15

719 33 0
                                    

15.Due facce della stessa medaglia

Elena teneva le braccia incrociate al petto, mentre seduta sul divano osservava dal basso Lauro e poi voltandosi verso Barbara parlava con calma, con dolcezza, spiegandole tutto quello che avrebbero dovuto  fare per Edoardo da quel momento in poi. Tra una pausa e l'altra puntava i suoi occhi sul rapper e lo studiava, esattamente come aveva fatto lui al suo arrivo. Non le era passato inosservato il suo sguardo inquisitore, come se lui, uno pseudo cantante con delle ridicole treccine, potesse permettersi di giudicarla.

"La situazione è quella che è. Non ho gli strumenti per dirvi se ci siano danni interni, per questo servirebbe un ospedale ma mi rendo conto che potrebbe essere più pericoloso. Dobbiamo solo aspettare si svegli e tenerlo sotto controllo. Se vomita dobbiamo portarlo all' ospedale, immediatamente. Se non si dovesse svegliare entro domani, ugualmente ospedale. Per quello che posso dirvi ha un polso rotto e delle costole ammaccate e probabilmente anche un bel trauma cranico è questo il vero problema, non possiamo conoscerne l'entità." Spiegó, carezzando il braccio di Barbara e stringendole la mano fredda nella propria.
"Considerando che si tratta di Luca gli è andata fin troppo bene" Aggiunse poi, regalandole un sorriso debole, cercando di confortarla.
Lauro, con la sigaretta tra le labbra, si lasciò andare in una risata di scherno, un ghigno amaro e nevrotico.
"E ti ci voleva l'università per dire questa stronzata? Andiamo l'ho ritrovato mezzo morto."
Elena socchiuse gli occhi, strinse le mani in due pugni e si alzò di scatto, fronteggiando il ragazzo che, da parte sua, le si avvicinò di più con aria di sfida.
"Ma che problemi hai con me? Mi serve per rimetterlo in sesto l'università, visto che tu con i tuoi vestiti firmati e le tue canzoncine di merda non sai neppure proteggere le uniche persone disposte a starti accanto." Replicò Elena, accennando un sorriso sbieco e vincente. Barbara si alzò dal divano con la bocca aperta in un' espressione sorpresa.
"Tu non sai nulla di me." Sussurrò lui minacciosamente, sollevandole il mento con un dito per costringerla a guardarlo negli occhi. Elena resse il suo sguardo, continuando a sorridere beffarda, con aria di superiorità.
Era cresciuta in una famiglia maschilista, in un mondo di uomini pronti a buttarla giù, nel regno degli arrampicatori sociali e delle maschere, e aveva presto imparato a usarne lei stessa, fingere forza quando compariva la paura, fermezza davanti al dubbio, superiorità per nascondere l'insicurezza.
Aveva imparato ad avere la risposta pronta, a sopravvivere e in un modo o nell'altro uscirne vincitrice.
"So che hai abbandonato lei." Inizio indicando Barbara. "E guarda in che cazzo di casino è adesso. Se tu non l' avessi lasciata, se avessi fatto l'uomo non sarebbe in questa situazione. Ne lei, ne tantomeno il tuo amico." Gridò, puntando il braccio verso la porta della stanza di Edo.
Lauro le afferrò le spalle con forza, cercando si spingerla via, il più lontano possibile da lui, via con le sue parole velenose, troppo vere per essere accettate.
Barbara si mise subito tra loro, spingendo via le braccia del ragazzo dal corpo della sua amica. "Fermati, fermati La." Lo implorava, mentre Elena continuava a sfidarlo, ripetendo parole confuse, incomprensibili perché coperte dalla voce di Barbara.
Lauro la guardò, con gli occhi azzurri velati dalle lacrime, e a Barbara sembrò di sentire il cuore fermarsi. Improvvisamente si rese conto di due grandi verità:
Da quando era tornata nella sua vita , tutto quello che aveva procurato a Lauro era rimorso, ansia, paure, antiche sofferenze.
Loro due non sarebbero mai potuti stare insieme, tiravano fuori il peggio l'uno dell'altro, allo stesso tempo, però, non potevano stare lontani.  Non più.
Sentiva, in ogni molecola del tuo corpo, che lei e Lauro erano destinati, anime gemelle, uniti, parti complementari ed opposte della stessa medaglia.
Proprio lei, che in cose come quelle non ci aveva mai creduto.
Con gli occhi ancora puntati nei suoi, Lauro di allontanò da Elena con un sospiro, poi, scuotendo il capo, si diresse verso la porta e uscì,  lasciandosi alle spalle nient'altro che il rumore della porta sbattuta e di un pianto trattenuto.

Barbara lasciò un'occhiataccia ad Elena, che prendendosi la testa tra le mani e sedendosi sul divano, provò a giustificarsi.
"Sta zitta, ti prego. " La zittí Barbara, seguendo Lauro.
Non poteva lasciarlo andare, Luca era ancora a piede libero.

Edoardo si svegliò lentamente, la sua mente era offuscata e per alcuni istanti gli sembrò fosse tutto normale, una mattina come tante, il letto caldo, il sole che filtrava dalle persiane. Eppure la testa gli faceva male, così come il fianco e le gambe. Gli sembrava di essere stato investito da un tir. Strizzò gli occhi e si guardò attorno, con lentezza, perché ogni movimento peggiorava il dolore.
Immagini confuse si proiettarono veloci davanti i suoi occhi. Luca che lo picchiava, l'asfalto freddo, Lauro che lo trascinava a casa, Barbara sulla porta ad aspettarli.
Barbara. C'era qualcosa che non tornava, qualcosa che gli sfuggiva, poi le parole gli rimbombarono nella mente, un eco lontano e terrificante:

"Non mi importa di lei, tornerò per ciò che è mio."

Doveva vedere Barbara, immediatamente.
Mugugnò, non riuscendo a parlare,  nel disperato tentativo di attirare l'attenzione di qualcuno. Si voltò verso la porta, sentendola aprirsi, e la osservò entrare. Inizialmente non era altro che una figura sconosciuta e poco chiara, poi la mise a fuoco, socchiudendo gli occhi. Era alta, secca, con i capelli lunghi che le ricadevano sciolti e disordinati sulle spalle e soprattutto non aveva idea di chi fosse.
"Buongiorno principessa, ce ne hai messo di tempo." Lo salutò lei, avvicinandosi sorridente. Edoardo non si sentì affatto rassicurato dalla sua espressione cordiale, c'era qualcosa nel suo sorriso che non gli piaceva, lo faceva sentire a disagio, come se lo stesse prendendo in giro.
"Sono Elena" Si presentò non appena gli fu accanto. "Sono un' amica di Barbara e ti ho salvato. Prego, non c'è di che."
Edoardo tossì un paio di volte, prima di riuscire a sussurrare roco. "Dov'è?"
"È uscita con il tuo amichetto, ma tranquillo, va tutto bene." Rispose lei, controllando i lividi sul suo corpo ed i bendaggi.
"Io sono Edoardo"
Elena si voltò verso di lui, guardandolo attentamente e rimase ferma, incantata, con le labbra leggermente socchiuse come le fossero appena morte le parole in bocca. Scosse il capo, riprendendosi, e finse indifferenza.
"Lo so"
E scrollò le spalle. Edoardo non ci fece caso e lasciò ricadere la testa la testa sul cuscino, lei si voltò di nuovo verso di lui.
"Stai bene?"Chiese, sporgendosi verso di lui e posando una mano sulla sua fronte. Edoardo cercò inutilmente di ritrarsi a quel contatto inaspettato, ma si trovò presto immobilizzato.
"Ehm...Si sto bene"
Gli puntò una torcia negli occhi.
"Ma che cazzo..."
"Non ti lamentare." Lo ammonì lei. Lui alzò gli occhi al cielo. Era pazza, una rompipalle di prima categoria.
Possibile fosse amica di Barbara?
"Devo parlare con Barbara." Le disse Edo. "Urgentemente."
"Che ti ha detto Luca?" Ribatté Elena, incrociando le braccia al petto.
Lui non rispose, la guardò senza dire nulla, e comprese immediatamente che la domanda di quella ragazza non era posta a caso:
Chiunque fosse quella Elena, sapeva più di quanto credesse.

«Sotto lune pallide» Achille Lauro #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora