Capitolo 19

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Ci siamo.

Alla fine, dopo tanti mesi, è giunta la resa dei conti.

Questa notte, dopo aver riempito quel foglio di tutte le mie emozioni, di tutte le domande che mi frullano nella testa, sono riuscito finalmente a chiudere occhio.

Ho scritto, nero su bianco, tutto ciò che provo per lei: di come fremevano le mie viscere al pensiero della donna dell'Elusive, di tutto ciò che mi provocava l'enigmatico sorriso di Juliet... Di tutto ciò che questa donna mi ha provocato fin dal primo istante.

Ed è come se aver messo su carta i miei pensieri, verso questo mistero di donna, mi abbia liberato da un enorme peso sullo stomaco.

Mi sento più leggero.

Tuttavia adesso è un altro il tipo di ansia che mi consuma, ovvero giocare finalmente a carte scoperte e farla finita con tutta questa messa in scena. Finn ha ragione, ormai la bella Juliet non può più nascondersi, non può più sfuggirmi, ed ecco perché sono tornato ancora una volta qui.

Si, proprio nel posto in cui avevo giurato di non mettere mai più piede.

Sono venuto meno al mio proposito solo ed esclusivamente per lei.

Ormai non so più da quanti minuti sto fissando il portone del palazzo in cui si trova lo studio della Banks. Dopo aver comprato un mazzo di fiori, per la precisione rose bianche, una scelta che davvero non saprei spiegarmi, stringo nell'altra mano la lettera che ho scritto per lei e cerco di trovare il coraggio per entrare e consegnarla tra le sue mani.

Non posso scappare e sinceramente non voglio.

Sento che tutto questo potrebbe essere l'inizio di un qualcosa di bello, di forte, di positivo e non voglio lasciarmelo sfuggire tra le dita.

Vedo una ragazza uscire dal portone, subito colgo l'occasione per entrare senza citofonare. Preferisco cogliere di sorpresa la mia bionda segretaria, non voglio darle l'opportunità di lasciarmi qui fuori a scongiurarla di lasciarmi entrare. E poi chissà: l'effetto sorpresa potrebbe agevolarmi, in qualche modo!

Salgo lentamente le scale, quasi sento il cuore esplodermi nel petto.

Appena metto piede sul pianerottolo noto che la porta dello studio è aperta.

Tuttavia vedo chiaramente un'altra ragazza seduta alla scrivania riservata alla segretaria.

Non riesco a scorgere nessuna traccia di Juliet, vedo solo questa giovane ragazza dai capelli scuri e con un caschetto alla moda, seduta alla sua sedia.

Ma che sta succedendo?

Non perdo tempo, entro e mi fiondo davanti alla signorina.

Quando si accorge della mia presenza, alza lo sguardo e mi chiede: "Buongiorno, mi dica!"

Con un sorriso degno del marchio di fabbrica Smith, appoggio la mano contenente la lettera alla scrivania e le chiedo: "Buongiorno a lei, cercavo la segretaria." Si prendono più mosche con il miele che con l'aceto, mia nonna era solita dirmelo spesso.

Ma la ragazza non sembra tanto sveglia, purtroppo, e con un sorriso decisamente esagerato risponde: "Dica!"

Non ci sto capendo nulla. Non capisce la lingua o è solo stupida?

"No, guardi c'è un equivoco. Conosco bene la segretaria e, con tutto il rispetto signorina, devo dirle che so per certo che non è lei!"

Mi guarda come se fossi un folle. In quale cavolo di situazione mi trovo? Juliet, dove cazzo sei?

Ad un tratto la vedo darsi uno scappellotto sulla fronte e dirmi: "Ah, capisco! Forse si riferisce alla segretaria che c'era prima!"

Prima? Prima di cosa? Cosa vuol dire? Decido di dare voce alle mie domande: "Come, prego? Prima di cosa?"

Elusive SeductionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora