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8. Segreti

Casa di Edoardo era piccola per loro tre, claustrofobica quasi, composta di una camera, un salone, un bagno e una cucina. Tutto a portata di un uomo, di una coppia al massimo e Barbara si sentiva un' intrusa, un peso. Dormiva sul divano mentre Edoardo e Lauro condividevano il letto, si rannicchiava su ste stessa, sperando di sparire, aiutava come poteva e non chiedeva niente ma lo sguardo ostile e sprezzante di Edoardo non le era d' aiuto. Eppure non poteva biasimarlo, non riusciva.
Aveva paura, paura per lui e per il suo amico. Era normale, era umano.
Loro due erano in pericolo ed era solo colpa sua, comprendeva la sua ostilità, l'appoggiava e quasi la sentiva sua. Quasi si odiava da sola e anzi, se non si fosse trattata di una questione di vita o di morte, se si fosse vista da fuori in quel momento, fragile e totalmente dipendente da Lauro ed Edoardo, si sarebbe presa a schiaffi da sola, con tanta da forza da lasciare più lividi di quelli che piano piano, dopo quasi una settimana dalla sua fuga, stavano lentamente svanendo dal suo volto. Non ne rimaneva che un' ombra, indelebile, scura quasi quanto quella che offuscava i suoi occhi quando si guardava allo specchio e si rendeva conto del casino in cui si era andata ad incastrare e che le mancava sua madre. La immaginava piangere, cercarla disperatamente e peggio ancora rassegnarsi . Faceva male, ma era l'unico modo che aveva di proteggerla. Toccava a lei, ora che suo padre non c'era più.
"Devi essere forte, devi essere l'uomo di casa"

Quella mattina si alzò prima dei ragazzi, fuori era ancora buio. Scostò la coperta con lentezza e rabbrividì quando i suoi piedi toccarono il pavimento freddo. Camminò, arrancando nel buio, attenta a non fare rumore, fino alla loro camera da letto e trattenendo il respiro si affacciò con lentezza. Osservò le loro figure nella penombra. Si davano le spalle ma erano abbastanza vicini, sembravano sereni ed innocenti, persino Edoardo faceva meno paura mentre dormiva, sembrava docile, sembrava solo il brav' uomo che nonostante tutto le stava offrendo un posto sicuro.
E che nonostante tutto doveva ringraziare.
Lauro aveva un espressione rilassata che non gli vedeva da tempo, era bello con le treccine che che ricadevano scomposte sul cuscino, il petto scoperto, la bocca semiaperta come un bambino che sogna.
Barbara sorrise, mosse un passo verso di lui con incertezza, poi si chinò in modo da trovarsi proprio di fronte al suo viso. Avvicinò la mano tremante al suo volto, prima posò due dita e le lasciò lì, ferme, temendo che al minimo movimento si sarebbe svegliato.
Iniziò a carezzare il suo volto, come fosse fatto di porcellana, come potesse rompersi da un momento all'altro.
Non sentiva il suo cuore battere il quel modo da anni, dall'ultima volta che lo aveva visto in realtà, da quando s'era insinuato nel suo letto per poi sparire il giorno dopo. Da quando, circondata del suo profumo e persa nei suoi occhi e totalmente, assolutamente ed indissolubilmente legata a lui, gli aveva dato tutto.
Anima e corpo.
Pensò che gli avrebbe dato tutto se avesse potuto, che lo avrebbe fatto sempre, che lui era dentro di lei, era parte di lei ed era bastato un solo sguardo per risvegliare tutti quei sentimenti che credeva spariti.
Ma erano passati quattro anni, le cose erano cambiate.
Loro erano cambiati.
Lui era famoso ora, amato da migliaia di giovani. Non c'era rimasto molto del ragazzino di periferia che era.
Lei era una fuggitiva, costretta a nascondersi dall'uomo che diceva di amarla. Non più una ragazzina che non conosceva il mondo, ma una donna che lo aveva conosciuto nella maniera più brutale, attraverso il male, il dolore e la morte.
"Ba" Sussurrò Lauro. Lei arretrò, spaventata. Rimase in attesa per qualche istante, poi si rese conto che stava dormendo e sgusciò via dalla camera in fretta e furia.

Tornò in salone e si fermò all'improvviso sentendo un fruscio dietro di lei. Si voltò improvvisamente solo per trovare Edoardo, ad un passo dal suo volto con uno sguardo sospettoso e divertito. Le venne da urlare per lo spavento, ma lui le tappò prontamente la bocca per evitare di svegliare Lauro.
" Cosa vuoi da lui" Sussurrò al suo orecchio.
"Voglio il suo aiuto e niente di più" Replicò lei. Edoardo prese a camminare in cerchio attorno a lei, con fare che la metteva a disagio.
"Sei consapevole del rischio a cui co esponi, vero? Quel tipo, il Tedesco, non mi sembra pronto a lasciarti andare"
"Luca è abituato a vincere"
"Non si tratta di questo. Non solo di questo almeno, o mi sbaglio? Sei solo una ragazza Barbara, davvero uno come lui perderebbe tempo e risorse per una ragazza?" Continuò lui, avvicinandosi di nuovo. Lei arretrò automaticamente, un brivido la scosse. Aveva paura di capire cosa volesse Edoardo, aveva paura di sapere.
"Lui mi ama, nella sua maniera malata, sbagliata. Non sono sostituibile, semplicemente questo" Si giustificò. Edoardo afferrò con delicatezza la punta dei suoi capelli, li arrotolò sul dito e prese a giocarci.
"Io penso ci sia qualcos'altro e sono intenzionato a scoprirlo, a ogni costo. Quello che stai ingannando è il mio più caro amico, è mio fratello. Nulla di personale, ma lo devo proteggere Barbara"
Barbara sospirò, strinse le mani in due pugni e per un secondo, solo uno, pensò di dirgli tutto.
Di trovare in lui un amico e un confidente, un appoggio. Ma lui la stava ospitando perché doveva d non sembrava avere una particolare simpatia per lei.
Perché avrebbe dovuto aiutarla più di quanto stesse già facendo?
Lui non aveva nulla a che fare con lei.
"Io voglio il suo bene, non ho mai voluto altro. Non è da me che lo devi proteggere"
Edoardo scosse il capo "No, infatti, dal tuo fidanzato" E ridacchiò, ironico e quasi cattivo.
Arrabbiato.
Barbara si portò una mano sulla bocca improvvisamente e corse in bagno a vomitare. Lacrime salate solcavano le sue guance per il dolore e la tensione.
Sentì qualcuno tenerle i capelli e carezzarle la testa, sospirando.
Quando si sentì meglio e si voltò, Edoardo ancora la stava accarezzando e la guardava con occhi impietositi
"Stai bene?"
Chiese. Lei annuì.
"Mi hai spaventata, l'ansia mi fa brutti scherzi" Spiegò, accennando un sorriso. Edoardo la aiutò ad alzarsi e la portò sul divano.
"Quando vorrai darmi una spiegazione, io sono qui"

«Sotto lune pallide» Achille Lauro #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora