La giovane preside aveva terribilmente ragione: nessuno poteva minimamente immaginare cosa le fosse successo solo pochi anni prima o quali orribili scheletri nascondesse nel suo armadio; il suo passato era stato un susseguirsi frenetico di azioni e scelte sbagliate, che avrebbe rimpianto per sempre; una catena infinita di rinunce e sacrifici che avevano plasmato ogni aspetto della sua maschera.
~Passato I~
Due anni prima, settembre
Quella ragazza che, un giorno avrebbe assunto il nome di Eifir, era cresciuta come un'umana non diversa dalle tante altre che conosceva: aveva lunghi capelli color carbone, grandi occhi neri profondi come due pozzi infiniti; niente squame, corna, ali o artigli; nessuna responsabilità, nessun peso gravoso da dover sostenere senza poter ricevere il minimo aiuto; solo il suo piccolo e luminoso mondo, compreso tra le mura della classe e gli sconfinati campi della sua città.
Come per il suo aspetto, neanche il suo carattere era comparabile con quello di Eifir: non era ancora diventata fredda ed inquietantemente inespressiva e impassibile e la sua voce non era dovuta divenire autoritaria e tagliente come una lama; era una persona gioiosa, estroversa, con un indole selvaggia, avventurosa ed incontenibile, che rimaneva stupita e affascinata anche dall'insetto più insignificante, dall'albero più scheletrico o dal vento più leggero.
Non viveva neanche molto diversamente da qualsiasi altro ragazzo ordinario: aveva una piccola casa a due piani, circondata da uno striminzito e smorto giardino, nella quale viveva con i suoi genitori adottivi.
Era stata presa in affidamento da quella famiglia quando era appena nata, in seguito alla morte della sua vera madre, di cui non le avevano mai raccontato nulla.
Non sapeva niente di chi fosse quella donna, di chi era stata in vita, di dove fosse vissuta o del perché fosse morta.
I suoi genitori, di cui il nome, ora, a stento riusciva a ricordare, diventavano sempre furiosi quando la ragazza voleva che le venisse raccontato qualcosa del suo passato e si dileguavano infetta, lasciandola con mille domande per la testa.Non le era mai stato fatto mancare nulla da quella famiglia, ma sentiva che nessuno si era mai davvero affezionati a lei: i genitori erano sempre di distanti, mai troppo affettuosi e spesso stavano via per giornate intere a causa del loro lavoro.
Così, lei passava ore e ore, distesa sul letto o nell'erba o sulla calda corteccia degli alberi, quando scappava nel bosco e nella campagna, a fantasticare sui i suoi genitori reali, scordandosi della fredda solitudine della sua casa.All'epoca, quando tutto era ancora "normale", frequentava il primo anno del liceo della sua città.
Era un'ottima studentessa, anche se, mettersi a disegnare e fantasticare erano attività preferibili al prestare orecchio alle noiose lezioni.
In classe era amica di tutti, per i suoi modi gentili e la sua visione sempre a colori della vita.
Con un ragazzo in particolare, poi, aveva stretto un rapporto speciale, che in breve si trasformò in qualcosa di più di una banale amicizia.
Le piaceva davvero molto, ma, nonostante anche lui sembrasse contraccambiare in qualche modo quel sentimento, lei non avrebbe mai avuto il coraggio di dichiararsi e rischiare di rovinare ogni cosa.
Chiunque, però, avrebbe potuto notare che tra i due era nato in legame che li avrebbe uniti in eterno e che sarebbe sopravvissuto a tutto.Comunque, a dire il vero, qualcosa di Eifir quell'ignara ragazzina ce lo aveva: la magia.
Fin dalla sua nascita succedeva, infatti, che, a volte, questa si manifestasse in modo lieve, quasi invisibile: quando le capitava di essere triste, la natura sembrava incupirsi con lei e splendere quando era euforica; se desiderava ardentemente che il vento soffiasse o che una nuvola coprisse il Sole, quel piccolo capriccio si realizzava; ogni tanto le pareva di poter comprendere gli animali e di farsi capire da loro e sua volta.
Aveva anche un strana cicatrice sulla spalla sinistra da quando era nata: era piccola e sbiadita, dalla bizzarra forma di un fiore a otto petali e i suoi genitori non volevano mai che lei andasse in giro con quel braccio scoperto.
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NESHAAVRI - Il Risveglio Degli Innaturali (Volume I)
Fantasy(I volume della trilogia NESHAAVRI) La Foresta ha sempre alimentato gli incubi degli esseri umani: nemmeno il più acuto dei loro occhi può scorgere quali oscuri segreti si celano oltre l'intrico di rami e foglie; nemmeno il più fine dei loro orecchi...