NA: questo è un capitolo di passaggio, non uno dei migliori sicuramente ma fa da collegamento per le prossime svolte
Volevo inoltre dirvi che ho de viso finalmente che volto debba avere Barbara, quello di Greta Scarano6.Preghiere
Lauro si lasciò cadere stancamente sul divano, i gomiti posati sulle ginocchia, le mani unite in segno di preghiera contro la fronte e la gamba sinistra che non smetteva di muoversi su e giù come fosse preda delle convulsioni.
Edoardo invece era in piedi, di fronte a lui con le braccia incrociate e lo guardava dall'alto con le sopracciglia inarcate, infastidito, confuso e preoccupato, in attesa che l'amico decidesse finalmente di spiegarli cosa diamine stesse combinando.
Lauro, però, non sembrava propenso ad aprire bocca, lasciava che il silenzio regnasse nell'appartamento interrotto dal rumore lontano delle macchine ed i loro respiri pesanti, tesi.
"Allora?" Chiese Edoardo, il tono che lasciava trapelare una punta di fastidio.
Aveva sempre odiato non capire, aveva sempre odiato le bugie e ancora di più le mezze verità, ed il suo amico non gli aveva rifilato altro probabilmente negli ultimi tempi.
Edoardo non poteva sapere che tutto, in realtà, era successo così rapidamente che neppure lui se ne era reso conto e che per lui non si trattava di mentire, semplicemente non trovava le parole giuste, proprio lui che aveva fatto delle parole il suo mestiere e la sua fortuna, e questo lo mandava in bestia.
E poi aveva l'immagine di Barbara nella testa e per lei ormai s'era rassegnato.
Per lei non esistevano parole, perché lei era la bambina che accompagnava a passeggio per cinque euro quando era un ragazzino, e poi l'adolescente promettente e problematica che si rifugiava tra le sue braccia nei momenti bui, quella che aveva fatto innamorare senza volere e che poi aveva abbandonato ed infine la giovane donna che aveva bussato alla sua porta in cerca d'aiuto. Ed era assurdo,impensabile, inspiegabile che Barbara fosse, in qualche modo, ancora tutte e tre per lui eppure nessuna di loro.
"Allora un cazzo" Rispose malamente.
Un cazzo davvero, pensò.
Niente da dire, niente da fare.
"Eh no" Edoardo spostò con violenza le mani dal suo volto e lo immobilizzò contro il divano. Lauro non provò neppure a ribellarsi, non avrebbe avuto senso, Edoardo era sempre stato più forte di lui.
"Se non ti avessi fermato tu idiota avresti dato il via a una rissa, e chi sarebbe dovuto venire a salvarti?Ovviamente io La. In un modo o nell'altro tutto quello che fai ricade su di me, essere amici è questo ma tu mi devi dire ora che sta succedendo. Ormai ci sono dentro anche io, è un mio diritto sapere da cosa devo cercare di proteggerti."
Lauro sospirò profondamente.
Non aveva bisogno di protezione, non aveva bisogno che Boss si cacciasse nei guai per lui, ma non lo disse perché non sarebbe servito. Glielo leggeva negli occhi, lo avrebbe seguito ovunque."Devi lasciarmi andare, prima di tutto."
Edoardo si allontanò dal suo corpo, senza troppa convinzione.
"In secondo luogo ti devi sedere, è una storia lunga e complicata."
"Sono tutto orecchi."
"Il tipo di prima abitava nel mio stesso quartiere, pochi palazzi più in là. Lo chiamano il Tedesco, perché da quando ha cominciato a spacciare che era poco più che un bambino fino a quando non è diventato qualcuno, fino a quando non s'è preso il quartiere, s'è sempre distinto pe' sti cazzo de occhi. Mettono paura per quanto sono freddi, di ghiaccio. Sono sempre stato la sua vittima preferita, perché non ho mai chinato la testa, perché non volevo essere uno dei suoi scagnozzi e lui me riteneva in gamba, alla sua altezza forse. Uno che, se non fosse stato con lui, sarebbe potuto essere un temibile nemico. Non l'aveva capito che a me non interessava nulla dei suoi traffici e dei suoi interessi. Lui mi voleva al suo fianco, ma io no, volevo essere diverso lo sai. Allora so cominciate le minacce, i problemi, i pestaggi ma io ho resistito finché non ce l' ho fatta. Finché non me ne sono andato."
Edoardo gli carezzò lievemente la spalla, intenerito e fiero della forza del suo amico, di suo fratello, quel fratello che aveva scelto e che, si promise, non avrebbe abbandonato mai.
"Cosa vuole da te?" E poi chi è sta Barbara, cosa centra?"
Lauro sospirò, si morse il labbro inferiore e si alzò di scatto dal divano, spaventando Edoardo.
"Ho fatto un casino. Sono uno stronzo, uno stronzo e mi vergogno, non altro che un mezz'uomo."
"A me puoi dire tutto. Io sto qua, lo sai"
Lauro sorrise, un sorriso che era un ombra, amaro, nostalgico.
Era passata una vita, ma i ricordi erano ancora vividi.
"Quando avevo sedici anni tenevo una bambina che abitava nel mio palazzo. Non mi andava, ma mi servivano i soldi e così lo facevo . Lei però era speciale e in poco tempo prendermi cura di lei mentre i suoi lavoravano era diventato un piacere. La famiglia di Barbara era fatta di brava gente, grandi lavoratori. Non centravano nulla con quel posto, loro. Suo padre poi, l'uomo più generoso e onesto mai conosciuto. Crescendo Barbara s'è innamorata di me, io l' accoglievo in casa mia quando andava tutto male, la proteggevo, le volevo bene ma era una ragazzina, un adolescente, mentre io ero già un uomo. L'avevo vista crescere diamine. Una sera, prima che mi trasferissi, mi è venuta a cercare e ho commesso un errore. Ho ceduto Edoa e l'abbiamo fatto. Il giorno dopo me ne so andato, lei aveva sedici anni ed era la sua prima volta, lei mi amava e io me ne sono andato senza dire nulla, come un ladro. L'ho umiliata, ferita, abbandonata senza neanche una parola e una spiegazione. Non l'ho vista per quattro anni, è venuta a cercarmi poche sere fa. Sta scappando dal Tedesco."
Lauro scosse il capo, Edoardo temeva di sapere come continuava la storia. Perché se la vedeva davanti la fine, quella che sarebbe arrivata presto, e c'era Lauro con un foro sulla fronte.
Rabbrividì.
" Quando mi ha detto che sono stati insieme in questi anni io non c'ho visto più. La mia bambina, con il mio peggior nemico. Le ho detto di andare via la mattina e lei, semplicemente, l'ha fatto. Ironico vero? Prima ero io a sgusciare via senza dire niente.
Lui è pericoloso e io potevo aiutarla, ma è tardi.
Ora è troppo tardi"
Non aveva idea di quanto stesse sbagliando.Barbara si guardò attorno mentre camminava veloce, scortata dai due bestioni che l'avevano catturata e la trascinavano senza premura. La strattonavano non appena rallentava, le facevano male e alla fine aveva smesso di combattere e dimenarsi. Era inutile, la forza non sarebbe servita a nulla e lo sapeva, l'unica possibilità era aspettare il momento giusto, usare il cervello e fuggire via quando meno se lo aspettavano.
Non sarebbe stato facile, ma ne andava del suo futuro, della sua vita.
Doveva scappare, non importava dove, avrebbe preferito vagabondare per tutta la vita più che tornare nella sua gabbia d'oro, con un Luca probabilmente fuori di se.
Doveva tentare, o morire nel farlo.
"Devi muoverti ragazzina" Le disse rozzamente uno dei due uomini, era più alto dell'altro, calvo ed il suo alito puzzava terribilmente d'alcol e di fumo.
Barbara ne era disgustata e dovette trattenere un conato di vomito.
" Non posso più di così, sono stanca, mi fanno male i piedi e ho sete. Molta"
"Potrai bere quando arriveremo." Replicò l'altro.
"Vi prego io.."
Io cosa?
Pensa Barbara, pensa.
Si guardò attorno, c'era una donna poco lontano che teneva per mano un bambino.
Allora le vene un' idea.
"Sono in incinta, vi prego. Ho bisogno di fermarmi e di bere" Implorò Barbara piagnucolando, cercando di puntare sull'unica cosa che avrebbe potuto spaventarli: l'idea di ferire un ipotetico figlio del loro capo. I due si guardarono, increduli ed incerti sul da farsi.
Il primo provò a replicare qualcosa, ma il pallore e lo sguardo afflitto della ragazza lo convinsero. Sembrava sul punto di svenire, o peggio.
Allentarono la presa con lentezza, progressivamente, pronti a riprenderla se avesse provato a scappare. Barbara si sedette sul marciapiede, fingendo espressioni doloranti e toccandosi il pancia piatta.
"Stai bene ragazzina?"
"Non molto" Sussurrò lei, respirando affannosamente e portandosi la mano davanti alla bocca.
"Vai a prenderle da bere" Disse il calvo all'altro. Fu proprio quando i due si separarono che Barbara, improvvisamente, scattò in piedi ed iniziò a correre, senza voltarsi. Poteva sentire l'uomo avvicinarsi sempre di più e le lacrime scivolare lungo le sua guance.
Non ti fermare, non ti fermare mai.
E corse.
E per la prima volta in vita sua pregó.
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«Sotto lune pallide» Achille Lauro #Wattys2018
Hayran Kurgu[Achille Lauro] [02/2020-STORIA IN REVISIONE] Alzò lo sguardo lentamente, sentendosi osservato. Un paio di iridi scure lo fissavano riflesse nello specchio del suo camerino, occhi grandi, troppo diversi dai suoi e pericolosamente famigliari. "Che...