando con sé un Giasone stremato dalla sua stessa tecnica, e altri tre Cavalieri in fin di vita. Non appena Neven comparve, Kleiros e altri due Cavalieri uscirono dalle tende.
«Nobile Neven! Che è successo? Dove sono Equos e gli altri?» – chiese sorpreso Kleiros, mentre i compagni presero Giasone e gli altri feriti portandoli dentro le tende.
«Non c'è tempo Kleiros, rimanete qui e fate attenzione! Solo una parte delle truppe di Ares protegge il Palazzo, gli altri Berserkers potrebbero attaccare in qualunque momento»
«Chirone... Chirone... aiutatelo...» – disse ansimante uno dei Cavalieri, mentre veniva portato dentro le tende
«Calmati Regor, dimmi!»
Neven, quindi, si avvicinò al Cavaliere delle Vele per capire cosa intendesse.
«Chirone sta affrontando... Bia... vi prego salvatelo... ha perso già un braccio per... proteggermi!» – ansimante Regor della Vele, a stento riusciva a parlare considerate le profonde ferite al petto e alla gola.
«Tranquillo, lo aiuterò, tu riposa!»
I Cavalieri che lo tenevano in spalla, lo portarono dentro le tende, per curarlo, mentre il Generale rimase fuori con Kleiros.
«Nobile Neven che sta succedendo? Abbiamo percepito quella che sembrava essere l'Athena Exclamation, è stata davvero...»
«Purtroppo sì!» – lo interruppe il Generale – «Rimandiamo a dopo le spiegazioni e i giudizi! Per adesso restate qui e tenete gli occhi aperti! Per quel che ne sappiamo le restanti legioni di Berserkers potrebbero attaccarci da un momento all'altro!»
«Sissignore!»
Neven quindi si teletrasportò cercando di raggiungere Chirone ma riapparve appena fuori il Tempio, qualcosa o meglio qualcuno gli aveva impedito di arrivare nella sala del trono di Ares.
«Dov'è il tuo compagno, che ha osato colpire il sommo Ares?» – gli chiese un uomo alto, calvo con un pizzetto, protetto da una splendente Hauberk, di un innaturale bianco cadaverico. Aveva una cicatrice che dalla parte destra della fronte scendeva fin sotto lo zigomo destro passando per l'occhio. Alle sue spalle la battaglia tra Cavalieri e Berserkers infuriava. Cercò quindi di individuare Chirone, ma senza successo.
«Sei stato tu ad interferire con il mio teletrasporto? Chi sei?»
«Il mio nome è Kratos della pura Potenza, aguzzino di Prometeo ed Efesto»
«Lasciami passare, Berserker e prometto che non ti verrà fatto alcun male!»
«Ah» – ghignò lo sfregiato – «come se tu possa riuscirci!»
I due si fissarono per diversi secondi, quando all'improvviso Neven scattò contro l'avversario colpendolo al volto con un calcio, ma Kratos rimase immobile, come se non l'avesse minimamente sentito .
«Sarebbe questa la famosa forza dei Cavalieri d'Oro, coloro che hanno prevalso su un Dio? Beh Poseidon non è degno del suo titolo se è stato piegato da questa misera cosa!»
Neven indietreggiò quindi di qualche passo aspettando una mossa dell'avversario, che in un fulmineo scatto piegò in due il dorato con una ginocchiata in pieno addome. Neven non aveva subito mai un colpo fisico così potente, neanche da quelle furie che erano i figli di Ares.
Kratos puntò quindi la sua poderosa mano difronte al volto del Cavaliere in ginocchio per il colpo subito.
«Chains of Exile!»
In un istante Neven venne legato da innumerevoli catene nere, resistenti quanto il metallo più duro.
«Sai Cavaliere, quando Prometeo ha tradito l'Olimpo, Zeus per infliggergli una punizione esemplare, aveva bisogno di qualcosa che potesse imprigionare un immortale per l'eternità! Qualcosa da cui nemmeno un Dio potesse fuggire neanche in migliaia di anni! Così Zeus affidò tale compito ad Efesto, e il risultato fu la creazione di queste catene. Tuttavia Zeus non credeva che Efesto avrebbe mai potuto imprigionare Prometeo, per via del loro stretto legame, così affidò tale compito a me e a mia sorella, Bia! Così Efesto fu costretto ad insegnarci come creare queste catene e, ironia della sorte, ora imprigionano anche lui! Se nemmeno loro due sono riusciti a liberarsi, tu resterai sopraffatto dalla loro forza!»
«Stardust Revolution!» – Neven con tutte le sue forze cercava invano di liberarsi, senza inizialmente rendersi conto di ciò che gli stava accadendo.
«È inutile dimenarsi!»
Kratos sembrava divertito dalla scena, tuttavia anche se in pieno controllo della situazione per qualche motivo aspettava a dare il colpo di grazia al dorato.
Dopo diversi secondi Neven si rese conto che le forze lo abbandonavano sempre più.
"Che succede? Non riesco a muovermi, il mio corpo non risponde più! Non posso... non posso cedere ora!"
«Ancora non hai capito, Cavaliere? Più cerchi di liberarti più le Chains of Exile assorbono e disperdono il tuo Cosmo! Se continui ti ucciderai da solo!»
«Bene! Meglio morire cercando di liberarmi dalla tua morsa, che perdere la speranza e arrendermi! Athena e i miei compagni hanno bisogno di me! Non mi arrenderò mai e se questo dovesse costarmi la vita, accoglierò la morte a braccia aperte!»
«Sei valoroso, Cavaliere! E questo lo rispetto! Non molti umani hanno il coraggio, l'onore e la fedeltà alla propria Divinità che tu stai dimostrando! Per questo ti finirò velocemente!»
«Absolute Oblivion!» – in meno di un secondo una fitta coltre di nubi nere avvolse il dorato, inghiottendolo nell'oscurità, così Kratos, convinto della vittoria, si diresse verso il palazzo.
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Saint Seiya - Origins
Fiksi PenggemarAi tempi dell'antica Grecia, era di grandi eroi e di epiche battaglie, l'equilibrio tra le divinità iniziò ad incrinarsi quando la custodia della Terra e della sorte degli esseri umani venne affidata ad Athena. Da sempre quel dominio allettava molt...