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7. Debito

Edoardo aveva deciso di rimanere a dormire a casa di Lauro almeno per quella notte. Non si fidava a lasciarlo solo con il Tedesco in giro, ma soprattutto a lasciarlo da solo con se stesso,  perché in preda alla rabbia avrebbe potuto commettere qualche cazzata di cui poi si sarebbe pentito.
Tipo andare per strada e farsi ammazzare.
O ammazzare lui stesso qualcuno.

Lo conosceva bene, il suo amico era impulsivo, aveva la testa dura.
Era suo compito impedirlo, non c'era bisogno che qualcuno glielo dicesse. Lo sapeva e basta.
Era il compito dei fratelli maggiori.
Era qualcosa che sentiva dentro, che teneva le sue gambe ferme ed il suo corpo lontano dalla porta, che gli impediva di abbandonarlo.

"Dormo sul divano fra" aveva detto, per poi buttarsi addosso all'amico nel tentativo di tirarlo su di morale.
Lauro aveva riso, vuoto, finto ed Edoardo s'era sentito totalmente inutile.
Ma era rimasto, s'era sdraiato sul divano, vigile, all'erta, con l'intenzione di vegliare su Lauro per quella notte.
Due ore dopo, la stanchezza aveva preso il sopravvento.

Un colpo sordo lo svegliò nel cuore della notte, facendolo scattare in piedi automaticamente. Ne seguì un altro, più forte del precedente, come se un sacco pieno e pesante fosse stato buttato a terra con violenza. Ci fu qualche secondo di silenzio, Lauro sbucò dalla camera da letto assonnato, provò a parlare ma Edoardo lo zittì subito, teso e spaventato. Lauro sembrava non capire, sembrava solo confuso, non spaventato né curioso, solo stanco, addormentato. Al silenzio seguirono due colpi ben assestati alla porta.
Poi altri due in un bussare frenetico.
"Chi cazzo può essere a quest' ora?" Sussurrò Lauro.
"Non lo so, tu rimani dietro di me"  Replicò Edoardo, spingendolo indietro con delicatezza in un gesto protettivo.
"Non vorrai aprire?"Domandò Lauro.
"Voglio solo vedere chi è"
S'avvicinò alla porta con lentezza, mentre Lauro scalpitava per tirarlo indietro come se chiunque stesse bussando potesse fargli dal male attraverso la porta.
Lauro non era un bambino, non aveva bisogno di essere protetto e non aveva bisogno di essere tenuto al sicuro.
E sopratutto non voleva che Edoardo si mettesse in pericolo per lui.
Edoardo continuò a camminare. Guardò l'amico, nella penombra poteva riconoscere i suoi occhi azzurri, era contrariato e accigliato nonostante provasse a non darlo a vedere.
Avrebbero dovuto parlare.
Avrebbe voluto abbracciarlo, ma c'era qualcosa di più importante fuori la porta e quel qualcosa poteva essere il Tedesco.
Edoardo prese un respiro profondo e guardò dallo spioncino.
"Allora?" Chiese Lauro.
Lui gli fece segno di guardare.
Intravide Lauro sgranare gli occhi,  aprì la porta e si trovò davanti la piccola figura di Barbara, sporca e scomposta, con i vestiti strappati e un rivolo di sangue che colava dal naso.
Sembrava fosse appena scampata  ad una rissa, Lauro si sentì turbato nel vederla in quello stato, nell'immaginarla sola ed indifesa in balia degli uomini del Tedesco.
Poi la osservò, lì, di fronte a lui e si rese conto che in qualche modo era sfuggita dalle grinfie del Tedesco, che ce l' aveva fatta, che era forte, più forte di quanto potesse immaginare.
"Tu hai un debito morale con me" Affermò Barbara, poggiandosi stancamente alla porta. Aveva il respiro affannoso e continuava a sbattere le palpebre come non riuscisse a tenere gli occhi aperti.
"Non puoi mandarmi via di nuovo. Mi hai messo tu in questo..."
Non riuscì a terminare la frase che le sue gambe cedettero, martoriate dai lividi e dalla faticosa corsa. Lauro l'afferrò al volo, la strinse contro il suo corpo  e per qualche secondo rimasero sospesi, a metà tra il passato ed il presente e poi guardandosi attorno la trascinò velocemente in casa.
Barbara sorrise, con gli occhi chiusi.
Lauro profumava di casa, di salvezza.
Lui l'accompagnò delicatamente verso il divano e l'aiutò a sedersi, mentre Edoardo le andava a prendere un bicchiere d' acqua.
Li ringraziò con un filo di voce.

Edoardo la studiò attentamente, così sporca e mal messa non riusciva a vedere nulla in lei per cui valesse la pena affrontare una guerriglia con il Tedesco. Era una figura anonima, un'ombra del passato di Lauro che non sarebbe dovuta tornare, che lo faceva stare male.
Lei lo sporcava, lo macchiava dei suoi errori. Era nociva.
Eppure lui ora le carezzava il capo e la guardava in una maniera strana, un misto di senso di colpa e gioia. Aveva una seconda possibilità per aiutarla, per salvarla.
Era il suo personale riscatto.
Aveva una seconda possibilità,per essere un uomo migliore, per porre rimedio agli sbagli, per pronunciare le parole taciute e non lasciare nulla in sospeso.
"Cos'è successo?" Le domandò Edoardo.
Barbara lo guardò per qualche secondo. "Quando lui m'ha cacciato" Iniziò indicando Lauro " Gli uomini di Luca probabilmente sapevano già dove fossi, m' hanno seguito sull'autobus e poi hanno provato a rapirmi. Sono scappata per miracolo, mi hanno inseguita ma li ho seminati in un pub, sono scappata dalla finestra del bagno e penso da li abbiano perso le mie tracce"
"E sei tornata qua? È il primo posto dove ti verrano a cercare! Così metti nei guai tutti noi." Replicò Edoardo, gridandole contro, con le vene che sporgevano dal collo per lo sforzo e la rabbia. Si poteva essere più stupidi e incoscienti?
"Non ho altro posto dove andare. Lui ha il dovere di aiutarmi" Rispose a Barbara, poi si voltò verso Lauro "Devi aiutarmi" Gli ripetè.
" Il Tedesco è pericoloso e tu sei sempre tu, nonostante tutto. Ti aiuterò, finché non si saranno calmate le acque poi se vorrai dei soldi per rifarti una vita te li procurerò"

Barbara sorrise ma non lo ringraziò, infondo tutto quello era colpa sua, ma la mano di lui che le carezzava i capelli con delicatezza la riportò indietro negli anni, a quando le cose tra loro due erano ancora semplici e serene.
Chiuse gli occhi,  la stanchezza prese il sopravvento. Posó la testa sulla spalla di Lauro e lasciò che il sonno la portasse via.

"Vuoi davvero farla rimanere qua?" Chiese Edoardo. Lauro annuì.
"Non ho altra scelta, se la lasciassi andare i sensi di colpa mi schiaccerebbero. E poi ha ragione, sono in debito con lei, ho il dovere di aiutarla"
"O forse ti piace"
Lauro non rispose. Non era quello il punto.
"Non può rimanere qui comunque" Continuò Edoardo "É il primo posto dove il Tedesco la verrà a cercare. Rimanere qui è pericoloso per lei e per noi"
"Cosa proponi di fare?"
Edoardo sorrise. Aveva un piano.

Quando Barbara si svegliò la mattina dopo, la casa era un disastro. Vestiti, coperte, asciugamani erano sparsi a terra mentre Lauro ed Edoardo girovagavano  come trottole impazzite.
"Buongiorno" Mugugnó lei, attirando l'attenzione dei due. Lauro si fermò ad osservare il piccolo volto tumefatto, l'occhio nero, le labbra tagliate. Barbara si toccò le ferite notando il suo sguardo stranito, poi sorrise per dirgli che andava tutto bene,  che non facevano male, che poteva stare tranquillo.
"Cerca di sbrigarti" Le intimò Edoardo. Barbara non capiva perché ce l' avesse tanto con lei, ma il suo astio era percepibile attraverso la sua voce tanto che Lauro lo fulminò con lo sguardo.
"A fare che?" Domandò.
"Ti portiamo al sicuro, tranquilla" Rispose Lauro.
"Dove diamine andiamo?"
"Casa mia" Replicò Edoardo. "Sarà temporaneo. Ti porteremo via da Roma"
"Verrai in tour con noi" Annunciò Lauro.
A Barbara venne da piangere.
Era finalmente libera.
"E fatti una doccia, ne hai davvero bisogno"Le intimò Edoardo, lanciandole un accappatoio ed indicandole il bagno.

«Sotto lune pallide» Achille Lauro #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora