Prologo (7b)

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Non era facile lasciare le spiagge affollate di Miami, e questo Naomi lo sapeva fin troppo bene, abbandonare il caldo e le belle giornate rattristava tutti, soprattutto se si andava incontro alla spaventosa piovosità di Beacon Hills e alle sue stranezze.

Quando salì sull'autobus e diede al controllore il suo biglietto, dalle mani le caddero un sacco di cose, fra cui il suo pacchetto di patite che Naomi avrebbe sgranocchiato silenziosamente sul suo posto.

"Signorina sa che non è permesso mangiare sul mio autobus?" La richiamò il controllore, si alzò con l'indice gli occhiali marroni e poi guardò Naomi come se si aspettasse che lei le consegnasse le sue deliziose patatine alla paprika.

"Ma infatti non ho mangiato." Tagliò corto Naomi, poi se ne andò senza dare possibilità al controllore di rispondere.

Si accomodò sul suo sedile, infondo all'autobus, si infilò le cuffiette nelle orecchie e aprì il suo pacco di patatine, mentre dal finestrino vedeva Miami scivolarle addosso sotto le note di Perfect di Ed Sheeran.

La testa di Liam stava scoppiando, ormai erano giorni che lui e Theo erano in quella fogna di cella, c'era puzza di morto, di paura e di fogna, sembrava di attraversa per la prima volta i tunnel sotto Beacon Hills.

"...Baby, I'm dancing in the dark with you between my arms

Barefoot on the grass, listening to our favorite song

When you said you looked a mess, I whispered underneath my breath

But you heard it, darling, you look perfect tonight..." Theo canticchiava una canzone che aveva sentito passare in radio qualche volta, non sapeva quale fosse il titolo e nemmeno l'autore, ma era diventata quasi la sua storia quel ritornello che non gli usciva più dalla testa.

"Theo, quello è Ed She..." Lo chiamò sottovoce Liam, la voce graffiata, sentiva le pareti della sua gola graffiarsi venendo a contatto con l'aria. Sarebbe morto di sete se non avesse bevuto un goccio d'acqua. Il suo stomaco era completamente inesistente, non dava segni di vita da giorni, il colpo d'arma da fuoco che aveva al centro del petto non si era risanato e sentiva il proiettile penetrare sempre più affondo nei suoi polmoni e nella sua gabbia toracica.

"Liam non parlare." Lo incitò Theo, i due erano legati con delle manette e dei ganci posizionati per terra, Theo stava molto meglio rispetto a Liam, aveva ancora le forze per sopravvivere e per riuscire a non pensare che ben presto entrambi sarebbero morti.

"Ho bisogno d'acqu..." Liam si mangiò l'ultima lettera, sentiva la gola chiudersi e le sue corde vocali gonfiarsi, la pelle era secca e i capelli gli erano appiccicati alla fronte.

"Liam ti ho detto che starai morendo solo quando non sentirai più nulla, adesso zitto ti prego." Theo lo azzittì, teneva il battito cardiaco di Liam costantemente sotto controllo 24h su 24h, non lo perdeva un attimo di vista.

Theo non smetteva di pensare chi sarà stato questo "altro" con cui rinchiuderlo in cella, perché in quella fogna c'erano solo loro due agonizzanti, non c'era traccia alcuna di nessun altro lupo mannaro.

"Credi che ci tireranno fuori da qui?" Chiese Liam, aveva troppa voglia di parlare, aveva bisogno di sentirsi rassicurare da Theo, aveva bisogno che lui gli dicesse che non sarebbero morti.

"Spero di sì..." Pregò Theo guardando la piccola finestra che illuminava il pavimento lurido e appiccicoso.

"Sai Theo, non mi sento le gambe, per non parlare delle mani. E' come se fossi paralizzato, sto morendo, i polmoni non guariscono e la sete mi sta letteralmente uccidendo. Non ho fatto così tante cose, avrei voluto portare mia madre a Miami un giorno, oppure avrei voluto capire prima qualcosa in più di me, ora che tutto sta finendo mi sento così vuoto..." Liam sentì dei passi provenire nella loro direzione, un mazzo di chiavi girare intorno all'indice di un uomo sulla quarantina che veniva nella loro direzione, Theo si girò di scatto verso l'imponente porta di ferro e sentirono lo scatto della porta che si apriva, poi un soldato li squadrò.

"Ragazzi venite subito!" urlò riferendosi ad i suoi colleghi, quando i quattro furono sulla soglia della porta, quello che parve il generale, ordinò di slegare Theo e Liam e di portarli alle suddette " Sale di rianimazione."

"Non potresti analizzare le cartelle dell'FBI?" Chiese Lydia a Stiles, i due erano nella casetta sul lago di Lydia che aveva riacquistato dai vecchi proprietari.

Lydia portò a tavola due tazze fumanti di caffè accompagnate da biscotti fatti in casa da lei. Servì Stiles in pigiama e con la forma del cuscino stampata ancora in faccia.

"Ma come farei senza di te?" Disse Stiles non appena addentò uno dei biscotti che gli aveva passato Lydia, la quale si lasciò scappare un sorriso imbarazzato e le sue gote divennero di un leggero rosato.

"Comunque non credo che una matricola possa intrufolarsi in queste operazioni segrete - Stiles si ripulì gli angoli della bocca - o per lo meno, a me non darebbero possibilità di fare nulla." Stiles posò la tazza fumante di caffè sul tavolo dopo essere sussultato quando il caffè bollente gli aveva bruciato la punta della lingua.

"Ma sicuro che non ci possa essere nulla da fare? Tu sei l'unico vicino all'FBI qua, insomma sei la nostra unica speranza." Lydia bevve l'ultimo sorso del suo caffè latte.

"Lo so, ma sai è difficile affidare operazioni segrete ad una matricola, figuriamoci ad una goffa come me. E poi credo che questa operazione non riguardi unicamente l' FBI, altrimenti sarebbe già diventato oggetto di scoop a Quantico." Stiles si guardò la maglietta di pigiama che si era macchiato di caffè e imprecò silenziosamente, beccandosi uno sguardo fulmineo da parte di Lydia.

"E se l' FBI non collabora da sola con chi dovrebbe farlo?" Chiese Lydia mentre sparecchiava e metteva le stoviglie nel lavello.

"Beh non saprei, forse collabora con qualche compagnia che finanzia l'operazione, lo Stato non potrebbe imbattersi in queste atrocità soprattutto ora che viviamo in un'epoca pacifista." Stiles aggrottò la fronte, leggermente sconfitto non potendo essere d'aiuto come lui voleva.

"Non potremmo attuare nessun tipo di piano? Insomma siamo creature sovrannaturali sfuggite a cose peggiori, giusto?" Lydia si legò alla vita il grembiule e versò del sapone per i piatti su una spugna rosa, Stiles si alzò dalla sedia e si sdraiò sul divano accendendo la televisione.

"Beh questo è ovvio, ma temo che stavolta sia tutto più controllato, c'è una potenza com..." Poi Stiles si interruppe di botto mentre faceva zapping, si imbatté in un telegiornale locale, alzò il volume e chiamò immediatamente Lydia.

"Un ennesimo attacco animale, ma siamo sicuri che si tratti ancora di animali e non di lupi mannari?" La giornalista stava facendo un servizio in una piccola cittadina montana dispersa nello Stato di Washington.

"Ormai siamo tutti a conoscenza dell'esistenza di questi uomini-bestie, perché la polizia camuffa ancora tutto? Andiamo a vedere cosa ne pensa la gente del posto."

"E' un'assurdità..." Sussurrò Lydia, Stiles strabuzzò quando ascoltò il servizio che andava in quel momento in TV.

"Lydia chiama Scott, la situazione si sta facendo più seria del previsto." -

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Spazio autrice

Eccoci di nuovo qua! 

Finalmente sono tornata con il prologo della 7B di Teen Wolf.

Tenevo a ricordare che la trama che avete letto finora e che leggerete è tutto frutto della mia mente, nulla di scopiazzato.

Spero che il prologo vi sia piaciuto, rimanete sintonizzati per sapere come proseguirà la storia! 

_Xxx

Teen Wolf. Nowhere you are safe. Runaway.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora