Capitolo 18 - Una notte a Shiali

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~Passato II~

Due anni prima, settembre

La ragazza si risvegliò qualche ora dopo, stranamente felice, con il cuore leggero come non lo era mai stato e quella solita sensazione di essere finalmente completa.

I sensi si accesero lentamente uno alla volta, come piccole luci che poco a poco illuminano una stanza buia, dando randomici indizi sull'ambiente circostante. L'aria era fresca ed immobile e l'umidità si appoggiava delicatamente sulla pelle come una sottile coperta. Lei respirava piano, in modo impercettibile, come se stesse dormendo ancora, e gli odori, che viaggiavano per l'etere, le sembravano così strani e innaturali: il profumo dell'erba non era mai stato così intenso; poteva perfettamente distinguere l'essenza di una candida margherita da quella di uno spinoso cardo; alcune fragranze, invece, le erano completamente nuove e misteriose. Lo scrosciare lamentoso di un ruscello riempiva il silenzio, accompagnato dalle monotone serenate d'amore delle cicale e dal cinguettare solitario di qualche uccello lontano. La tenera erba umida le solleticava la schiena, portando con sé un incessante valanga di tenui vibrazioni.

《Eifir sveglia, Eifir.》
Improvvisamente qualcuno la chiamò in modo calmo, pacato e dolce.
La ragazza non ci fece troppo caso e quella voce rimase lontana ed indistinta, soffocata da ricordi confusi, disordinati e troppo sbiaditi.
《Eifir! Dai svegliati cucciola...》ripeté con più insistenza, scuotendole delicatamente la spalla destra.
La ragazza, allora, aprì appena gli occhi e la prima cosa che vide fu un cielo limpido e scuro come un livido lapislazzulo, solcato da splendenti agglomerati di stelle dorate.
《Ehi Eifir! Ti sei svegliata finalmente!》disse quel qualcuno: le sue parole, ora, erano più chiare e definite, ma suonavano in un modo stranamente diverso da quello a cui era abituata, ma comunque familiare.
La ragazza girò lentamente la testa di lato, strabuzzò gli occhi e la sua vista, incurante del buio, individuò un bizzarro uomo dalle grandi ali di falena, seduto difronte a lei, ma non lo riconobbe all'istante.
《Chi sei...?》chiese piano, con la voce ancora impastata di sonno.
In tutta quella confusione, quel torpore della mente, la ragazza non si rese neanche conto di aver parlato in una lingua diversa dalla sua.
《Ma come chi sono?!》disse lui, ridendo e avvicinandosi piano alla testa di Eifir, accarezzandola gentilmente.
Lei mise lentamente a fuoco, sforzandosi di tenere le pesanti palpebre aperte.
《Ah...sì sei tu, Moth!》gli rispose la ragazza, stropicciandosi pigramente gli occhi e sorridendo.
《Non ti avevo riconosciuto...》
Tutto era ancora avvolto in quell'atmosfera sospesa del sogno, in cui realtà e fantasia finalmente entrano in contatto, si mescolano e si confondono, per poi separarsi di nuovo, senza preavviso.
《Dove siamo?》chiese poi Eifir, ancora pigramente distesa sull'erba umida.
《Questa non mi sembra casa mia...》
《Infatti...》le rispose Moth, sorridendo con calma e dolcezza e aiutandola a mettersi seduta.
《Questa è casa mia.》
La ragazza alzò dolorante la schiena e si mise lentamente seduta: la mente era ancora offuscata e la memoria andava e veniva, insieme al mal di testa.
《Questa...quindi ... è casa tua...?》
Mentre pronunciava quella frase, Eifir si guardò rapidamente intorno, completamente priva di interesse, ma lo scenario le mozzò immediatamente il fiato, risvegliandola del tutto: si trovava seduta in un grande prato scuro, cinto da immense pareti di nuda e grezza roccia argentata, oltre le quali si intravedeva un fitto e tetro bosco di latifoglie; era circondata in ogni direzione da bassi e selvaggi cespugli in fiore, esili querce, floridi ciliegi e alti pini; tra i rami di uno di questi, quello più massiccio e dal tronco rugoso e spaccato dagli anni, prendeva posto una piccola, ma accogliente e calda capanna di legno e foglie; la Luna, faceva da regina nel magnifico cielo stellato, illuminando un tortuoso ruscello che sgorgava direttamente dalla pietra e le cui calme acque nere erano dimora di ninfee dai pallidi fiori rosa, lunghi steli di giunco e una miriade di piccole lucciole, che volavano, sferzando elegantemente la superficie in un'armoniosa coreografia di luci e riflessi.
《Dove siamo?》sussurrò lei, con gli occhi che brillavano di meraviglia, schizzando euforici da una parte all'altra.
《Benvenuta a Shiali, nella brughiera inglese!》Le rispose Moth, guardandosi intorno con orgoglio e fierezza.
《L'ultima roccaforte dei Mothil...》
Aggiunse l'uomo, indicando un grazioso insetto, che volava emanando una tenue luce verdastra, proprio difronte a loro: aveva delicate ali di farfalla, lunghe antenne, attorcigliate in morbide volute, e il corpo simile a quello di un elegante scoiattolo dal pelo bianco.
Eifir, estasiata, seguì con lo sguardo il piccolo e grazioso animale, finché non si accorse di essere circondata da decine di creature simili e altrettanto affascinati: grandi sciami di coloratissimi calabroni piumati solcavano il cielo; quelle che sembravano esili fate dalle tante braccia giocavano tra le foglie dei cespugli; rane dagli occhi brillanti e ali da coccinella saltavano e volteggiavano in riva al ruscello.
《Questo posto è meraviglioso!》esclamò la ragazza, non sapendo dove posare prima gli occhi: sembrava che le sue più sfrenate fantasie si fossero appena avverate per pura magia; le pareva di essere nel sogno più bello che avesse mai fatto, anche se, quella volta, era tutto vero .
《Assolutamente fantastico! Magnifico! Stupendo! 》

NESHAAVRI - Il Risveglio Degli Innaturali (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora