Un piccolo cuore di fango (parte uno)

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<<Tu sei pazza!>>

<<Come, scusa? Credo di non averti sentito! Sai, le lucciole ronzano più di quanto mi aspettassi e coprono la tua voce!>>

Aaron annaspa dentro il lago, il suo solito sguardo inespressivo ha detto ciao ciao quando con il mio calcio l'ho buttato dentro il lago. Un'idea del momento troppo affascinante perché potessi resisterle, perciò sì, l'ho fatto. Come credo abbia capito l'intero universo, sono una persona che non tende a riflettere molto sulle conseguenze delle sue azioni. O forse, più che non rifletterci, tendo a fregarmene. <<Il cellulare era nella mia tasca!>>

<<Puoi addebitare i soldi a mio zio>> ridacchio. Mi accovaccio sul bordo del lago e continuo a guardarlo mentre galleggia. <<Sarà divertente.>>

<<Siamo quasi in inverno! Hai idea di quanto fredda sia l'acqua? Vuoi farmi venire una polmonite?>> Con un paio di mosse da nuotatore professionista mi raggiunge sul bordo e tossisce. <<E non dovresti essere così vicina, come fai a sapere che non mi vendicherò buttandoti in acqua a mia volta?>>

<<Oh, provaci, ma in quel caso sarà colpa tua se morirò, perché si dà il caso che io non sappia nuotare.>>

La notizia sembra sconvolgerlo al punto da far passare per un attimo l'ira nei suoi occhi. <<Siamo nel XXI secolo e ancora esistono persone che non sanno nuotare?>>

Avrei dovuto immaginarlo. Stoccafisso ha l'aria di uno che non riesce neanche a pensare alla possibilità che le persone attorno a lui non hanno avuto le sue stesse esperienze. Suppongo sia un lato ingenuo di sé stesso di cui è del tutto inconsapevole.

<<Ehi, porta rispetto per noi fragili umani che non abbiamo un buon rapporto con l'acqua. E vorrei precisare che non è che non sappia nuotare per mia scelta, ma che proprio non ho mai avuto la possibilità di imparare a farlo.>> Continuo a guardarlo dall'alto della mia imponenza, c'è un che di incredibilmente soddisfacente nel poterlo fissare mentre annaspa in acqua con la consapevolezza che sono stata io a farlo finire in questo stato. <<Non sono mai andata al mare.>>

Dalla sua reazione sembra che mi sia appena spuntata una seconda testa, vorrei scattare una foto per immortale questo momento che resterà nella storia: Aaron King, aka Stoccafisso, si sconvolge per la mia mancanza di vita turistica. <<Quando abitavamo ancora in un appartamento avevamo una vasca da bagno, da bambina ho provato a imparare lì a nuotare, ma non è stato facile, e poi ci siamo trasferiti in una roulotte, e lì siamo rimasti fino a poco fa.>>

<<Non riesco a credere che tu non sia mai andata al mare.>>

<<Non avevamo neanche i soldi per pagarci il dentista, secondo te potevamo permetterci di andare a svagarci in spiaggia?>> gli faccio notare, inarcando un sopracciglio. <<E comunque... ehi!>> Okay, credo di aver davvero sottovalutato Stoccafisso, non avrei pensato che il desiderio di vendetta avrebbe prevalso sulla sua etica e morale. Perciò rimango piuttosto sorpresa quando con una mano afferra la mia caviglia e mi trascina con sé in fondo agli abissi del lago.

L'acqua è ghiacciata. Molto più che ghiacciata, si congela. Vengo sommersa dalle piccole onde che si sono create col mio tuffo inaspettato, il respiro viene bloccato dall'ingresso dell'acqua nelle narici. Delle mani mi afferrano e mi fanno riemergere in superficie. Tossisco, aggrappandomi alle spalle solide di Aaron. Fantastico, dipendente emotivamente e fisicamente da lui. <<Okay...>> annaspo, mentre vengo travolta da altri colpi di tosse. <<Me l'hai fatta, non posso negarlo. Pensavo che con i tuoi valori non avresti mai trascinato una ragazza non nuotatrice in acqua. Evidentemente la vendetta ha prevalso sulla tua etica. Ti ho preso sotto gamba, fratello King scontroso e perennemente in stato di allerta.>>

La custode di cuori {COMPLETA} (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora