21- keep the silence

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Capitolo lungo per farmi perdonare per il ritardo💕
(Scusate gli errori di battitura ma non ho finito di rileggerlo)

Passarono dei giorni da quell'ultima sera in cui parlai con Carl.
Una settimana da quando avevo deciso di non parlare con nessuno.
Passavo le ore nella mia stanza a non fare altro che dormire o rileggere quel mio ormai vecchio e rovinato diario.
Aspettavo solo di guarire per non fare più così tanta fatica anche solo ad alzarmi dal letto, non potevo nemmeno stare troppo fuori di casa altrimenti iniziavo a sentirmi poco bene e dovevo per forza sedermi da qualche parte.

Dentro a quella sacca di cui avevo accennato trovai qualcosa molto più prezioso dell'oro per me, la prova che mia madre era ancora viva.
Il suo diario e l'ultimo album fotografico della nostra famiglia, pieno zeppo di ricordi bellissimi all'apparenza ma che nascondevano oscure insidie.
In quel diario, molto simile al mio, lei annotava tutto.
I giorni, chi incontrava, cosa mangiava, come sopravviveva e, ancor più importante, i suoi pensieri che spesso riguardavano me e mio fratello.
Pieno di disegni che ci raffiguravano e con le pagine che raccontavano tutto il dolore che stava passando.

Ogni lacrima raccolta da quella carta si vedeva per l'increspatura che aveva creato mentre delle gocce di sangue si riconosceva l'acre odore, nonché per il colore scarlatto.
L'ultima data risaliva a 2 settimane prima del nostro arrivo nella scuola quindi ormai era passato un mese.
Poteva essere ancora viva e magari era riuscita a sfuggire da mio padre, da come scriveva sembrava essere tornato una persona normale che solo raramente le faceva del male.
Non so quante lacrime ho versato a leggere quelle pagine, sentendola sempre più vicina ma comunque così lontana, da chissà che parte di quel mondo in rovina e magari anche in pericolo.

Un'altra cosa che mi era mancato in quei giorni di silenzio erano i miei amici.
Enid soprattutto.
Di lei non avevo notizie da quasi due settimane se non per le informazioni che mi passava Tara nonostante io non le rispondessi.

Il mio silenzio aveva uno scopo, aveva un motivo per il quale doveva essere mantenuto.
Ritrovare me stessa.
Questo era il mio obbiettivo.
Mi ero resa conto che non solo stavo diventando debole ma avevo perso tutte le parti del mio carattere che mi sarebbero servite là fuori, meno che la diffidenza, quella non mi avrebbe mai abbandonata.

Il mio silenzio era una sorta di viaggio interiore, più o meno.
Nel momento in cui mi sarei riconosciuta come la ragazza forte qual ero fino a qualche mese prima, solo a quel punto sarei tornata a parlare.

Tara aveva provato in tutti i modi a estorcermi anche solo una sillaba, non ottenendo mai nulla.
Al quinto giorno ci aveva rinunciato ed aveva smesso di venire a trovarmi.
Daryl si era limitato a stare in silenzio nella mia stanza nonostante sapessi benissimo che odiava stare dentro quattro mura, quel suo gesto lo apprezzai moltissimo.
Philip veniva tutti i giorni alla stessa identica ora, si fermava per circa un'ora e poi andava via sempre più triste ma sempre più motivato a trovare altri modi per farmi "tornare in me" come diceva lui.

Avevo visto Carl solo una volta e in quel momento ero stata davvero felice di avere la scusa del silenzio per non dover parlare con lui.
Quella sera, dopo che ci eravamo scambiati quelle ultime e dolorose parole, avevamo partecipato alla cena come se nulla fosse.
Tara cercò di acquisire informazioni da me ma non riuscii a dirle nulla visto che stavo già escogitando il mio silenzio.
Infatti quella notte non avevo dormito affatto anzi, avevo stillato una lista di motivi per cui sarebbe stato meglio se avessi smesso di parlare con tutti i vantaggi e gli svantaggi.
Ovviamente i Pro erano maggiori, altrimenti in questo momento sarei di sicuro con Tara a cazzeggiare su una qualche riva del piccolo lago di Alexandria.

Ron e Mickey avevano tentato una volta sola ma dopo aver parlato con Thomas, Enid e Carl non erano più venuti, un po' mi dispiaceva, con loro non parlavo da quando ero partita per quella stra maledetta scuola.

Humans Scare Me//Carl Grimes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora