Ne approfitto per ringraziarvi, siete voi che portate avanti questa storia, che mi spingete a continuare ed impegnarmi al massimo. Sono soddisfattissima dei risultati, certo le letture sono un po' in calo, ma mi piace pensare a quei "pochi ma buoni" che mi sostengono dall'inizio, ma anche a chi si è aggiunto dopo e chi sta scoprendo il mio piccolo mondo. A voi vanno i miei ringraziamenti. Questa era una storia senza pretese ed è diventata molto di più. Un bacio🌸
13.Colpe
Quando riprese conoscenza, l'unica cosa che riusciva a sentire erano i suoi piedi doloranti e le gambe che inciampavano su loro stesse, strusciando sull'asfalto, gli occhi pesanti che non riuscivano ad aprirsi del tutto e la voce di Lauro, che accanto a lui lo sorreggeva e bestemmiava ed inveiva contro di lui, poi contro se stesso, poi contro il mondo intero. Se non fosse stato per il dolore pungente e la mente offuscata, confusa e disorientata, avrebbe riso.
Provò a parlare, ma tutto ciò che uscì dalle sue labbra fu un verso strozzato e agonizzante, che fece improvvisamente arrovellare le budella di Lauro.
Un mugugno troppo sofferente, troppo debole, spaventoso.
La verità è che Lauro aveva vissuto per strada e se l'era vista brutta tante, troppe volte. Conosceva il pericolo, il dolore, il sapore del sangue e la sua consistenza viscida, aveva visto amici morire, cadere come foglie in autunno per i più svariati motivi, sapeva come reagire, come comportarsi eppure nulla era come quello e nessuno era come Edoardo.
Perdere Edoardo sarebbe stato perdere un pezzo di se, la parte buona, quella migliore. Sarebbe stata la fine.
La cosa peggiore, per lui, era non sapere perché con tutto quel sangue a sporcarlo e coprirlo le sue ferite potevano essere tutto e niente e poi, poi poteva solo immaginare i danni interni.
"Edo" La sua voce era instabile, velata di preoccupazione. Edoardo prese a respirare affannosamente, colto dalla paura. Non riusciva a parlare, cazzo. Faceva tutto così male e non capiva dove fosse, ricordava a malapena cosa fosse successo. Il Tedesco. Barbara. Barbara, dove cazzo è Barbara? Lui se la prenderà, la porterà via. Deve avvertirla, non può parlare.
Perché non può parlare?
Trattenne il fiato, poi iniziò ad ansimare, poi di nuovo smise di respirare in un loop infinito.
"Calmati Edo" Cercó di tranquillizzarlo Lauro, continuando a trascinarlo più velocemente. "Siamo quasi arrivati, siamo a casa va tutto bene"
Ma non andava tutto bene, per niente.
Il Tedesco li aveva in pugno, li avrebbe trovati sempre.
Non c'era via di fuga.
Il mondo prese a vorticare velocemente, sentì Lauro gridare disperato.
"Apri Ba. Apri ti prego" Vide la porta di casa spalancarsi e la piccola figura di Barbara ad aspettarli, che non era altro che una macchia sfocata.
E se avesse potuto, se fosse riuscito, avrebbe notato gli occhi di lei spalancarsi e le mani sulla bocca, le gambe cedere leggermente, i lineamenti indurirsi, il volto invecchiare tutto insieme e la paura dipingervisi sopra. E soprattutto avrebbe visto le lacrime scendere copiose lungo le guance e avrebbe capito di essere messo male, peggio di quel che pensava, di quel che sentiva.
Ma Edoardo era già svenuto e non aveva visto niente.Barbara si precipitò verso di loro, aiutando Lauro a sorreggere Edoardo e riprendendosi dallo shock iniziale. Doveva essere forte, pronta, reattiva e lucida. Era l'unico modo conoscesse per aiutare il suo amico. Lo trascinarono in camera e lì lo fecero stendere. Barbara si accovacciò accanto a lui ed iniziò a carezzargli i capelli, sperando di dargli conforto. O magari di darlo a se stessa.
Lauro continuava a camminare in tondo, le mani tra i capelli, lo sguardo furibondo.
"Che cazzo facciamo? Ambulanza? Chiamo un ambulanza. No cazzo, non lo so."
"Calmati in questo stato non lo aiuterai" Lo rimproverò lei.
"Non dirmi di calmarmi quando il mio amico sta male e Dio solo sa che cazzo di danni ha per colpa tua Ba"
Un'espressione ferita si dipinse sul volto di lei. Chiuse gli occhi, cercando di controllarsi, quando avrebbe voluto solo prenderlo a schiaffi.
L'aveva aiutata.
Protetta.
Le aveva giurato di tutto e poi baciata e ora le dava una colpa che forse aveva, ma che condividevano. Era di entrambi, oltre che di Luca.
Luca. Il suo nome la fece rabbrividire. Lo avrebbe ucciso prima o poi, giurò a se stessa, o sarebbe morta provando.
"Ba" Sussurrò Lauro, la voce incrinata "M-mi dispiace io non volevo, non lo penso lo sai, io..."
Lei lo fulminò con lo sguardo, zittendolo. "Conosco qualcuno che può aiutarci, si prendeva cura di me quando Luca esagerava. È in gamba e mi fido. Darà un' occhiata a Edo, poi decideremo se portarlo in ospedale, sarebbe rischioso lì Luca lo troverebbe facilmente, anche se dubito voglia davvero ucciderlo. Luca non sbaglia mai, Edo non sarebbe qui se lui non lo avesse voluto"
Lauro fece per ribattere, ma Barbara gli fece di nuovo cenno di tacere, portando un dito davanti alla bocca. "Non ho finito. Appena Edoardo sarà stabile io me ne andrò di qui"
"Ba non puoi. Io non penso davvero quelle cose" Lui le strinse la spalla, sospirando. "Non lasciarmi solo Ba, con Boss così e tutto sto casino"
Lei rimase in silenzio.
Lauro si chinò alla sua altezza e le posò un bacio sulla bocca, con dolcezza e lentezza. Non ricordava neppure quando fosse stata l'ultima volta che in in bacio tanto casto avesse messo tanto sentimento, tanto bisogno, tanta tristezza, tanta paura. Quando avesse chiesto a qualcuno, senza il bisogno di parlare, di rimanere con lui, perché altrimenti non era più così convinto di farcela.
Forse non era mai successo.
Lei però non rispose al bacio eppure la sentì fremere sotto il suo tocco, vacillare. Era arrabbiata, offesa e si sentiva in colpa, ma quello che provava per lui c'era ancora.
C'era da sempre.
Nessun errore, nessun insulto, nessuna incomprensione l'avrebbe cancellato.
"Vado a chiamare il medico" Disse, allontanandosi.
Lauro annuì, prendendo il posto di lei vicino ed Edoardo.
Si accorse che era sveglio e che i suoi occhi chiari lo scrutavano, interrogativi e sofferenti. Pregò arrivasse presto aiuto.
Edoardo provò a parlare, Lauro si avvicinò per sentirlo meglio.
"Barbara" Sussurrò.
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«Sotto lune pallide» Achille Lauro #Wattys2018
Fanfic[Achille Lauro] [02/2020-STORIA IN REVISIONE] Alzò lo sguardo lentamente, sentendosi osservato. Un paio di iridi scure lo fissavano riflesse nello specchio del suo camerino, occhi grandi, troppo diversi dai suoi e pericolosamente famigliari. "Che...