Sharu si addormentò poco prima dell'alba, con il volto rigato da gelide lacrime che brillavano di rabbia come scintillanti e candidi diamanti, baciati dalla luce accecante delle folgori e l'animo ancora terribilmente combattuto.
Durante tutta la notte, infatti, i pensieri avevano continuato a ribollire in un caotico ammasso di sentimenti e sensazioni contrastanti, sconvolgendo il poco ordine della sua mente fino al momento in cui le memebra non erano più state in grado di dar loro corda e si erano placidamente abbandonate sulle coperte.
Quell'epica battaglia, però, poteva considerarsi tutt'altro che conclusa: semplicemente, si era spostata oltre le mura del Castello dove le cime degli alberi si disfacevano sotto il logorante assedio del vento e la pioggia mitragliva con impeto e ferocia i vetri delle finestre.
Sharu si alzò solo alcune ore dopo, svegliato dal violento fragore dei tuoni che esplodevano in un'aria che già da sola era solita fare scintille.
Ripresa lentamente coscienza del suo corpo, il ragazzo provò impacciatamente a mettersi seduto, ma si bloccò all'istante: a causa del feroce duello della sera precedente, i muscoli dolevano e bruciavano in modo atroce; quel suo sangue freddo come l'acqua di sorgente, inoltre, sembrava essersi cristallizato all'interno delle vene, impedendo ogni movimento delle memebra.
Sharu lanciò uno strozzato mugolio di dolore, poi, con gli occhi ancora serrati, si appoggiò sul fianco destro, in direzione della finestra, alla ricerca disperata dei rigeneranti caldi raggi del sole.
Attese qualche istante quella tiepida carezza, ma ricevette unicamente il boato e il biancore accecante di un fulmine lontano.
"Che domenica orrenda!" Pensò Sharu, strofinando la testa sul cuscino per cacciar via il denso e appicicoso torpore del sonno.Strizzò gli occhi un paio di volte, prima che il bruciore dovuto al pianto si alleviasse e i contorni del mondo aparissero finalmente più definiti: una densa coltre grigia si estendeva a perdita d'occhio sopra la volta arborea, avvolgendo la stanza in un'opprimente ombra argentea; il cielo e le cime degli alberi parevano fondersi l'uno nell'altro e inghiottirsi a vicenda, per poi sparire, completamente eclissati dai fulmini .
"Non è possibile cominciare così una giornata..." si lamentó nuovamente, rigirandosi dolente nel gelido letto per poi mettersi seduto.
Con gran cautela, Sharu sgranchí i muscoli di marmo, si passò una mano sul volto, scostandosi dalla fronte gli arrufati cappelli ribelli, e rimase immobile a stilare il bilancio dei danni subiti: il suo corpo era a pezzi, ma quel sentimento strano e intenso della sera prima sembrava solo un lontano e sbiadito ricordo; era stato lavato via dalla pioggia durante il sonno e, come ogni volta che svanisce una forte emozione, lo aveva lasciato completamente vuoto.
In quel momento, non riusciva a sentire assolutamente niente dentro du sé: né felicità né tristezza, né rabbia né rassegnazione, tantomeno odio o amore.
Percepiva solo dolore, un bruciore costante e paralizzante, accompagnato da un freddo intenso e avvolgente.
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NESHAAVRI - Il Risveglio Degli Innaturali (Volume I)
Fantastik(I volume della trilogia NESHAAVRI) La Foresta ha sempre alimentato gli incubi degli esseri umani: nemmeno il più acuto dei loro occhi può scorgere quali oscuri segreti si celano oltre l'intrico di rami e foglie; nemmeno il più fine dei loro orecchi...