Capitolo 3

1.2K 72 14
                                    


Raven prese la cartina della città, poi saltò sulla moto e partì. Tijuana era una desolazione, un po' come il resto del mondo. La periferia sembrava abbandonata da secoli. Non c'era traccia di vita, le poche auto abbandonate erano distrutte, addirittura bruciate. Ogni tanto si vedeva un cadavere in stato avanzato di decomposizione, ma pareva non esserci traccia nemmeno di quei morti rantolanti che ancora camminavano.

Si spinse più verso il centro, e la concentrazione dei veicoli distrutti qua e là, iniziò ad aumentare. Di tanto in tanto, incrociava qualche vagante che a fatica si trascinava per le strade, rianimandosi un pochino vedendola passare sulla moto. Un colpo di arma da fuoco la fece inchiodare all'istante. La gomma posteriore bloccata scivolò sull'asfalto completamente bloccata per la brusca frenata, e la moto si intraversò leggermente prima di fermarsi. Mise il mezzo sul cavalletto contro un muro, prese le armi dalle valige, e con cautela proseguì a piedi verso quel vociare umano che già da li sentiva chiaramente.

I morti erano pericolosi, bastava un morso e saresti diventato uno di loro, un essere strisciante comandato solo dall'istinto di mangiare qualcosa di vivo. I vivi però spesso erano peggio. ormai regnava la legge della giungla, solo il più forte sopravvive, e al posto che aiutarsi verso il nemico comune, si ammazzavano a loro volta incrementando l'inarrestabile esercito di zombi. Come ben pensava, quei vivi che stavano facendo baldoria da sopra un paio di pick up, erano quelli della peggior specie. Probabilmente erano i superstiti di qualche cartello della droga messicano, o forse erano gli uomini del tiranno che stava cercando. Sentì uno strano strisciare dietro di se, poi il puzzo di putrefazione le inondò i polmoni, tutto quel frastuono stava attirando i morti. Con velocità estrasse il pugnale, colpì con un calcio in pieno petto il vagante che cadde a terra, e lo finì con la lama. Non c'era più tempo, se non voleva trovarsi nel bel mezzo di una battaglia per la sopravvivenza con quei cosi, doveva andarsene subito. Corse fino la BMW dello sceriffo, la mise in moto e sfrecciò via per la strada nella direzione opposta di quella banda. Poco dopo arrivò all'esterno di una specie di centro commerciale, o più che altro di quelli che sembravano i resti di un vecchio mercato coperto dall'aspetto pittoresco. Vide un uomo in bicicletta e lo seguì a piedi, pochi isolati dopo trovò una piccola comunità ammassata in quello che pareva un rifugio per senzatetto. Quella gente viveva in un vicolo, i più fortunati in una tenda e gli altri baraccati in costruzioni fatte con scatole di cartone. Si avvicinò e notò che tra di loro c'erano anche un paio di bambini, intenti a giocare con una palla ormai consumata e sgonfia. Un tiro sfuggì all'esterno del campo, ed atterrò proprio a poca distanza da Raven, che se ne stava schiacciata dietro l'angolo di uno dei tanti edifici decadenti ed abbandonati della zona. La ragazza agganciò il fucile a tracolla mettendolo dietro la schiena e si chinò a prenderlo. Il bambino che stava correndo a prendere il pallone si bloccò immediatamente, ed uno degli adulti che osservava la scena si impietrì, sbiancò ed intimo il ragazzino di non andare, di tornare indietro. Raven si inginocchiò e tendendo il braccio con il pallone verso il piccoletto sfoderò quel poco di spagnolo che ricordava.

- No voy a hacerte daño. – Non voglio farti del male, gli disse in tono amichevole con uno dei suoi più dolci sorrisi. Ma il bambino non avanzò. – Toma. – Prendi, aggiunse facendola rotolare nella sua direzione. Il bambino sorrise flebilmente, afferrò il pallone, e corse subito via.

Da quando le persone avevano il terrore di incrociare altre persone? Eravamo tutti sulla stessa barca da anni ormai, ma nessuno si fidava di nessuno, e addirittura tutti avevano paura di tutti.

- Quién eres tú? – Chi sei? Chiese un uomo alle sue spalle.

- Tenente Raven Reyes, marina degli Stati Uniti. – Disse voltandosi lentamente con le mani alzate. – Conosci la mia lingua? – Gli chiese con calma osservandolo mentre teso stringeva sopra la testa il tubo di ferro tra le sue mani.

Till The World EndsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora