Capitolo 44

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Per le prime ventiquattro ore, Victor non era praticamente mai uscito da quel laboratorio, lui e il Dottore si erano alternati a sonnecchiare sulla poltrona, per poter monitorare al meglio le condizioni precarie del Comandante. Dopo quel primo arresto cardiaco, la situazione, anche se sul filo di un rasoio, si era stabilizzata. Elyza non si era più svegliata, talvolta il suo respiro si faceva più pesante, quasi simile ad un rantolo, la temperatura seppur alta, era rimasta sotto ai livelli preoccupanti, e le sue iridi dell'azzurro più cristallino si erano scurite nel blu dell'oceano. Ma almeno ancora non si era trasformata.

Strand se ne stava lì pronto ad intervenire, aveva promesso alla bionda, che non l'avrebbe lasciata vivere come uno di quegli esseri derelitti che popolavano il mondo moderno dell'apocalisse, ed ora che l'intero bazar sembrava sconvolto dal cambio di potere, voleva mantenere fede a quella promessa, mantenendosi al sicuro all'interno di quel laboratorio. Il secondo, giorno le cose erano rimaste invariate, la fisiologica iniziava a scarseggiare, ed in quelle condizioni prolungate, ci sarebbe stato bisogno anche inserire un sondino nasogastrico per l'alimentazione. Victor dovette uscire a recuperare l'occorrente, fortunatamente, aveva accumulato qualche scorta in quella casetta poco distante dal bazar, così da lasciare Elyza il minor tempo possibile sola con il Dottore.

I giorni passavano uno dopo l'altro, e il Comandante sembrava essere caduta in un coma profondo dal quale non sapevano se si sarebbe mai svegliata, ed il Dottor Jackson, non si capacitava proprio di ciò che stava accadendo. Faceva continui prelievi ed esami, ed ogni giorno il sangue aveva una tonalità sempre più scura. Fino a diventare praticamente nero.

Il segno del morso sulla schiena, si era in parte rimarginato, ma i contorni della ferita erano ancora inviperiti dall'infezione, le croste erano contornate di un rosso acceso, e i vasi sanguigni visibili più vicini alla ferita, sembravano del colore del carbone. Victor iniziava a perdere le speranze, mentre al contrario Eric, il Dottore, sembrava affascinato da questo misterioso comportamento del virus.

Il settimo giorno qualcosa cambiò, il respiro di Elyza era sempre più soffocato, il cuore affaticato, ed il bip del monitor sempre meno frequente. Qualcosa stava variando, e non sembrava affatto essere un buon segno. Lex inspirò a fatica, quasi soffocata, ed il monitor accanto al letto tornò a segnare una linea piatta.

- Porca puttana! – Gridò il Dottore frustrato ribaltando per la rabbia il carrello accanto al letto. Nessuno era mai durato tutti quei giorni dopo un morso, e dopo tutti quegli sforzi, non poteva aver fallito anche quella volta.

- Questa volta è davvero finita Doc. – Bisbigliò Victor guardando al suolo arreso. Eric non poteva credere che si fossero arresi così entrambi, eppure il Comandante aveva smesso di respirare, ed il suo cuore aveva cessato ancora una volta di battere, e quella volta Strand non sembrava affatto intenzionato a fare nulla per salvare la situazione.

- No cazzo! – Imprecò Jackson ancor con più rabbia, sbattendo violentemente un pugno sul torace della sua paziente. Victor si alzò dalla seggiolina sfilando dal fodero in pelle il pugnale, si avvicinò di un passo al letto, pronto a porre fine alle sofferenze di quella ragazza, come le aveva promesso. Ma proprio quando alzò il braccio armato, il respiro annaspante in cerca di ossigeno della bionda riprese, ed il monitor iniziò a segnalare il ritorno del suo battito cardiaco. – Cristo! – Esclamò il Dottore ritraendosi spaventato. – Porca puttana è ancora viva! – Affermò incredulo ma felice mentre gli occhi si Elyza faticosamente lottavano con la luce della stanza per riuscire a stare aperti, e Victor le si avvicinava rinfoderando il coltello.

- Lex? – La chiamò facendole ombra sul viso, frapponendosi tra lei, e la fastidiosa lampada al neon appesa al soffitto. – Hey Comandante... - Disse con un sorriso sghembo, quando gli occhi blu della bionda si puntarono verso di lui. Elyza aveva un aspetto orribile. Occhiaie marcate, labbra screpolate nonostante le continue flebo per tenerla idratata, e quel tubo che le entrava dal naso non la rendeva certamente più in forma. – Come ti senti? – Domandò con gentilezza mentre il respiro della ragazza si calmava tornando ad un ritmo normale.

Till The World EndsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora