Capitolo 15 - Un momento di debolezza

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Anche quel giorno, arrivò la sera: il momento in cui le ombre diventano le vere e uniche sovrane del mondo e il calore del Sole rimane solo uno sbiadito ricordo; il momento in cui la vita sembra essere sospesa in un limbo senza tempo, senza via di fuga; il momento in cui le corazze cadono e i sentimenti si mettono a nudo, rivelando tutte le fragilità delle creature diurne.

"Eifir... Eifir...sento la tua rabbia e so che non puoi tenerla ancora dentro..."
Quella voce rimbombava nella testa della ragazza in modo nitido e cristallino, gelida, tagliente e dolorosa come una lama, affondata in profondità nel cranio.
"Non puoi nascondere ancora chi sei...è inutile... "

Eifir se ne stava chiusa nella sua stanza, nascosta sul pianterreno, seduta sul bordo del letto, sola e in silenzio, cercando di non dare peso a quelle parole e di non farsi sovrastare dalla voce e dai sussurri.
Giocherellava con la sua corona, passandola lentamente da una mano all'altra e facendo tintinnare ritmicamente gli artigli sul metallo dorato.

"Smettila di indossare questo gingillo...Non potrà mai mascherare la tua vera natura..."
La ragazza serrò gli occhi con violenza, cercando con tutte le sue forze di non cedere alla rabbia.
"Rinnegarmi è inutile, lo sai benissimo.
Sento quanto stai male, ma la soluzione a tutto questo è semplice: lascia quella corona e torna sui tuoi passi."

Eifir spalancò gli occhi di scatto, tenendoli inquietantemente fissi sul nulla e contenendo a fatica la loro isterica febbrilità: pensava di poter contrastare la voce, ma quella aveva rapidamente accumulato potere su di lei, sgretolando piano e inesorabilmente la sua stessa volontà.
"Stupido pezzo di ferraglia arrugginita..." pensò la ragazza, lasciandosi andare alla rabbia, serrando e digrignando i denti in segno di disprezzo.
"Maledetta..."

Strinse con forza le mani introno al gioiello che, in quell'istante, rappresentava soltanto la sua libertà negata, la sua maschera per eccellenza.
"Maledetta corona...maledetto castello...maledetta vita!"
Si alzò in piedi di scatto e violentemente, scagliando quel pezzo di metallo dorato lontano, con tutta la furia che aveva in corpo.

Con gli occhi ancora immobili, persi nel vuoto e ansimando velocemente e irregolarmente, Eifir ascoltò l'acuto e sibilante rumore del metallo che cadeva e rimbalzava sul pavimento e, quando questo si spense del tutto, la stanza piombò in un assordante e surreale silenzio .
"Che cosa sto facendo?!" Pensò improvvisamente, come se quel suono l'avesse fatta ritornare in sé, e cominciò nuovamente a muovere gli occhi in modo naturale e a respirare normalmente.
"Non posso ritornare sui miei passi..."
Stremata, si accasciò sul letto, lasciandosi pesantemente cadere tra le fredde coperte.
"Non puoi vincere tu!
Non tornerò mai indietro!"

Eifir portò velocemente le mani sugli occhi, come se stesse per iniziare a singhiozzare, ma le lacrime non bagnavano quelle guance squamate da davvero tanto tempo e non sarebbe successo neanche quella volta.

Eppure, avrebbe tanto voluto lasciarsi andare, non dover più essere forte e semplicemente piangere. Per quanto provasse a dissimularlo, infatti, aveva ricominciato a soffrire, come in quel passato non troppo lontano, ma che orami sarebbe dovuto essere nient'altro che un orribile ed indelebile ricordo.

Sembrava che le ferite dell'animo, che aveva richiuso con grande fatica, si fossero dolorosamente riaperte, senza un apparente motivo, lasciando sempre più spiragli liberi a quella dannatissima voce.
Le emozioni, però non potevano sopraffarla, non poteva permetterlo: aveva promesso che avrebbe continuato a combattere e avrebbe combattuto fino al suo ultimo respiro.

Adesso, quindi, doveva assolutamente calmarsi e ritornare lucida: sollevò piano il braccio sinistro, pieno di sbiadite cicatrici, e lo osservò per qualche secondo, poi posò il suo sguardo sulla mano destra e ne poggiò un artiglio sulla morbida pelle.
"Tanto a chi vuoi che importi..." Pensò con indifferenza, per poi premere con quel dito sempre più forte, affondandolo nella carne e facendolo scorrere verso il basso, procurandosi un lunga e profonda ferita dalla quale sgorgavano gelidi rivoli di scuro sangue.

NESHAAVRI - Il Risveglio Degli Innaturali (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora