Quando la confusione del presente mi assale amo smarrirmi nei ricordi del passato.
Mi piace perdermi tra le pieghe della mia infanzia, per trovare il coraggio di affrontare gli avvenimenti che mi lasciano sconvolto.
Ricordo che quando avevo cinque anni, la domenica, mia madre mi vestiva di tutto punto, per recarci insieme a messa da Padre Steward.
Io, come la maggior parte dei bambini, preferivo poltrire a letto. A nulla valeva la mia scarsa recitazione di bimbo malato.
Mia madre mi trascinava tenacemente fuori dal letto. In compenso mio padre, all'epoca, sapeva sempre come convincermi.
Ogni volta mi prometteva che al ritorno saremmo corsi verso il negozio di giocattoli "The Seagull".
Ho sempre amato le macchine e lì vendevano dei modellini bellissimi. Ogni volta impazzivo dalla gioia!
Era una tappa fondamentale della mia infanzia, fino al giorno in cui Tilly, la malefica signora che abita al 1° piano del nostro palazzo, mi rivelò, pizzicandomi assurdamente le guance, che il proprietario, il signor Mark, era stato colto da un infarto. Per me fu un grande dolore.
Quell'uomo era parte integrante della mia vita, una specie di Babbo Natale della domenica e la signora Tilly me l'aveva portato via.
Mi rendo conto che era un pensiero davvero stupido e infantile ma i bambini sono semplici e ovviamente non concepiscono la morte, è inaccettabile.
Alcuni anni dopo i figli del signor Mark decisero di vendere l'attività di loro padre e lì capì che un pezzo della mia infanzia spariva per sempre.
Qualche volta porto ancora un fiore sulla sua tomba, un gesto affettuoso per il mio amico dalla barba bianca.
Come al solito mi sono perso tra i ricordi.
È quasi mezzogiorno e devo prepararmi.
Una bella doccia rigenerante è quello che ci vuole per affrontare ciò che mi aspetta.
Mia madre mi ha avvisato che oggi verranno a trovarci i miei cugini, in visita dalla California. Me lo risparmierei volentieri visto il mio assurdo mal di testa. Prendo il mio smartphone e vedo un messaggio di Finn: "Amico, caffè nel pomeriggio?", ovviamente si, ho proprio bisogno di vederlo ed ho la perfetta scusa per cavarmela anche questa volta.
Arrivo a casa ed ecco ad accogliermi il classico bacio della mamma sull'uscio della porta.
"Figliolo che faccia che hai! Tutto bene?"
"Nulla mamma, sono solo stanco. Finn ed io abbiamo fatto un po' tardi questa notte."
"Quel Davis! Devo parlarci io e dirgli di non stressarti con la sua voglia di fare baldoria ogni sabato sera. Avete bevuto troppo, non è vero?"
"No mamma, stai tranquilla. Semplicemente non ho riposato bene."
"Se hai mal di testa posso darti qualcosa per il dolore."
"Tranquilla mamma, sto bene" l'abbraccio e le do un bacio sulla guancia, è l'unico modo che conosco per calmarla davvero.
"Ricordi che i tuoi cugini arrivano per le 17:00, vero?"
"Non riesco ad esserci per quell'ora, ho dimenticato di avvertirti scusami."
"Ma come Richard! Sono anni che non vi vedete!"
"Appunto, un altro anno in più non sarà un problema!"
"Richard Smith!" Ahia! Quando mi chiama per nome in quel modo non è mai un buon segno, meglio inventarsi qualcosa!
"Mi dispiace mamma ma devo risolvere una situazione importante con Finn, questioni di lavoro. Scusati con loro da parte mia e digli che mi dispiace tanto non poterlo fare di persona."
Purtroppo mia madre non riesce a capire che odio queste "riunioni di famiglia".
Ogni volta mio padre sminuisce il mio lavoro elogiando invece mio fratello, a cui ho volentieri lasciato l'eredità politica di nostro padre.
Parlando del diavolo.. eccolo che arriva. "Ragazzo"
"Ciao papà"
"Mentre ero al parco ho incontrato il professore della facoltà di Scienze Politiche. Mi diceva che quest'anno le iscrizioni sono aumentate parecchio!>>
"Papà sto bene anch'io grazie, gentile da parte tua chiederlo."
"Lo dicevo solo per fare conversazione, figliolo"
"Potremmo non parlare di politica almeno oggi? Ho la testa che mi scoppia"
Intanto mia madre ci chiama dalla cucina, interrompendo ogni sua risposta: "Cristopher, Richard è pronto!" Santa donna!
Sa sempre come fargli cambiare discorso, soprattutto la domenica, visto che è la giornata libera di Betty, la nostra meravigliosa cameriera.
Ogni domenica mamma è una pila elettrica e quindi ogni sua è quasi un ordine.
Durante il pranzo in casa mia c'è sempre un gran silenzio.
Mio padre fa zapping con il telecomando per guardare ogni specie di telegiornale ed ogni replica di tutte le notizie politiche.
Io, pur di non starlo a sentire, aiuto mia madre a sparecchiare la tavola ed ad asciugare le pentole.
Tutto pur di svignarmela dai suoi soliti discorsi.
Sono le 14:45 prendo le mie cose, saluto mia madre mentre mio padre mi dice:
"Dove vai? Arrivano i tuoi cugini nel pomeriggio insieme a tuo fratello Michael, tua madre non ti ha avvertito?"
"Raggiungo Finn, dobbiamo vederci per una cosa di lavoro, non posso rimandare."
"Dico bene che dovresti cambiare mestiere! Sei ancora in tempo figliolo!"
"Certo papà, buon divertimento"
Esco finalmente dalla porta di casa.
Sono passate solo poche ore a me invece sembra passata un'eternità.
George è già fuori con l'auto per fortuna. Destinazione il solito bar.
Ecco Finn, già lì che mi aspetta.
"Ehi Finn ciao!"
"Ciao Rich cos'è quella faccia da cane bastonato?"
"Si vede tanto?"
"Hai gli occhi gonfi, sembra quasi che ti abbiano picchiato? Ti senti bene?"
"Sarà perché ho dormito male"
"Io amico non ho dormito per niente! Che serata! Una cosa mai provata in tutta la mia vita! A te come è andata?"
"Uhm.. si. Non male!"
"Non male? Non male?? Fratello è stato pazzesco, ti devo raccontare tutto!"
Quanto avrei voluto evitare questo momento. Ma forse ascoltare la sua esperienza mi chiarirà le idee.
"Smith sono entrato in stanza, mi sono sdraiato sul letto e dopo aver premuto il pulsante sono entrate le ragazze. Erano tre, fratello! Me ne sono accorto quando hanno cominciato a toccarmi ovunque e quando dico ovunque intendo ovunque! Solo a pensarci mi vengono i brividi. Bocca, lingua, mani.. amico una sensazione fantastica. Ad un certo punto mi hanno spalmato qualcosa sul petto.. non so cosa fosse ma aveva un profumo fruttato, forse yogurt.."
Ed io a testa bassa sottovoce, toccandomi la fronte: "Non parliamo di profumo.."
"Cosa Rich? Scusami non ti ho sentito"
"No nulla, continua"
"Dove ero rimasto? Ah si! Sono salite sul letto, la prima agitava il seno sul mio viso, credimi Rich aveva due meloni al posto delle tette! La seconda si strusciava per bene, la terza invece saltava su di me, come una torella scatenata. Mi hanno legato ,messo il preservativo e hanno cominciato a ballarci sopra una per volta, Dio che sensazione! Mi sentivo un re, il re del Sesso! Ho chiesto di slegarmi ed ho cominciato a toccarle. Le ho fatte godere! Urlavano come delle pazze! È stato troppo eccitante. Ci tornerò sicuramente. Il tizio aveva ragione non vedere è meglio, un risveglio di sensi." continua a parlare ma lo seguo a tratti, poi fa: "Amico? Ci sei? Mi stai ascoltando?"
"Si, si, scusami mi sono distratto un solo secondo, colpa del mio mal di testa perdonami!"
"Si vede che la seratona ha sconvolto anche te!"
"Eh già mi ha sconvolto, eccome!"
"Sapevo che non ti avrei deluso. Dobbiamo tornarci assolutamente!"
Lasciamo il bar e camminiamo un po' fino a raggiungere George.
Torno a casa. Che stupido che sono stato! Dovevo dirgli di ieri notte.
Però forse è meglio aspettare qualche altro giorno, sarà stata la sbornia a farmi fare strani sogni.
Passerà, ne sono certo.
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Elusive Seduction
RomanceRichard Smith, economista statunitense, torna a casa dopo aver passato una serata in un locale a luci rosse, "Elusive Seduction". Ossessionato da una donna di cui ha intravisto solo un tatuaggio, chiederà aiuto ad una psicologa che cercherà di disto...