I - Fallen*

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FALLEN, IMAGINE DRAGONS

"Just like a candle in the wind"

10 maggio, North Cove

Uscendo di casa, quella mattina, di certo non mi sarei aspettata di venire catapultata in un universo parallelo popolato da incubi e cacciatori di mostri, ma non si può sapere sempre tutto, quindi mi chiusi la porta alle spalle senza particolari preoccupazioni per l'immediato futuro; tranne forse aspettare Ellie per il nostro appuntamento, sotto la pioggia scrosciante di inizio maggio. Naturalmente non mi portai dietro un ombrello – li detestavo in maniera quasi viscerale – e presto i capelli si incollarono alla nuca, i vestiti sempre più freddi e pesanti.

Mi affrettai verso l'edificio ingrigito della biblioteca pubblica di North Cove, "ridente" cittadina dimenticata persino da Dio, con le mani in tasca e il passo affrettato.

Per una qualche sorta di miracolo, Ellie era già lì, il cappuccio dell'impermeabile rosa ben calato in testa e l'espressione pensierosa sui tratti ancora giovani del suo viso ovale.

«Chi è la ritardataria, ora?» mi rimbeccò, non appena la raggiunsi davanti al cancello serrato – e particolarmente arrugginito – della biblioteca. Era domenica e nei fine settimana quel lucchetto non sarebbe stato aperto nemmeno se si fosse trattato di un'emergenza mondiale; gli abitanti di North Cove non erano grandi amanti della conoscenza.

«Sei tu in anticipo, non vale!» replicai, fermandomi davanti a lei, la mia attaccabrighe preferita. Eravamo diventate amiche proprio grazie a un litigio, più di dieci anni prima. Non ricordavo più di cosa si trattasse, probabilmente io le avevo rubato un giocattolo durante l'intervallo in cortile o viceversa, ma ero incredibilmente grata a quel bisticcio infantile. Anche se non lo avrei mai ammesso ad alta voce.

«Tu sei sempre in anticipo.» la sentii borbottare, le sopracciglia aggrottate in maniera quasi comica sugli occhi nocciola.

«Tu sei sempre in ritardo. – le feci il verso, guadagnandomi un'occhiata storta in risposta. – Almeno ora sai cosa si prova ad aspettare.»

«Già, e fa schifo, lasciamelo dire.» commentò con un sospiro drammatico, soffiandosi lontano dal viso una ciocca di capelli biondo cenere, ben riparati dalla stoffa cerata dell'impermeabile. Avrei dovuto indossarne uno anch'io, ma non ero stata altrettanto previdente e ora ero praticamente fradicia da capo a piedi.

«Ottimo, almeno ci ripensi prima di impiegare tutto quel tempo per prepararti.»

«Devo mostrarmi al meglio a questo cavolo di mondo.» proclamò, facendoci scoppiare entrambe a ridere.

«Sei qui da molto?» non potei fare a meno di chiedere dopo un po', sentendomi in colpa.

«Nah. Qualche minuto.» minimizzò, prima di squadrarmi con uno sbuffo pesante, quasi esasperata.

«Hai intenzione di beccarti una polmonite? Proprio ora che sei in vacanza?» chiese retorica e io mi limitai ad alzare una spalla, un poco infreddolita.

«Andiamo a berci questa cioccolata calda o no?» domandai poi, con una certa urgenza. Stare sotto l'acqua gelata iniziava a farsi insopportabile, sentivo il gelo scorrermi fin sotto i vestiti.

«Come al solito ti prenderai solo un tè, quindi perché scomodarci tanto a uscire? Potevamo trovarci a casa mia e prepararcelo da sole.»

«Non lo so, ho questa sensazione...» lasciai cadere il discorso con una scrollata di spalle e lei non aggiunse altro.

» lasciai cadere il discorso con una scrollata di spalle e lei non aggiunse altro

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