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Questo capitolo, per lunghezza e contenuti, sarà diviso in due parti. Buona lettura


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11. Solo l'inizio
(Parte prima)

Edoardo sbattè la porta di casa con rabbia e per un attimo a Barbara sembrò che le pareti tremassero, o forse era lei a farlo. Aveva così tanta paura, tutto le era crollato addosso di nuovo.
"Cazzo" Esclamò lui, portandosi le mani dietro la nuca, il volto scuro, paonazzo come stesse per scoppiare. Sbuffava e camminava in cerchio, nervoso, inferocito come in toro.
Vedeva rosso.

"Cazzo, cazzo, cazzo" Ripetè, sbattendo una sedia a terra e appoggiandosi poi contro il tavolo, la testa china e lo sguardo fermo.
Tremava, anche lui, ma di rabbia ed impotenza.
Non c'era nulla che potesse fare, nulla che potesse dire per cambiare le cose eppure non si sarebbe arreso mai,
nonostante tutte le minacce del Tedesco.
Doveva proteggere Barbara, doveva proteggere Lauro. Non poteva permettere al tedesco di arrivare a loro.
Lo avevano incontrato non appena usciti dal parrucchiere, mentre Barbara rideva radiosa, sfoggiando la nuova chioma bionda e toccando il lato sinistro della testa, lì dove i suoi capelli erano stati rasati.
Il Tedesco li aspettava, con le braccia conserte e gli occhi di ghiaccio puntati sulla ragazza, lei era sbiancata all'improvviso ed era arretrata di un passo, Edoardo aveva passato una mano sul suo fianco stringendola a se in un gesto protettivo, le sopracciglia incurvate, la mascella serrata.
Quel pezzo di merda li aveva trovati.
Edoardo aveva cercato di valutare velocemente le possibili vie di fuga, ma Barbara aveva scosso il capo. Non ce ne erano, il Tedesco era ovunque.
I suoi uomini, le pedine del suo gioco, erano dappertutto, intorno a loro, pronti a sopraffarli.
Nessuno lo sapeva meglio di lei.
Puntò gli occhi nei suoi, alzando il capo, senza lasciarsi schiacciare dalla paura, eppure il cuore sembrava esploderle nel petto.
Luca sorrise e mosse passi decisi verso di loro, Edoardo si era posizionato di fronte a Barbara, come per nasconderla. Non si sarebbe avvicinato più del dovuto. Ad passo da loro, il Tedesco aveva sorriso e mimando con la mano una pistola, aveva atteso un secondo, poi se ne era andato sghignazzando.
"Ti troverò" Era sembrato di udire a Barbara.
Ti troverò. Edoardo non poteva impedirlo, tutto questo li avrebbe distrutti.
Avrebbe distrutto Lauro.
Lauro, dove diamine era?

Barbara si avvicinò a lui lentamente e con cautela -e forse un pizzico di paura- e posò la sua mano piccola su quella grande di Edoardo. Lui sospirò e la guardò negli occhi, preoccupato.
Barbara sorrise, nonostante tutto, perché sentiva il cuore caldo di quell'affetto e di quella preoccupazione che stava dimostrando nei suoi confronti.
"Ei" Gli sussurrò. "Devi stare calmo, va tutto bene."
"No che non va bene, lo sai anche te. T'ha trovata, non c'è scampo, finché rimarrai qui sarai in pericolo"
"Allora me ne andrò, Edo lui vuole me, non voi"
"Non dire stronzate Ba, non devi neppure pensarci" E l'abbracciò, forte.
Non appena si staccò da lui, Barbara prese velocemente il telefono. Doveva avvertire Lauro e soprattutto assicurarsi che fosse al sicuro, che tornasse a casa, da lei. Si diede della stupida e si sentì in colpa per non aver pensato prima a lui, per essere stata egoista.
Lasciò che il telefono squillasse.
Uno, due, tre
Il cuore batteva all'impazzata nel suo petto, mentre un'immagine tremenda le riempiva la mente, prepotente e chiassosa.
Lauro in ginocchio.
Cinque, sei
Il Tedesco gli puntava contro una pistola.
Ti prego.
Sette
Ti prego.
"Pronto"
Barbara,dopo quella che le era parsa un'eternità, riprese a respirare.
"Io..."
Improvvisamente le mancarono le parole. Come poteva dirgli che l'idillio era finito? Che il Tedesco era tornato e che forse non se ne era mai andato?
Con un sospiro lasciò che fosse Edoardo a parlare. "Lauro, amico mio, torna a casa immediatamente. È importante, si tratta di lui"

Arrivò a casa un'ora dopo. Non appena udì la porta aprirsi Barbara vi si piazzò davanti, in trepidante attesa di vederlo comparire sano e salvo,  bello e vivo e caldo e di poterlo toccare, poi stringerlo a se, ascoltare il suo respiro, sentirsi davvero al sicuro.
Saperlo davvero al sicuro.
Lauro le corse in contro, e lei fece lo stesso, annullando i pochi metri di distanza. Come due che si cercano in mezzo all'apocalisse, come due che si trovano alla fine del mondo.
Lauro la abbracciò forte, poi le prese il volto tra le mani grandi e con gli occhi azzurri spalancati controllò che non ci fossero segni di violenza. Non si curò neppure del nuovo taglio di lei, ne notò quanto fosse straordinariamente bella, tutto ciò che riusciva a vedere era la sua pelle pulita da qualsiasi livido ed i suoi occhi colmi di paura e sollievo allo stesso tempo. Sollievo di saperlo vicino a lei. Il suo cuore prese a battere fortissimo, come non potesse contenere più tutti i sentimenti che provava per lei.
Ma si trattenne,ancora una volta. L'aveva già ferita in precedenza e poi quella era la sua Barbara, la sua bambina.
Non l'avrebbe sfiorata con un dito, mai. Non poteva.
"Stai bene? Ti ha fatto qualcosa?"
Barbara scosse il capo, poi nascose il volto contro il petto di lui. Aveva solo bisogno di essere stretta forte.
Sentiva la voce del Tedesco, sentiva i suoi pugni contro le sue guance e sulla pancia, sentiva l'odore dei fiori  che le portava per chiedere scusa ed il collo chiuso nella morsa di un gioiello che era in realtà un collare. Una catena, che la rendeva schiava.
Ma nell'abbraccio di Lauro si sentiva libera. La liberava ogni giorno, soltanto guardandola e lei lo amava per questo.
Realizzarlo in quel momento le fece sobbalzare il cuore nel petto, ma non si mosse, rimase lì, immobile.
Lo amava, da sempre.
E certo aveva amato anche Luca, moltissimo, ma quello non era altro che un pallido riflesso paragonato al suo amore per Lauro.
Era immenso.
"Che è successo?" Chiese Lauro ad Edoardo, carezzando intanto i capelli di Barbara.
"Ci ha trovati, ci stava aspettando fuori  da un negozio. Si è avvicinato e ci ha minacciati, ma non ha fatto nulla. Stiamo bene"
Lauro serrò la mascella, con forza.
"Per ora" Sussurrò.
Era solo l'inizio

«Sotto lune pallide» Achille Lauro #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora