[Achille Lauro] [02/2020-STORIA IN REVISIONE]
Alzò lo sguardo lentamente, sentendosi osservato. Un paio di iridi scure lo fissavano riflesse nello specchio del suo camerino, occhi grandi, troppo diversi dai suoi e pericolosamente famigliari.
"Che...
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9.Lavoro
Sembrava che il Tedesco li avesse lasciati stare. Tutto era calmo, piatto da giorni e Barbara provava quasi più paura di prima per questo. Luca non l' avrebbe lasciata andare mai, glielo aveva detto, glielo aveva gridato contro. Lo aveva promesso e nonostante fosse uno stronzo, Luca era un uomo "d' onore", manteneva sempre le sue promesse. E non era neppure stupido, Luca.Era astuto come una volpe, razionale, controllato, un vero stratega. Non era difficile per lui capire dove fosse. Lui sapeva esattamente dove di trovava, Barbara ne era sicura. Ma allora perché quel silenzio? Perché non faceva la sua mossa? Non capiva e questo la spaventava a morte, la scombussolava. Le cose con Lauro ed Edoardo erano però migliorate incredibilmente. Da quella notte Edoardo aveva smesso di trattarla con sufficienza e distacco e Lauro era più rilassato, più sereno. Non so trovava più tra due fuochi. Le tensioni si erano attutite lasciando spazio ai buoni sentimenti e alle risate. Ed era tutto nuovo,era bello. Certe volte, quando Lauro ed Edoardo tornavano da lavoro dopo una lunga giornata e si gettavano letteralmente sulla cena che aveva preparato, noncuranti delle sue pessime doti di cuoca, Barbara si fermava ad osservarli e quasi dimenticava di essere rinchiusa tra quattro mura, prigioniera di se stessa. Immaginava di aver vissuto con loro da sempre, di farlo ancora per anni. Sorrideva tra se e se, ma durava poco. Era una prospettiva tanto allettante quanto irrealizzabile. L' ombra di Luca era sempre su di loro, pronta a minare la loro felicità e non c'era modo di risolvere il problema. Sarebbe dovuta scappare per tutta la vita probabilmente, questa prospettiva la turbava quasi più dell' alternativa. Tornare con Luca, farsi ammazzare di botte nel giro di qualche anno. Forse un giorno, in preda alla disperazione, lo avrebbe fatto. Ma solo dopo, c'era troppo in ballo ora. Era felice.
"Buonasera dolce donzella" Esordì Lauro entrando in casa e carezzando il volto di Barbara. Lei arretrò ridacchiando, cercando di mascherare l' imbarazzo che provava nello stargli vicino. Certe volte la coglieva impreparata, le spezzava il fiato e non sapeva come reagire. " A cosa è dovuta tutta questa allegria?" Domandò, finendo di apparecchiare velocemente. "Una sola parola bambola: tour" Spiegò Boss, gesticolando. Il sorriso di Barbara scivolò via in un secondo. Avrebbe dovuto essere felice, un tour significava soldi, successo e divertimenti eppure l' idea che loro se ne andassero per chissà quanto, lasciandola sola ancora una volta in una casa troppo vuota, le faceva male. Sperava la portassero con loro, ma non osò chiederlo. Gli era già abbastanza debitrice, doveva mantenere un briciolo di dignità. Voleva essere ancora fiera. Voleva essere forte. Voleva essere se stessa, per la prima volta da quando li conosceva. "Che c'hai Ba?" Lauro le prese il viso tra le mani. Non poteva scappare. Lui la guardò negli occhi, con aria interrogativa e divertita, come si guarda un bambino che non capisce qualcosa. Si senti così stupida. " Io..." "Te lo dico io Lauretto caro, la ragazzina pensa che la molleremo qui,come se io mi fidassi a lasciarla nella mia reggia" Barbara abbassò lo sguardo, le guance improvvisamente rosse. Era ovvio che l' avrebbero portata con loro, eppure la paura di essere lasciata indietro, sola, l' aveva travolta. E si sa, la paura è irrazionale, ti prende quando meno te lo aspetti e non t' abbandona mai davvero. "C'è un' altra cosa che ti dobbiamo dire" Continuó. "Sono tutta orecchi" "Verrai con noi, ma dovrai darti da fare. Voglio dire, è giusto che tu possa lavorare, guadagnare qualcosa di tuo, per questo abbiamo pensato di sfruttarti Ba. Vogliamo che tu ti occupi dei rapporti con i locali dove ci esibiremo. Sei sempre stata brava con le parole" Spiegò Lauro. Barbara sorrise e lo abbracciò con enfasi, schiacciando il suo corpo esile contro quello di lui e poggiando il capo sul suo petto ampio. Un lavoro, una lavoro vero, suo. Un modo per sdebitarsi. Luca non l' aveva mai fatta lavorare, la teneva avvinghiata a lui come poteva ed anche ora che era lontano la costringeva alla clausura. Ma con quel tour sarebbe finito tutto per un po', fuori Roma sarebbe stata al sicuro forse. Lauro le baciò i capelli e l' avvolse tra le sue braccia. Era una sensazione famigliare, come se i loro corpi fossero fatti per essere uniti, come se in quell'abbraccio si completassero. Era sempre stato così e Lauro fu inaspettatamente felice di scoprire che, in fin dei conti, qualcosa era rimasto uguale. Anche se Barbara non era più una ragazzina, anche se era una donna ormai ed era stato lui a renderla tale. Il vivido ricordo di quella notte si fece largo nella sua mente, le sue unghie lasciavano solchi sulla sua pelle chiara, le sue gambe avvinghiate, avvolte attorno ai suoi fianchi, la timidezza spazzata via dal piacere e dal dolore di quella prima volta. Gli sussurrava parole dolci nell'orecchio, i loro gemiti riempivano la stanza, circondandoli. Era stato magico.
Scosse lievemente il capo, cercando di cancellare quei pensieri. Era stato un errore. Un grande, imperdonabile errore. Doveva dimenticare, doveva ricominciare da capo. Edoardo si schiarì la gola, attirando l' attenzione dei due. " Mi dispiace interrompere questo toccante momento, ma c'è una condizione per cui tutto ciò avvenga" "E sarebbe? " Chiese Barbara, aggrottando le sopracciglia. "La nostra responsabile alle pubbliche relazioni non può somigliare a una casalinga sciatta" Barbara rise e tirò un pugno contro il petto di Edoardo, poi un altro finché lui non le bloccò i polsi e guardandola in volto aggiunse "Per questo motivo mi occuperò di renderti adatta al compito. Domani tu sarai nelle nostre mani" Barbara rise