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                            16.Parole
"Lauro"
Barbara lo raggiunse correndo, mentre lui camminava velocemente dirigendosi verso il grande portone verde.
Non si fermò, non si voltò neppure, teneva lo sguardo basso ed il cappuccio alzato copriva parte del volto e per un attimo pensò di essere tornato a quando era solo un ragazzino di periferia, perseguitato da Luca, con troppi problemi e tanti sogni irrealizzabili ed ebbe paura.
Barbara si fermò, guardandolo allontanarsi senza alcuna esitazione, senza voltarsi indietro per cercarla, per capire se fosse lì, pronta a seguirlo ovunque, e si sentì oppressa dall'impellente timore di perderlo per l'ennesima volta. Aspettò che si fermasse, lo vide da lontano accendersi una sigaretta e appoggiare la fronte contro la corteccia di un albero.
Il sui corpo venne scosso da un fremito. Barbara capì subito che stava piangendo e nel realizzarlo quasi le sembró di sentire il cuore spezzarsi nel petto. Fu colta dalla totalità devadtante dei suoi sentimenti, non credeva si potesse amare tanto.
Ma con Lauro tutto era sempre stato diverso ed imprevedibile.
Gli lasciò qualche istante di solitudine, infine decise che non avrebbe mollato la presa, che avrebbero condiviso anche il suo dolore. Che se glielo avesse permesso se lo sarebbe preso tutto sulle proprie spalle.

Si morse il labbro inferiore e riprese a camminare più lentamente e quando gli fu vicina, gli posó la mano sulla spalla. Fu questione di secondi, si ritrovó schiacciata tra il tronco ed il corpo di lui, con un pugno fermo poco lontano dal volto e due occhi azzurri spalancati e rossi di pianto puntati su di lei.
La lasciò andarr gradualmente scuotendo il capo.
"Pensavo fossi uno degli uomini del Tedesco" Disse, scuotendo il capo.
Si fermò e guardandola ancora aggiunse. "Avrei potuto farti davvero male"
E non ci furono bisogno di altre parole, le lesse nei suoi occhi: "te ne ho fatto e mi ucciderei per questo."
Barbara si avvicinò e gli prese il volto tra le mani, carezzandolo come stesse stringendo la cosa più fragile dell'universo, poi lo afferrò e lo abbracciò, circondandigli il torso e posando la testa sul sui petto.
Lui non oppose troppa resistenza, lasciò  lo stringesse e lo cullasse, ma rimase fermo e rigido e a Barbara sembrò di abbracciare un burattino senza fili.
"Ti prego" Sussurrò, schiacciando il volto contro il suo petto.
Lauro non si mosse.
"È vero" Disse dopo alcuni miniti, con voce tremante."Ha ragione lei. "
Elena, le sue parole lo avevano colpito come un pugno nello stomaco.
Barbara si staccò da lui scuotendo il capo. "No. Non pensarlo neppure"
"Ho fallito Ba, come ragazzo e come amico, con te e con Edo. Io porto guai, tutto questo è iniziato con me e non deve finire con voi. Voi non centrate. Lui odia me. Ha sempre odiato me."
Barbara chiuse gli occhi, mentre una fitta di rimorso la attaversava come una potente scossa.
Avrebbe dovuto dirgli la verità, pensò davvero di farlo, ma lo avrebbe distrutto.
Aveva questo potere e non voleva usarlo su di lui, anche se prima o poi sarebbe successo.
Guardò in basso, poi prese coraggio.
"Sono io che vi ho tirato nei miei casini. Lui vuole me, tu stai facendo tanto per aiutarmi, tu mi stai salvando la vita ogni giorno e la stai rendendo degna, mi hai reso libera, mi hai reso felice ed io ti amo per questo."
E Lauro, puntando gli occhi languidi d'emozione in quelli di lei, ebbe la sensazione di aver dimenticato come si respirasse e si domandò come avesse fatto a trattere quelle tre semplici parole per tutto quel tempo.
" Ti amo anche io" Rispose, e non aggiunse altro. Proprio lui, che delle parole aveva fatto il suo lavoro, era stato colto alla sprovvista, spaesato e annientato dalla grandezza di quella semplice frase.
Non l'aveva mai detto a nessuno prima.

Elena si lasciò cadere sfinita sulla sedia accanto al letto di Edoardo, si prese il volto tra le mani e sospirò esausta.
Edoardo si era riaddormentato dopo averla colpita a suon di domande e qualche insulto più o meno originale e simpatico. Era l'effetto dei farmaci, Elena lo sapeva bene, ma non potevs smettere di preoccuparsi del fatto che, ne era sicura, Boss Doms aveva letto il suo segreto tra le pieghe del suo volto.
Sapeva che Elena era coinvolta, per fortuna non poteva comprenderne il perché.
Non ancora. Pensò.
Lo aveva conosciuto per poco e da poco, ma aveva capito una cosa di lui: era testardo, caparbio e profondamente scioccato da quello che gli era capitato. Non avrebbe lasciato correre e non avrebbe dimenticato le parole del Tedesco. Probabilmente le avrebbe rese la sua ossessione.
Elena lo guardò, sentendosi improvvisamente intenerita. Era finito in una situazione più grande di lui per qualcosa che neppure le riguardava e aveva avuto la peggio.
Ricordò la paura che aveva provato quando si era trovata al suo posto, circondata dagli uomini di Luca, solo che al posto dei pugni, per lei, c' erano solo pistole.
Scosse il capo cercando di distrarsi ed allungó la mano per raggiungere il volto di Edoardo, sentendosi vicina a lui. "Ti capisco" Gli disse, anche se lui non poteva sentirla.

Salironi le scale lentament, senza staccarsi l'uno dalle labbra dell'altra.
Lauro soffiava contro il suo collo e posava baci lenti e bagnati facendola rabbrividire. Riuscì a inserire la chiave nella serratura tra una risatina e l'altra mentre lui la teneva schiacciata contro la porta e la stringeva, tenendola per la vita  ed afferrando quanta più carne possibile, come avesse paura di sentirla sparire tra le sue mani. "Andiamo in camera." Sussurrò. Barbara scosse il capo "Elena e Edo" Replicò lei. Lauro si guardò attorno, sorrise. "Ma loro non sono qui"
A quel punto si fermò e guardò Barbara, improvvisamente serio. Lei comprese subito cosa passava per la sua mente e lo seguì, mentre lui correva verso la stanza di Edo.
Aprì la porta di colpo e scoppiò a ridere.
C'era Elena, addormentata e più disordinata di quando era arrivata, con la testa sul letto di Edoardo ed una mano che sembrava sfiorare la sua guancia.

«Sotto lune pallide» Achille Lauro #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora