Una verità che uccide

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La sorpresa che Aaron mi ha riservato, e il segreto che ha tenuto per sé sul perché dovessimo indossare una mise pratica e comoda, è una specie di scalata sulla collina più alta di Williamstone. Di notte. Al freddo e al gelo. C'è da chiedersi se la mia follia non l'abbia contagiato, ma conoscendo Stoccafisso è più probabile che abbia pianificato ogni momento nel minimo dettaglio. Di fatto, non appena raggiungiamo la cima, non sono affatto sorpresa di vedere un falò già pronto per essere acceso e delle coperte calde preparate in precedenza ora piegate attentamente per terra. Ha cercato di rendere l'atmosfera il più romantica possibile, e forse anche il più nostalgica possibile, nel tentativo di far riemergere i ricordi di un lontano passato che non sempre è stato doloroso, che non sempre è stato crudele.

<<Ho pensato ti saresti sentita a casa>> mi spiega lui, mentre stiamo accendendo la legna impilata a piramide. Mi lascio sfuggire un altro sorriso. <<E anche io mi sento a casa, qui>> ammette poi, quando il fuoco divampa illuminando i piccoli ramoscelli col suo rosso sangue.

<<Sei già venuto in questo posto prima?>> gli domando.

Annuisce. <<Io, Sophia, Bill, Pamela e Andrew venivamo qui ogni weekend, era nostro nonno a portarci in questo posto. Ci raccontava storie del terrore e ci faceva mangiare spiedini di carne. Erano deliziosi, ma dopo la sua morte e quella di Andrew non hanno più avuto lo stesso sapore. Immagino che quelli che dicono che mangiare in compagnia renda il cibo più saporito abbiano ragione.>>

Con un sospiro, mi metto a sedere per terra, le gambe incrociate e le braccia allungate verso il falò per riscaldarmi le mani. <<Avete smesso di farlo?>>

Aaron sospira a sua volta e si siede al mio fianco, gli occhi verdi vengono illuminati dal bagliore del fuoco che rimbalza nel suo sguardo come un faro. <<Sophia... non ce la faceva. E nemmeno io e Bill, se per questo. Era... c'erano troppi ricordi, penso tu possa capire.>>

<<Ed è anche il motivo per cui Sophia ha paura dei boschi>> aggiungo io.

<<Già.>> Si schiarisce la gola. <<Lei ed Andrew si fidanzarono proprio a Dream Lake, mentre stavano nuotando. Credo sia per questo che non...>> si blocca per qualche istante, un'espressione di sofferenza e rammarico dipinge il suo volto come una pennellata scura sul bianco candido di una tela. <<La cosa più brutta del dolore è che è contagioso.>>

<<Già>> mi ritrovo a concordare. <<E' una specie di cancro, ti si aggrappa e divora tutto ciò che ti circonda. Ti fa impazzire.>> Mi sforzo di sorridere ancora. <<Ma devo dire che la compagnia di Luke mi ha aiutato molto. Se il dolore è un cancro, allora lui è la cura che non è mai stata scoperta. Non riesci ad esser triste quando lo vedi disperarsi per strapparti un sorriso.>>

<<Allora forse avremmo bisogno di un Luke anche nella nostra famiglia.>>

<<Ehi, lui è mio, non provare a fregarmelo.>> Gli do una gomitata leggere sul fianco. Torno a guardare il fuoco, divampa come un bambino che sta piangendo, è il fuoco che distrugge e che crea, il fuoco che spesso riempe i miei polmoni e mi impedisce di respirare. Il fuoco che so solo fomentare, e mai spegnere. <<A volte mi chiedo come facciamo ad essere fratelli. Lo hai visto anche tu, lui è tutto cuori e fiori, tutto un "abbracciamo il mondo e amiamolo per tutte le sue sfumature". In quarta elementare un bullo se la prese di brutto con lui, e ovviamente io lo picchiai per aver aggredito mio fratello. E vuoi sapere cos'ha fatto Luke? E' andato da lui, ha visto i suoi lividi, e per consolarlo gli ha dato un bacio sulla fronte e il suo lecca-lecca.>>

<<E il tizio come ha reagito?>>

<<Oh, gli ha sputato in faccia. E così l'ho picchiato di nuovo. E così Luke lo ha consolato di nuovo. Un cane che si morde la coda. Un circolo vizioso.>>

La custode di cuori {COMPLETA} (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora