La verità del passato

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- Venivo sempre qua,le notti in cui non riuscivo a dormire... - sussurrò Béatrice guardandosi attorno.

Erano al Campus Martius Park,il cuore pulsante di Detroit. Un enorme parco che offriva al pubblico di tutto: dalle piste di pattinaggio ai monumenti storici,dalle distese di prati verdi ai ristoranti più famosi. Alec e Béatrice avevano finito di cenare in silenzio; dopo la confessione a cuore aperto di lui, Bibì si era chiusa in sé stessa. Era diventata scostante,persa nei suoi pensieri. Aveva punzecchiato il cibo senza assaporarlo davvero,teneva il volto basso,senza riuscire a guardare negli occhi l'uomo che aveva a pochi centimetri di distanza. Era stato devastante sentirlo parlare,devastante vedere quelle maledette immagini passarle davanti agli occhi. Tutto il suo passato scaraventato con forza su di lei,che ogni giorno lottava per dimenticare e andare avanti. Alec aveva rispettato il suo silenzio,seppur dentro di sé stesse impazzendo,aspettò con calma che Béatrice tornasse da lui,che fosse nuovamente presente,con gli occhi che brillavano e il sorriso sulle labbra.

Non si era pentito di averle detto tutte quelle cose,non si era pentito per niente di essersi aperto con lei,e di averle spiegato com'era da ragazzino e il perché lei fosse diventata la sua vittima. Alec voleva essere sincero al cento per cento,e se questo l'avrebbe portato a perdere Béatrice,beh ci sarebbe rimasto male,ma almeno non si sarebbe portato dietro il rimpianto di non averci provato,e sopratutto il rimpianto di non averle chiesto scusa, anche se sapeva che, quella parola aveva davvero poca importanza,in confronto a quello che Bibì aveva dovuto sopportare.

- Sono nata in Francia, il venticinque Marzo dentro un magazzino abbandonato, - spezzò il silenzio Béatrice continuando a camminare, - i miei veri genitori mi hanno avvolta in delle coperte e lasciata davanti alla porta di un orfanotrofio. Sono rimasta tra quelle mura per pochissime settimane,poi sono stata adottata. Gérard e Mathias si erano sposati da poco tempo e volevano a tutti i costi avere un figlio,così sono venuti a fare un giro nel mio orfanotrofio e appena mi hanno vista,è stato amore a prima vista,da quanto mi hanno raccontato loro. Ero una bambina che non stava mai ferma,papà dice che ero una sottospecie di trottola impazzita,- ridacchia,strappando un sorriso anche ad Alec,che ascolta assorto le sue parole. - Ho sempre amato mangiare,da che ricordo dove c'erano montagne di cibo,c'ero io. Da bambina alcuni chili in più non hanno importanza,ma una volta che inizi a crescere diventa più difficile riuscire a farti accettare dalle persone. A Parigi però non avevo problemi; tutti i miei compagni di scuola mi accettavano così com'ero,con quelle trecce orribili,gli occhiali giganti e il peso esagerato... -

Alec sospirò,abbassando il capo. Voleva sapere ogni cosa su Béatrice,ma in quel momento,dentro di sé,sentii che quello che lei avrebbe raccontato,per lui non sarebbe stato poi così semplice da digerire.

- A quattordici anni i miei si sono voluti traferire a Detroit per aprire un altra galleria d'arte. Dio,i primi giorni che mi diedero la notizia gli ho odiati con tutta me stessa. Non potevo separarmi dalla mia città,a Parigi avevo tutto: una vita che amavo,i voti alti a scuola e sopratutto degli amici con cui passare il mio tempo. E stata una cosa devastante separarmi da loro e andare via dalla mia terra,non lo accettavo... ma dovevo farlo,per i miei genitori. Non mi è mai importato del fatto che ad avermi adottato fossero stati due uomini,loro erano perfetti... due padri amorevoli,giocherelloni,complici e leali. Con loro ero semplicemente Béatrice,quella che amava le serie poliziesche,che si sentiva una specie di Lara Croft in versione obesa... ero felice,con loro ero felice. - si fermò sotto un grande albero Béatrice,e guardando di sottecchi l'uomo al suo fianco decise di sedersi. Se quella era diventata la serata delle confessioni a cuore aperto,Béatrice non gli avrebbe risparmiato neanche un piccolo e insignificante dettaglio.

- Quando sono entrata al liceo mi sono detta " Ok Béatrice,sarai la nuova per alcuni giorni,perciò niente panico se ti guarderanno o ti faranno scherzi,infondo ci stà... farai amicizia e ti integrerai nella massa"... ero davvero convinta di quelle parole,al tempo. Il primo giorno è stato vivibile,si,venivo additata nei corridoi,non solo per essere quella nuova ma perché pesavo quanto tre ragazze messe insieme,ma non era andata poi così male. Speravo che i giorni a seguire fossero leggermente diversi,certo ero sempre al centro dell'attenzione,ma sapevo che sarei riuscita a gestirlo... - scrollò le spalle e serrò forte gli occhi. Ora arrivava il momento peggiore da raccontare. - Era il ventinove settembre e la campanella era appena suonata,io stavo finendo di prendere i libri per la prima ora di lezione,e all'improvviso dalle porte sei entrato tu... -

- N.E.R.D. - Nata. Emarginata. Rigenerata. Desiderata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora