Capitolo 17

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Dopo la strana e imbarazzante conversazione avuta con mia madre, ho riflettuto a lungo sull'intera faccenda.

Devo trovare il modo di fare ammenda con Eleanor Banks.

Questa ora deve essere, o meglio, è la cosa primaria per me. Non devo lasciarmi prendere da altro perché non sarebbe giusto: l'ho trattata in modo indegno e questo solo a causa della mia follia. È non è certo una giustificazione, anzi!

Sono ancora immerso in questo strano vortice che mi porta a compiere azioni che non avrei mai pensato di affrontare ma come ha detto mia madre – un uomo deve prendersi le proprie responsabilità - ed io non sono certo come mio padre. Ho sbagliato e non mi tirerò indietro!

Con la consapevolezza che non sarà affatto facile riuscire nel mio intento, salgo le poche scale che mi separano dallo studio della dottoressa, cercando di preparare, per la milionesima volta, le parole giuste da rivolgerle.

Ma, purtroppo, solo qui a due passi da lei mi rendo conto che non esiste alcuna parola giusta: devo solo essere me stesso e scusarmi sinceramente.

Sul pianerottolo noto che la porta d'ingresso è completamente aperta. Avvicinandomi cauto, vedo che in sala d'aspetto ci sono la dottoressa Banks, Juliet e una ragazza che non ho mai visto prima.

Nessuna di loro si è accorta della mia presenza quindi decido, con l'aiuto di un leggero colpo di tosse, di palesarmi davanti ai loro occhi. Immediatamente si girano nella mia direzione e subito la dottoressa, con sguardo truce, prende la parola: "Vedo che non ha perso il vizio di piombare qui senza appuntamento!"

Cazzo! È ancora tremendamente arrabbiata. "Dottoressa, guardi sono qui per dirle che mi dispiace"

Dopo un risolino sprezzante mi risponde: "La cosa non mi interessa affatto, signor Smith. Vada fuori immediatamente! Altrimenti chiamo la polizia!"

Scuoto leggermente il capo e le rispondo: "Ma io voglio solo spiegare"

Ma la dottoressa non mi concede diritto di replica. Subito si avvicina alla porta e la chiude sulla mia faccia! Un'azione che mi costringe a fare due passi indietro per non trovarmi, oltre ad un occhio livido, anche il naso rotto.

Sospiro piano. Sapevo che non sarebbe stato semplice ma pensavo che mi concedesse l'opportunità di spiegarmi. Insomma una psicologa non dovrebbe essere comprensiva? O, quanto meno, darmi il beneficio del dubbio?

Cazzo! Che situazione! Mi sento tremendamente in colpa e poi, se devo essere sincero, vedere Juliet ferma e immobile senza prendere le mie difese mi ha spiazzato! Quando ho incrociato, per un breve attimo, il suo sguardo i suoi occhi erano freddi e questo, dopo la chiacchierata di qualche sera fa, non me l'aspettavo.

Ah... Le donne... non le capirò mai! È una causa persa!

Comunque devo solo trovare il modo di chiedere scusa alla Banks, non posso farmi prendere da altri pensieri!

Domani mattina proverò a chiamare al suo studio. Magari una notte di sonno la renderà più clemente e aiuterà me a capire come affrontare la situazione.

Sono già le sette della sera. Ho passato il pomeriggio a leggere interi fascicoli e tutte le e-mail che stanno tanto a cuore a Finn. Purtroppo devo ammettere che ha ragione: devo decidermi a darmi una mossa.

Il lavoro, in compenso, è riuscito a distrarmi ma, sono certo, che il peso che sento allo stomaco non mi farà chiudere occhio questa notte.

Al diavolo! Ho deciso: chiamo ora! Aspettare fino a domani è inutile... e poi come si dice: via il dente, via il dolore! Se andrà male potrò sempre ritentare domani mattina. Spero solo che la dottoressa non mi mandi a fanculo una volta per tutte!

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