IV - Rinforzi Dorati

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Da quel fatidico giorno, gli abitanti di Rodorio, aiutati da alcuni Cavalieri e guardie del Tempio, ricostruirono il villaggio in poco tempo. Neven, così poté realizzare l'arena da lui ideata e l'ampliazione del Tempio, insieme al miglioramento delle sue difese. Da quando Poseidon aveva fatto strage dei guerrieri di Atena, il Tempio non mai stato così poco difeso. Neven affidò ad alcuni Cavalieri la missione viaggiare alla ricerca di giovani da addestrare e in caso da riportare al Tempio. Intanto, molti ragazzi di Rodorio, tra cui Gyon e i suoi fratelli attendevano con ansia il Cavaliere che avrebbe dovuto addestrarli. Secondo le parole di Neven era un Dorato, che aveva combattuto con loro in passato, partecipando alla celebre spedizione ad Atlantide, e che dopo la fine della Guerra Sacra si era ritirato, come molti, per motivi personali.
Apparve in lontananza il valoroso guerriero, in sella a un cavallo bianco, talmente veloce che pareva fendere il vento. Si recò al cospetto di Atena, dopo cinque anni dall'ultima volta che la vide. La giovane lo fissò per diversi istanti, intuendo in lui una tristezza infinita mista ad altrettanta voglia di riscatto. Sul viso i segni degli anni cominciavano a vedersi così come tra i lunghi capelli biondi ne spuntava qualcuno grigio. Arrivato al cospetto di Eiren s'inginocchiò rivolgendole i saluti dovuti.
«Mia Dea, quanto tempo ormai! Vedo con piacere, che siete cresciuta molto, in questi anni. Il Generale ha fatto un ottimo lavoro. Mi presento al vostro cospetto per riprendere, col vostro consenso, il ruolo che anni or sono lasciai per curarmi della mia famiglia»
«Ho saputo delle sventure che ti hanno colpito e scorgo benissimo sul tuo viso le cicatrici che ti hanno lasciato. Sono felice di constatare che nonostante tutto non ti sia perso d'animo!»
«La ritrovata grinta la devo a voi, che avete mandato Equos a cercarmi. Se non fosse arrivato al momento giusto, probabilmente sarei morto nel sonno, schiacciato dal crollo della mia amata Argo! E perciò, devo ringraziare, oltre che lui, anche voi. Non so esprimere la mia gratitudine per questa provvidenziale chiamata, se non col dare tutto me stesso nel compito di essere Cavaliere»
«Alzati nobile discepolo di Crotus! Sarai nuovamente il custode del Sagittario»
«Grazie, mia Dea non vi deluderò!»
La Dea con lo scettro indicò il nobile guerriero e accanto a lui si materializzò lo scrigno d'Oro della sacra Armatura. Gli occhi gli luccicarono alla vista dello scrigno, i ricordi di un tempo più felice si ammassavano l'uno sull'altro in un'euforia di gioia e nostalgia. Prese allora lo scrigno e lo caricò sulle spalle. La Dea rientrò nel Tempio, mentre lui stava per dirigersi in quella casa, dove un tempo aveva abitato. Durante il tragitto ebbe una bella sorpresa.
«Ohhh! Giasone, amico mio!» – esclamò Neven che tornava dal villaggio per osservare i lavori, ben fatti dai suoi Cavalieri. Era seguito, da una dozzina di giovani, che riconosciuto il nome quasi leggendario, si entusiasmarono – «È bello rivederti. Mi dispiace per tutto quello che ti è capitato in questi anni!»
«Non si preoccupi Generale!»
«Ancora con quel Generale, ti ho sempre detto di chiamarmi semplicemente Neven! Comunque sia, guarda cosa ti ho portato. Questo sarà il tuo primo compito. Dovrai addestrarli e chi di loro sarà meritevole, diventerà Cavaliere!» – I ragazzi erano in fermento, onorati di essere addestrati dal grande Giasone in persona.
«Ora dirigetevi all'arena, che noi stiamo arrivando!» – ordinò ai ragazzi in preda all'entusiasmo.
Entrarono nel Tempio e andarono nelle stanza di Neven. Sedutisi al tavolo, Giasone confuso e incuriosito, chiese al Generale.
«Addestrarli? Nessuno è mai stato addestrato all'essere Cavaliere, tranne forse Keren ma lui ci è nato. A proposito è diventato Cavaliere? Mi ricordo che seguiva il giovane Ulisse come se fosse la sua ombra...»
«Si ha preso proprio il suo posto»
«È vero che i Cavalieri vengono scelti se meritevoli, tuttavia non è detto che non si possa crescere qualcuno, o meglio addestrare qualcuno in modo che sia meritevole. In ogni caso, a causa della guerra siamo rimasti in pochi al Tempio e abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile per fronteggiare i nemici che sicuramente approfitteranno del momento»
«Capisco, quindi la situazione è grave! Invece il gemello rimasto, come ha preso la notizia che la sorella sta causando la più grande guerra che si sia combattuta?»
«Non è al Tempio! Anche lui si è ritirato poco dopo di te, anche se non ne conosco i motivi. Si dice adesso che entrambi i dioscuri siano morti!»
«Immagino invece Achille e Patroclo siano già partiti! Ci avrebbero fatto comodo quei due scalmanati! Per non parlare di Ulisse! Aveva sempre un piano, pur se contro un Dio!» – scosse la testa sorridente, ricordando i valorosi compagni.
«Non perdiamoci nei ricordi, né avremmo un'infinità!» – tagliò corto Neven – «Addestrerai quei ragazzi, spiegando loro, nel modo migliore che riesci a trovare, il Cosmo. Tra quei ragazzi, c'è chi lo ha già manifestato spontaneamente... Non so se ricordi quel bambino che cercava di intrufolarsi nel Tempio per giocare con la Divina Atena?»
«Certo che ricordo!» – disse ridendo – «Io stesso, in più di un'occasione, lo allontanai, non troppo gentilmente! E perciò quella peste ha manifestato il Cosmo! Interessante... ma c'era da aspettarselo immagino»

I giovani aspiranti Cavalieri erano giunti all'arena e attendevano già da diversi minuti l'arrivo del Cavaliere. Uno di loro, allora avanzò una proposta:
«Perché non iniziamo ad allenarci? Almeno così passiamo il tempo! Gyon, vuoi farti sotto oppure te la fai sotto!»
«Farmela sotto?! Per chi mi hai preso!»
I due iniziarono ad azzuffarsi e durante la lotta Gyon si accorse che c'era qualcuno nascosto all'entrata e distratto dai lunghi capelli lilla, ebbe la peggio. Rialzatosi cercò di nuovo con gli occhi la giovane Eiren, ma non la rivide. "Sarà stata una mia impressione!" pensò tra sé.
Gli altri ragazzi cominciarono ad allenarsi e non ad azzuffarsi senza un vero e proprio motivo come erano soliti fare i tre fratelli.
Giasone, raggiunta l'arena, si accorse che la Dea era lì ad osservare i ragazzi che si allenavano.
«Atena!» – esclamò – «Non dovrebbe andare in giro da sola!»
La giovane non rispose, abbassò lo sguardo evidentemente rattristata. Giasone intuendo cosa potesse preoccuparla, le sorrise e si sedette ai piedi della colonna di fronte a lei.
«Immagino cosa vi possa turbare, ma su via, non si preoccupi...» – le porse la sua mano e continuò – «Lasci che la riaccompagni al Tempio, le prometto che li addestrerò nel miglior modo possibile!»

Nel frattempo Neven stava riposando nella sua stanza quando una luce dorata che veniva da fuori lo svegliò. Accorso all'entrata quasi gli prese un colpo per ciò che vide.
«Non ci posso credere!» – esclamò il Cavaliere dell'Ariete, alla vista di un fascio di luce che era arrivato proprio davanti l'entrata del Tempio. Avvolto dal manto lucente c'era Polluce dei Gemelli, sempre giovane come un tempo, quasi che quegli anni per lui non fossero passati.
«Quanto tempo, nobile Neven!»
«Saluti a te Dioscuro! Sono lieto di vedere che le voci che giravano sulla tua morte siano false»
«Scusate se ho tardato... purtroppo porto notizie allarmanti! Non appena ho saputo, subito il mio pensiero si è rivolto alla sicurezza del Tempio!»
«Perché sei qui? Il tuo posto non dovrebbe essere accanto alla tua amata sorella?»
«Elena non vuole la mia protezione! Ilio intera la sta proteggendo e poi non posso più salvarla dai problemi che causano i suoi spasimanti. Ormai il danno è fatto! Il suo sventurato amore porterà alla rovina Re di ogni dove. Nessuno vincerà questa guerra e nel frattempo il Tempio rimane vulnerabile.»
Neven sapeva che anche se non lo dava a vedere, Polluce era veramente preoccupato per la sorte della sorella, tuttavia il Dioscuro sapeva perfettamente che Troia non sarebbe caduta in poco tempo e tal fatto forse lo rassicurava. In ogni caso, Neven rimase dubbioso sul perché Polluce non fosse accanto alla sorella. Forse perché l'altra sorella era sullo schieramento opposto, in quanto moglie di Agamennone? Per qualche ordine divino? Si diceva, infatti, che i Dioscuro vivesse sull'Olimpo, anche se alcune dicerie negli ultimi anni lo ritenevano morto. Quale che fosse la verità, certamente, il figlio di Zeus era davanti a lui, pronto per combattere ancora una volta al fianco di Atena e qualunque fosse il motivo, Polluce diventava sempre cupo quando si trattava dei suoi fratelli, perciò Neven non volle indagare oltre.
«Capisco» – concluse Neven, mentre accanto a lui compariva lo Scrigno d'Oro dei Gemelli – «Beh se questo è ciò che vuoi... Sarai ancora una volta il custode dell'Armatura dei Gemelli. Ma piuttosto, raccontami cosa hai scoperto!»

Giasone, dopo aver riportato Atena nelle sue stanze, si recò presso i giovani che lo attendevano nell'arena. Avevano già iniziato ad allenarsi, anche se a lui sembravano un mucchio di ragazzini che facevano confusione. Era fermo lì a guardarli senza fare niente, preoccupandosi di non avere la pazienza necessaria ad addestrarli.
«Fanno più paura dei Marine, vero?» – gli chiese scherzosamente Polluce che lo ebbe raggiunto dopo aver "fatto rapporto".
«Eh si! Non so proprio da dove iniziare, sono confusionari al limite dell'assurdo»
«Ti aspetta un lavoraccio, ma permettimi di aiutarti almeno all'inizio!»
Il Dioscuro levò la mano e in particolare l'indice verso i ragazzi che all'improvviso caddero come se fossero svenuti.
«Che hai fatto?» – chiese Giasone sotto "shock".
«Ah! Tranquillo si sveglieranno fra un'ora o due... magari anche tre. È una versione modificata e molto leggera del mio Genrō Ken, stanno facendo solo un brutto incubo... per fargli capire cosa li attende»
«Non sono pronti per una cosa del genere!» – replicò Giasone, inizialmente un po' infuriato.
«Ovviamente non sono pronti! Ma da un fallimento si può solo imparare»
«Beh non so se ringraziarti, oppure colpirti!» – rispose poi con più calma –«Non mi piacciono le manipolazioni, cosa in cui tu sei sempre stato molto bravo. Anche sull'Argo dovevi sempre fare qualche giochetto mentale!»
«Dai su! Che ti aspetta un lavoro infinito... Piuttosto hai saputo di Medea?»
«Che cosa dovrei sapere?»
«Si dice che sia tornata in patria dal padre Eeta dopo...»
Il silenzio scese tra i due, al pronunciar, di Polluce, quelle parole. Polluce si accorse subito di essere stato indelicato e dopo qualche secondo si scusò.
«Non preoccuparti... E così è tornata dal padre... il dolore deve averli fatti riconciliare, piuttosto non so se ti è arrivata la notizia di Teseo?
«Intendi che insieme a Piritoo sarebbero sopravvissuti alla Guerra Sacra e in seguito imprigionati nel Tartaro? Si ho sentito queste voci, ma se sono vere non credo che li rivedremo presto!»
«Beh non si può mai dire!»
«Sai qualcosa che ignoro?»
«Venendo al Tempio mi sono fermato in un villaggio, e ho visto due uomini che sono quasi sicuro che fossero loro. Se sono riusciti a liberarsi ciò potrebbe significare che siano passati dalla parte di Hades. D'altronde sospettiamo che Hades recluti fin dalla Guerra Sacra contro Poseidon!»
«Potrebbe essere che Hades stia reclutando ma che si muova ora né dubito. Hades non è stupido e sa di non aver ancora la forza per fronteggiare Atena, invece è da Ares che dovremmo guardarci!
«Da Ares? Perché?»
«Ha già assemblato intere legioni di guerrieri... Si fanno chiamare Berserkers... Ho visto Efesto, incatenato, forgiare loro Armature di mirabile fattura... Sono simili alle nostre, ma Ares ha aggiunto un ingrediente: Il sangue... tanto sangue... soprattutto di animali feroci, ma non solo... anche uomini e in alcune addirittura il suo. Tutto ciò insieme a parti di animali morti o sotto forma di polvere mista alla lega dell'armatura o mantenendola integra nel corpo principale, come se fosse un simbolo. Queste armature, chiamate Hauberks, sono, inoltre, ricoperte dalle pelli degli animali feroci che i loro possessori hanno ucciso... rendono i guerrieri dieci se non cento volte più forti, per non parlare di ferocia e crudeltà. Ho visto l'effetto su uno di loro e da che i suoi poteri potevano essere pari a quelli di Cavalieri di Bronzo è diventato forte quasi quanto un Dorato. Mentre combatteva sembrava posseduto dalla furia stessa di Ares, una furia inaudita... In tutta la mia vita non ho visto una cosa del genere. Chiamano quella furia Berserksgangr...»
«Quindi saranno loro il nostro prossimo nemico! Questi guerrieri psicopatici?»
«Ho tenuto d'occhio in questi anni i possibili nemici di Atena e posso dire con certezza che l'unico ad aver radunato guerrieri è Ares. Inoltre lui così come la maggior parte di loro, non si è reincarnato né sta possedendo il corpo di un umano. Ciò da un lato costituisce un vantaggio perché da ciò che ho potuto capire frequentando l'Olimpo è che loro tengono moltissimo al loro corpo originale... quindi dopo quello che è successo a Poseidon saranno cauti per evitar di perderlo. Dall'altro un Dio nel suo corpo originale è molto più forte di quando possiede o si reincarna in corpo umano. Perciò è assolutamente necessario rinfoltire i ranghi in vista di una nuova Guerra Sacra»
«Non si rendono conto quanto sono importanti» – disse infine riferendosi ai quei giovani ancora privi di conoscenza.
Un silenzio perdurò, poi tra i due, per diversi minuti, mentre erano intenti a fissare i giovani ragazzi che affrontavano la loro prima prova.
«Avranno davanti a loro una vita difficile!» – disse Giasone – «Ma a quanto pare ti sbagliavi, Polluce!... Guarda i primi tre si stanno rialzando e non è passata neanche mezz'ora!»
«Interessante! Voi tre dite i vostri nomi!» – esclamò Polluce
«Gyon»
«Altair»
«Deneb»

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