L'incontro inaspettato

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- Come procede a Los Angels piccola?- domandò Gérard sorseggiando il suo caffè amaro. 

Dopo diversi abbracci e pianti,la famiglia Moreau al completo,si era seduta a tavola per il pranzo. Béatrice aveva finalmente scacciato dalla sua mente tutti i pensieri negativi,e tra le risate e le battute pungenti dei suoi genitori,si era ritrovata finalmente rilassata come non le capitava da tempo. Aveva saputo che gli affari nella galleria d'arte dei suoi papà,andava tutto a gonfie vele; si erano intestarditi con un artista emergente che secondo loro aveva la stoffa per diventare qualcuno,così gli avevano dato la possibilità di esporre le proprie opere nella loro galleria. Amélie e Nina invece,stavano avviando le pratiche per aprire un Centro d'accoglienza per le ragazze madri e le donne vittime di violenza. Per Béatrice era stato un vero colpo al cuore,cuore che si riempì di cosi tanto orgoglio che temette di restarne sopraffatta. 

Aveva sempre ammirato la forza e la tenacia delle donne che l'avevano cresciuta,cercando di inculcare anche a lei quella determinazione che da ragazzina le era mancata,ma che poi invece aveva trovato dietro le mura del Quartier Generale dell' F.B.I. Non era solo la pistola a infonderle sicurezza,ma bensì tutto il percorso che aveva affrontato prima di stringere la sua Glock tra le mani. Gli studi affrontati fino a notte fonda,le prove di sopravvivenza,l'addestramento rigido,i casi che ogni giorno il suo Superiore gli faceva trovare nella scrivania... c'era tutto un mondo dietro la sicurezza che ora traboccava dal corpo di Béatrice,e lei avrebbe fatto l'impossibile perché quella determinazione non scemasse mai. 

- Va bene papà... ora mi sono presa una pausa per il matrimonio di Gwen,e l'ultima cosa a cui voglio pensare è il lavoro- rispose Béatrice lasciando cadere il proprio corpo a peso morto sul divano. 

Mathias la guardò intensamente. - Stai mangiando amore mio? Ti vedo un pochino sciupata-

- Sto mangiando papà,- sbuffò con un leggero sorriso,- e solo che questa settimana è stata abbastanza pesante. Credo andrò a letto per un paio d'ore- 

Detto questo salutò tutti,e a passi pesanti si avviò in quella che sino a sei anni prima era la sua camera da letto. Béatrice non ci entrava da quando aveva preso il diploma ed era partita,lasciandosi alle spalle tutto il dolore e il rancore che portava dentro di sé. Inspirò ed espirò per un pò,la mano stretta attorno al pomello d'ottone,il cuore prepotente e furioso che batteva nel petto. 

Avanti Béatrice,è come un cerotto... uno strappo secco e sordo.

Girò la maniglia,e si ritrovò catapultata ai suoi diciassette anni. 

Con passi lenti e misurati entrò dentro la stanza,e per pochi secondi le parve di non essere mai andata via. Le pareti erano sempre di quel bianco perla che tanto aveva desiderato appena arrivata a Detroit,c'erano ancora alcune foto di lei a Parigi,con alcuni compagni dell'asilo e delle elementari, la foto del suo diploma,scattata prima di uscire da quella stanza insieme ai suoi genitori, le foto buffe che solo Gwen riusciva a staccare durante i loro pigiama party. Si guardò intorno,come una trottola impazzita: il letto a baldacchino troneggiava al centro della stanza,le lenzuola blu notte e la leggera trapunta bianco sporco posata sopra con accanto i comodini neri e laccati. La scrivania dai piedi bianchi e il vetro spesso e nero era ancora ferma nella parete parallela al letto,con accanto il suo armadio blu e bianco. Il tappeto nero e morbido ricopriva gran parte del parquet in legno,dandole la possibilità di sfilarsi le scarpe e immergerci i piedi nel soffice tessuto. 

Camminò lentamente Béatrice, gli occhi che guardavano il tutto e il niente. Accarezzò il marmo freddo della scrivania,arrivò davanti all'armadio e lo spalancò: li,ora,riflessa non c'era più quella ragazzina. Quello specchio che tanto aveva odiato adesso,rifletteva la figura di una donna dallo sguardo battagliero e la postura fiera. 

- N.E.R.D. - Nata. Emarginata. Rigenerata. Desiderata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora