7-out

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Quella mattina mi svegliai con un forte mal di testa, della sera precedente ricordavo poco o niente e il che non era un buon segno.
Era presto, forse le 7 o poco più tardi.
Ero ancora vestita come il giorno prima, a coprirmi c'era una semplice coperta che per lo più era caduta a terra, non dovevo aver dormito molto bene.
Mi alzai a fatica dal letto e barcollando andai verso la porta, andai in bagno, mi lavai il viso e i denti, spazzolai i capelli e li legai in una coda alta.
Tornai in camera e quel doloroso mal di testa ancora persisteva, mi sedetti sul davanzale della finestra e lo sguardo cadde nella camera di fronte alla mia.
Non era nella stanza, il letto era disfatto e c'erano delle cose sparse sopra ad esso.
Presi dall'armadio dei vestiti comodi e li indossai senza badare cosa fossero effettivamente.
Misi gli anfibi e buttai qualcosa a caso nella borsa tracolla, era più comoda dello zaino visto che dovevo portare la faretra.
Infilai la pistola nella fondina, presi dei proiettili, i coltelli e l'arco.
Tornai davanti alla finestra e lo vidi mettersi il cappello, già pronto e armato.
Ci scambiammo uno sguardo d'intesa e ognuno uscì dalla propria stanza.
Cercai di fare meno rumore possibile ma gli scarponi non aiutavano nell'impresa.
Prima di uscire riempii una borraccia con dell'acqua e rubai qualcosa dalla dispensa.
Passai per l'ingresso e notai un ombra nel salone, sul divano c'era un bellissimo esemplare di Daryl Dixon dormiente, con un cuscino in faccia e una coperta sulle gambe.
Mi ci volle tutto l'autocontrollo possibile per non scoppiare a ridere e per non svegliarlo, gli sistemai quella coperta fino alle spalle provando un forte senso fraterno neo sii confronti.
Uscii di casa e mi trovai davanti un più che raggiante Carl che mi stava aspettando in veranda.
<buongiorno Scarlett>
<buongiorno Grimes> dissi di rimando.
Lo raggiunsi in strada e ci incamminammo verso il lago.
<dormito bene?> chiese.
<si ma non puoi immaginare il mal di testa che ho> passai distrattamente una mano sulla tempia sentendo la vena pulsare leggermente.
<beh ieri sera non eri del tutto lucida> rise.
<non mi ricordo nulla, te lo giuro, ho il vuoto totale>
<proprio niente?> domandò insistente.
<no perché? Ho fatto qualcosa di strano?>
Della sera prima davvero non ricordavo nulla, sembrava di avere un vuoto di molte ore.
L'ultima cosa che ricordavo ero io che parlavo a vanvera e tutti gli altri che ridevano completamente a caso.
<no niente, tranquilla>
Stava mentendo e ne ebbi la conferma quando lo guardai intensamente negli occhi e lui distolse lo sguardo.
Lasciai perdere, eravamo arrivati davanti alle mura.
Salì lui per primo e non appena fu arrivato in cima iniziai ad arrampicarmi, scavalcai la recinzione e scesi lentamente per non farmi male.
Ci inoltrammo nel bosco, più ci allontanavamo e più ero felice, mi sentivo libera.
Anche lui sembrava diverso.
Quella strana aura che lo circondava sempre sembrava completamente svanita, era calmo, felice e diverso.
Mantenne però quella sua nota di mistero che mi faceva impazzire, la adoravo senza averne un motivo.
Lo guardavo sottecchi, sentivo una strana sensazione ogni volta che mi cadevano gli occhi su di lui, quando incontrava il mio sguardo ed entrambi sorridevamo, io arrossendo leggermente.
Passò quasi un ora in cui camminammo e basta, facendoci ogni tanto qualche battuta e uccidendo qualche vagante.
Poi mi venne un idea.
<corriamo> gli dissi e lui si voltò verso di me confuso.
<cosa?>
<corriamo!> esclamai, senza pensarci gli presi la mano e lo trascinai in avanti iniziando a correre.
Nel bosco si sentivano solo le nostre risate e il rumore di rami spezzati sotto alle nostre scarpe.
Ben presto fu lui a farmi strada mettendosi davanti a me senza mai lasciarmi la mano.
Ogni tanto si voltava a guardarmi, entrambi con il fiatone e leggermente rossi in viso.
Proprio mentre si girò verso di me inciampò in una radice finendo a terra, mi trascinò e caddi rovinosamente su di lui.
Ridendo mi sollevai leggermente finendo a pochi centimetri dal suo viso, la visiera del cappello che mi solleticava la fronte e il respiro pesante che si mischiava al mio.
<stai bene?> domandai guardandolo negli occhi.
Annuì ridendo.
<si scusa ti ho fatta cadere>
<non fa niente> mi spostai sdraiandomi di fianco a lui senza riuscire a smettere di ridere il che mi fece dimenticare delle nostre mani ancora intrecciate.
Non appena riprendemmo fiato ci voltammo entrambi l'uno verso l'altra.
Lui si fece serio e mi preoccupai per quell'improvviso cambio d'umore.
Mi sollevai a sedere avvicinandomi a lui che però rimase sdraiato.
<cos'hai?> chiesi.
<non ti ho detto la verità> esordì.
<riguardo a cosa?> domandai preoccupata, cosa mi aveva nascosto?
<ieri sera. È successa una cosa che non vorrei davvero ricordarti ma non credo sia giusto mentirti>
<cosa ho combinato?> la voce mi uscì in un lamento di rassegnazione, nemmeno a farlo apposta avevo combinato qualcosa.
<eri completamente ubriaca quindi ti ho aiutata a salire in camera, appena ci siamo sdraiati sul letto ti ho chiesto una cosa>
<che cosa?>
<perché lo avessi fatto, perché avevi bevuto tanto da non riuscire nemmeno a stare in piedi>
<e?> possibile che fosse così terribile da non riuscire a finire la frase? Spero di non avergli detto della prigione...
<tu mi hai raccontato una cosa>
<cosa? Cosa ti ho detto Carl?!> stavo iniziando a innervosirmi.
<mi hai parlato di tuo padre e di quello che faceva a te e a tua madre, che beveva ed era dipendente dalle droghe, che urlava cose orrende e ti picchiava>
Mi sdraiai di nuovo sentendo la testa scoppiare, il dolore era peggiorato, portai una mano sul viso a coprirmi gli occhi.
<merda...> sussurrai, perché non ero stata zitta? Perché la mia cazzo di bocca mi aveva messa nuovamente nei casini?
<allora è tutto vero?> domandò incredulo.
<non dovevi venirlo a sapere, nessuno doveva>
Ero furiosa, tremendamente incazzata con me stessa, nessuno doveva sapere del mio passato e ora lui lo sapeva, sapeva troppo di me, più di chiunque altro.
<non lo dirò a nessuno>
Non risposi, gli occhi divennero lucidi, le mani tremavano e sentii una morsa alla gola che mi impediva quasi di respirare.
Chiusi gli occhi mentre i ricordi tornavano a galla, ci avevo messo così tanto tempo a seppellirli nella mia mente che mi stupii di quanto poco fosse bastato per farli tornare vividi.
<non è colpa tua, lo sai vero?>
Al mio silenzio sospirò sonoramente per poi rincominciare a parlare.
<Shane...Shane era più di un semplice amico. È stato un padre quando pensavo che Rick fosse morto, è stato il mio migliore amico, il mio punto di riferimento sin dall'inizio. Mio padre e Shane erano entrambi nella polizia, erano migliori amici e quando mio padre è finito in coma dopo essere stato colpito da una pallottola in servizio lui si è preso cura di me e mia madre. Poi però mio padre è tornato dal mondo dei morti e Shane non riusciva a lasciarci andare così iniziò ad odiarlo perché lui aveva tutto ciò che desiderava. Un giorno dopo una finta messa in scena portò mio padre in un campo e tentò di ucciderlo, lui si difese uccidendolo, io assistetti alla scena e puntai la pistola verso di lui.
Mio padre pensava che l'avrei ucciso ma sparai a Shane che si era appena risvegliato. Era una delle prime volte che usavo una pistola, avevo 12 anni credo> non gli era stato facile dirmelo, lo sentivo dalla voce che tentava di controllare in ogni modo.
A quel Shane lui ci era molto affezionato, non mi sarei mai aspettata che potesse aver fatto una cosa del genere a quell'età.
Mi voltai verso di lui cercando i suoi occhi ma invece di voltarsi continuò a guardare in alto verso i rami degli alberi, allora mi avvicinai e gli presi la mano stringendola nuovamente nella mia.
Solo allora mi guardò, prima confuso e poi con espressione rilassata prendendo a sua volta la mia mano.
<adesso sai anche tu qualcosa di me> sorrise.
Gli sorrisi di rimando e tornai a guardare il cielo coperto dai grandi rami.

Humans Scare Me//Carl Grimes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora