Parola d'ordine: sorridere

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Dopo aver asciugato i capelli e indossato i vestiti di Dybala, mi blocco a guardare il mio riflesso allo specchio. Ho un aspetto orribile, i capelli neri sono leggermente crespi, la ferita sulla fronte è rossa ed in netto contrasto con il colorito pallido del viso. Gli occhi scuri sono spenti e cerchiati, le labbra carnose secche e di un tono smorto. Ma non importa. Anche se sono nella stessa casa di Dybala, purtroppo non posso farci nulla, il mio aspetto è questo. Tanto vale far finta di nulla.

Scendo le scale recandomi nel salotto, mi guardo intorno ma del ragazzo nessuna traccia, il camino attira tutta la mia attenzione e come sotto incantesimo mi avvicino. Mi siedo sul tappeto peloso di fronte alle fiamme, il loro calore è ben accetto, ho bisogno di scaldarmi l'anima. I ciocchi di legna scoppiettano e deperiscono secondo dopo secondo, mi perdo tra i colori accesi e brillanti delle lingue di fuoco.

Riemperge l'immagine della mia schiena martoriata, disseminata di macchie che vanno scurendosi piano piano. Il dottore aveva ragione, domani muoversi sarà impossibile.
Una mano si poggia sulla spalla causandomi un mezzo infarto, accompagnato da una fitta di dolore.

<<Ti stavo chiamando dalla cucina, tutto bene?>> chiede preoccupato Dybala, senza ritirare la mano. Non riesco a nascondere una smorfia di dolore e smette di toccarmi.

<<Perdonami, sono stato indelicato.>> si scusa subito, sedendosi accanto a me. Resto stupita, siamo molto vicini. Volgo la mia attenzione al camino, di sicuro avrà la conferma che sono fuori di testa. Mi ero persa nei miei pensieri, un altra volta.

<<Si, avevo solo bisogno di scaldarmi. Posso farti una domanda?>> chiedo come in trans, ci sono cose ancora poco chiare da dover definire.

<<Certamente.>> risponde ansioso, chissà cosa gli passa per la testa... Decido di guardarlo negli occhi prima di parlare.

<<Perché sono qui? Perché non mi hai portato in ospedale?>> le mie parole restano sospese nell'aria, noto la rigidità nelle spalle di Dybala e un po' mi dispiace metterlo alle strette.

<<Cosa posso dirti? Ho agito d'impulso, all'inizio. Quando ti ho sollevata da terra perdevi sangue ma non così tanto, così ho fatto chiamare Leonardi, è il migliore in assoluto. In quel momento mi è parsa la cosa più giusta da fare, sai bene che con la mia fama saremmo stati attorniati da curiosi e la notizia si sarebbe sparsa in fretta. Ma non è questo il motivo. Leonardi è arrivato più in fretta di quanto avrebbe fatto un ambulanza o io in macchina, se fossi stata grave avremmo chiamato l'elicottero e ti saresti svegliata in una clinica.>>

Cerco di assorbire le sue parole, eppure c'è qualcosa che non mi torna. Da una parte so che ha ragione, ma dall'altra è senza senso. Però nei momenti di panico si agisce di puro istinto, quasi senza pensare. Dybala ha avuto paura, ha agito come meglio credeva.

<<Capisco. Ti ringrazio, per tutto.>> mormoro evitando il suo sguardo.

<<Smettila di ringraziarmi. Che ne dici di mangiare qualcosa?>> domanda speranzoso, e in effetti il brontolio del mio stomaco risponde per me. Sorride, si alza e mi allunga una mano. Indecisa, stringo la sua mano e mi tira su con delicatezza.

<<Quale ristorante vuoi che chiami?>> chiede curioso, peccato che scoppio a ridere. È per caso impazzito? L'espressione che assume è davvero comica, sembra un cucciolo che è appena stato sgridato dal padrone.

<<Ristorante?! Ah, dimenticavo che tu frequenti solo top model e Vip. Una pizza va più che bene.>> rispondo con un mezzo sorriso, lui mi guarda sotto shock. Forse non gli era mai capitato che una ragazza rifiutasse cibo proveniente da ristoranti di lusso.

Show Me Love /// Paulo Dybala Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora