4 Capitolo

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 Classico stretching e passeggiata di riposo nel parco, la mia tabella di marcia segna sette chilometri e mezzo in 25 minuti. Perfetto!
Sono appena tornato a casa, in perfetto orario
Oggi, mi sento stralunato.
Come se fossi un bambino che aspetta con ansia e trepidazione il primo giorno di scuola: la divisa che si muove al ritmo dei passi e della frescura dei primi giorni d'autunno, le farfalle nello stomaco.. È il dubbio che provoca tutto questo.
Oggi mi aspetta il primo incontro con la dottoressa Banks e non so proprio cosa aspettarmi.
Da sempre, non poter prevedere cosa possa accadere, non poter controllare una qualunque situazione mi destabilizza.
Questo continuo rimuginare mi blocca persino l'appetito.
Devo calmarmi. Cosa potrebbe mai succedere? Infondo, devo ammetterlo, sono molto curioso.
Chissà che tipo avrò davanti. Di solito gli "strizzacervelli" sono gente assurda: molto rigidi, scontrosi, corredati da un paio di occhiali a fondo di bottiglia e un gran caos sulla loro costosissima scrivania. Almeno per mia madre, che è sempre stata restia a queste "pratiche". Per lei è uno spreco di soldi: perché spenderli quando puoi parlare di tutto con la tua famiglia? La classica mentalità italiana.
Spero almeno che la dottoressa non rappresenti questo stereotipo. Basta già il mio di caos!
Tutta colpa di questi maledetti sogni che mi allontanano dalla realtà e che non mi fanno concentrare su nulla.
Quel che è peggio è che oggi Finn non sarà in ufficio: ha un incontro importante con altri responsabili e quindi tocca a me prendere il comando della baracca. Non ci voleva proprio, non credo di riuscire a liberarmi in tempo per l'appuntamento.
Devo assolutamente chiamare per trovare una soluzione.

"Buongiorno, studio della dottoressa Eleonor Banks, come posso aiutarla?"
"Buongiorno sono il signor Smith, vorrei posticipare il mio appuntamento dalle 17:00 alle 18:00. È possibile?"
"Certo signor Smith, ma ci sarà da attendere qualche minuto."
"Non importa. Confermi comunque per le 18:00."
"Perfetto, la aspettiamo nel pomeriggio. Buona giornata!"
"La ringrazio, a dopo."
Perfetto, adesso posso stare più tranquillo e pensare al lavoro.

Apro l'ufficio di Finn.
Le pratiche da sistemare sono tantissime, quasi non so da dove cominciare!
La mole di lavoro è così tanta che non ho nemmeno il tempo di scendere giù e comprare qualcosa da mangiare.
Per fortuna la mia segretaria ha portato un bel caffè forte e qualcosa da mangiare dal take-away. Un panino al volo basterà per oggi!
Sono le 17:30, è il momento di chiamare George e avvisarlo che sto per scendere.
Prendo tutte le mie cose e chiudo l'ufficio.
Premo il tasto dell'ascensore ma qualcosa fa bloccare il mio dito a mezz'aria. Sento un profumo strano. Quasi familiare.
Chiudo gli occhi.
Trattengo il respiro per qualche secondo.
È mai possibile che sia.. lei?.
È il suo profumo.
Lo riconoscerei tra mille.
È lo stesso che portava la donna di quella maledetta notte.
Che sia qui?
Aumento il passo, scendo le scale di corsa.
Il mio corpo è percorso da intensi brividi.
Sto tremando.
È come se fossi in preda ad una strana febbre.
Non ce la faccio più.
Sono giù.
Ho percorso tutti i piani a piedi.
Ho il fiato corto per quanto ho corso ma lei non c'è.
Nessuna traccia della mia misteriosa donna.
Cerco di calmarmi, di riprendere fiato.
Entro in macchina. Inspiro ed espiro l'aria.. fuori, lentamente.
Rivivo ad occhi chiusi la scena vissuta all'Elusive, il sapore delle sue labbra sulle mie, le sue mani che mi toccano dolcemente ma con insistenza.
Tutto di lei mi travolge ma.. uno strano rumore, un ronzio fastidioso rimbomba nella mia testa.
Dove sono? Aiuto! Aiuto! Cosa mi succede?

BIIIIIII BIIIIIII
"Signor Smith? Signor Smith, mi sente?"
Il citofono interno della limousine! È George, maledizione! Stavo sognando!
"George! Sei tu.. Mio Dio, tu sei pazzo! Mi hai fatto prendere un colpo!"
"Lo credo, signore! Si era addormentato! Non era mai successo!"
"Mi dispiace George.. colpa della stanchezza, suppongo."
"Dovrebbe riposare di più, signore."
"Hai ragione, George! Hai proprio ragione!"
"Dove devo portarla? A casa oppure da suo padre?"
"No George, dovresti accompagnarmi sulla 14°."
Esita un po' prima di rispondermi: "Subito!"
Mi faccio lasciare all'angolo della strada.
Non voglio che sappia di questo incontro. Mi fido ciecamente di George ma non vorrei che lo rivelasse distrattamente a mio padre. Meglio evitare!

Raggiungo il portone e noto una targa dorata con su scritto: "Dott.ssa Eleonor Banks. Psicoterapeuta". Suono.
"Si?"
"Sono il signor Smith!"
"2° piano, Signore"
Prendo l'ascensore e apro la porta. È scattata l'ora x.
"Buonasera!"
"Buonasera, si accomodi."
In sala ovviamente non c'è nessuno.
La segretaria, suppongo, mi dice che devo aspettare qualche minuto, perché la dottoressa è con un paziente.
Bene, questo allenterà la tensione.
Intanto fisso lo sguardo sull'ambiente che mi circonda: noto subito le pareti color beige chiaro in contrasto con l'arredamento scuro.
La sala d'aspetto è sempre il biglietto da visita in uno studio. Le sedie sono grandi e sembrano anche comode. Al centro della stanza c'è un tavolino con dei giornali, a destra un balcone con una tenda a righe, presa a un lato in modo da far entrare i colori delle luci della città.
Un muretto basso divide la sala con l'angolo riservato alla segretaria: una ragazza a modo, gentile, ben vestita, anonima nell'insieme, si intona con l'ambiente. La sento parlare con il citofono interno, sicuramente è così che comunica con la dottoressa.
Immagino che sia arrivato finalmente il mio turno.
"Signor Smith, la prego di pazientare ancora qualche secondo!"
"Certamente!"
Intravedo un'ombra nel corridoio. Deve essere lei. Sento la voce della segretaria: "Dottoressa, il signor Smith può entrare?"
"Si Juliet, fallo accomodare"
La ragazza con un cenno della mano mi indica la porta.
Sull'uscio la sento ancora parlare "Prego signor Smith si accomodi." è talmente educata.. quasi stucchevole.

Finalmente entro nella stanza.
La dottoressa è seduta alla sua scrivania e devo ammettere che è davvero una bella donna.
Sicuramente ha superato i 45 anni ma è molto attraente: alta, snella, capelli lisci, di un biondo molto chiaro con uno sguardo decisamente penetrante.
Un tailleur nero la avvolge perfettamente, corredato da una camicia bianca leggermente scollata, provocante ma non volgare.
Indossa una gonna che poggia sul suo ginocchio come una carezza e sotto delle calze di filanca che regalano un delizioso effetto "vedo non vedo".
Sono sconvolto. La sua mise mi lascia senza parole. Non la immaginavo affatto così!
Devo proprio cambiare opinione su questi psicologi!

"Buonasera!"
"Oh salve! Lei deve essere il futuro senatore!"
"No dottoressa, mi dispiace, ha sbagliato Smith!"
"Come? Non è lei l'erede al trono di suo padre?"
"No, ho ceduto volentieri il posto a mio fratello."
"Incapacità di prendere decisioni o poca prontezza nell'assumersi le responsabilità?"
"Eccesso di popolarità. Mi dispiace contraddirla!"
"A quanto pare non le piacciono i riflettori!"
"Direi di sapermi esprimere meglio a luci spente!"
"Queste sue abitudini non le sono d'aiuto! Dovrebbe imparare ad esprimersi anche a luci accese!"
"E lei cosa ne sa?"
"Mi perdoni signor Smith, qui le domane le faccio io!"
Questa donna è decisamente impertinente.
"Tergiversare sicuramente non risolverà il mio problema."
"Mi spieghi il motivo di questo incontro."
"C'è qualcosa che mi ossessiona. Mi sta facendo impazzire! La notte ormai non riesco più a dormire! Sento il suo profumo ovunque."
"Ma scusi, di chi sta parlando?"
"Di una donna."
"Conosce questa "donna" signor Smith?"
"No, l'ho intravista in un locale.. particolare."
"Si lasci andare Signor Smith, deve aprirsi a me. È questo l'obbiettivo del nostro incontro."
"Ero in un locale a luci rosse. Ero bendato e il suo profumo mi ha sconvolto. Ricordo solo la sua schiena dritta e quel tatuaggio.."
"Poi? Cos'altro ha visto?"
"Nient'altro dottoressa."
"È sicuro signor Smith, che questa donna esista davvero e non sia soltanto frutto della sua immaginazione?"
"Ah adesso mi crede pazzo? Lei sta dicendo che sono pazzo?"
"Veramente lo sta dicendo lei!"
"Continua a stuzzicarmi da quando sono entrato! Non sono pazzo, ok? La smetta!"
"Si calmi, per favore"
"No, non mi calmo affatto, qui chi paga sono io e di certo non mi faccio prendere per i fondelli da una che si fa chiamare psicologa!"
Mi alzo adirato, esco e a passo spedito mi dirigo verso la sala d'aspetto.
Sento distintamente, dietro di me, il rumore dei tacchi della dottoressa che chiama con voce calma ma decisa: "Juliet?"
"Si dottoressa?"
"Prendi un altro appuntamento per il signor Smith. Oggi è alquanto agitato, riproveremo la prossima volta."
È davvero senza vergogna questa donna, non sa con chi ha che fare: "Signorina, non si scomodi. Non serve un altro appuntamento! In questo studio non ci metterò mai più piede!"
Appena pronuncio queste parole la dottoressa mi guarda sprezzante, un sorriso ironico adorna il suo viso. "Complimenti, bella scenetta! Mi sorprende signor Smith vedere che invece le piace tanto stare al centro dell'attenzione. Il suo atteggiamento in questo momento sa... mi ricorda qualcuno! Ah si! Suo padre!"
"Cosa centra adesso mio padre in tutto questo? Risponda!"
"Le auguro una buona giornata signor Smith!"
Le lancio un'occhiataccia terribile.
Senza neanche salutare sbatto la porta e prendo l'ascensore.

Sono davvero arrabbiato!
Dovrebbero cambiarla quella targa giù e scriverci "psicopatica" invece di psicoterapeuta! Incompetente!
Poi citare mio padre? Perché?
Per giunta d'avanti ad una paziente che aspettava il suo turno in sala.
Però mi sorge un dubbio.
Per quale motivo ha tirato in ballo mio padre?
Fin da subito lo ha messo al centro del nostro colloquio.. Sono confuso!
Bene, direi che questa "psicologa" si è rivelata solo una gran perdita di tempo e mi ha regalato un altro mal di testa. Very good!  

Elusive SeductionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora