Cap. 37 NEW YORK CITY

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Io e Jo salimmo sulle scale di metallo che conducevano all'entrata dell'aereo. Prima di varcare l'entrata mi voltai e per l'ultima volta respirai l'aria di Londra. Entrai. Cercai i miei posti, che ovviamente erano stati presi in prima classe, non ero vicino a Jo, lei era tre sedili dietro di me.

Dopo dieci minuti sentii il motore accendersi e le ruote dell'aereo muoversi, sempre più velocemente fino a quando questo si alzò e fui spinta contro il sedile. Avevo sempre odiato volare e la partenza era sempre stato il momento che mi terrorizzava di più. Mentre l'aereoplano si alzava nel cielo, vidi l'aereoporto allontanarsi, imcominciai a vedere le case, riconobbi il mio quartiere, poi vidi Londra intera, nella sua maestosità , riconobbi il London Eye e Backigam Palace. Le case divennero sempre più piccole , poi Londra sparí dietro all'aereo. Non riuscirla più a vedere mi fece venire nel petto un dolore acuto, nostalgia. Nostalgia di tutto. Nostalgia della depandance, nostalgia della mia famiglia, nostalgia di Dylan, di Harry e persino dei suoi amici svitati. Avevo sempre amato la mia città, certo non vedevo l'ora di arrivare a New York , ma Londra mi sarebbe mancata.

Guardai fuori dal finestrino e vidi le nuvole bianche che sotto di me sembravano quasi panna montata, vidi un aereo in lontananza, poi il terrore prese il possesso del mio corpo. Un tremolio percosse l'aereo. Probabilmente c'era vento ma io non volevo precipitare. Poi vidi il sole, nella sua bellezza, i suoi raggi attraversavano violenti il vetro del mio finestrino e mi bruciavano sul viso. Abbassai la "tendina" bloccando l'azione accecante della luce del sole.

Un altro tremolio mosse l'aereo. Di scatto misi le mani sui braccioli. Ma strinsi la mano di una persona seduta di fianco a me. Non mi ero accorta di avere compagnia.

"Oh, mi scusi!"

Un ragazzo sui venticinque anni mi guardò e sorrise. Per un attimo mi sembrò che avesse le fossette, gli occhi verdi , era riccio, non aveva venticinque anni ma sembrava avere la mia età. Ricambiai il sorriso.

Chiusi e riaprii gli occhi e gli occhi verdi diventarono marroni, i ricci diventarono capelli rossi piuttosto corti e le fossette scomparvero. Non era la prima volta che vedevo la testa di Harry sul corpo di qualcun'altro.

"Niente! Non sei l'unica ad avere paura dell'aereo.."

"Anche tu.."

"No, no ma la signora dietro sta tremando come una foglia!"

Mi voltai e scoppiai a ridere nel vedere che per poco la signora non si mordeva tutte le mani . Ci fu un'altra scossa e mi aggrappai di nuovo ai braccioli delle poltrone. Questa volta lui aveva tolto le mani.

"Come mai a New York ?"

Odiavo parlare con gli sconosciuti, come odiavo quando le parrucchiere chiedevano ogni cosa della tua vita mentre avevano le mani nei tuoi capelli.

"Vado alla New York University! A Manatthan!"

"É privata.."

"Già!"

Sperai di aver concluso la conversazione, quando lui in modo molto diretto mi fece proprio la domanda che speravo nessuno mi avrebbe mai fatto.

"Devi essere ricca.."

A dire il vero non era una domanda, sembrava più un pensiero espresso ad alta voce.

Non risposi.

"Cosa fanno i tuoi ?"

Nella mia mente sbuffai e roteai gli occhi. Non volevo parlare dei miei soldi, ma cosa potevo dirgli? Ignorarlo non era educato. Sbuffai di nuovo nella mia mente e risposi.

DON'T FORGET ME { ff  su Harry Styles }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora